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DICERIE - Aspettando l'Alba
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DICERIE - Aspettando l'Alba
Porto di Seawolk
”Ehi, vedi anche tu le bandiere di quelle navi all'orizzonte?”
”Si, quella dell'ammiraglia soprattutto. Sono tornati.”
“Svelto, io accendo il braciere, tu corri a chiamare il messaggero! Che faccia partire subito la barca più veloce che abbiamo verso Punta del Drago! Vorranno essere avvisati tutti il prima possibile!”
“Secondo te come è andata? Avranno avuto successo?”
Cronache di bordo, rotta di ritorno, settembre 1318
"Ci trovavamo a un terzo della rotta tra Mu e Punta del Drago, all'altezza delle piccole isole gemelle chiamate Baie della Discordia. La tempesta arrivò, con breve e inutile preavviso.
"Nubi nere si levarono dall'orizzonte, marciando imponenti dall'occidente; quando occuparono metà del cielo, si sollevò un vento freddo, umido di sventura. Le campane delle navi cominciarono a suonare all'impazzata. La flotta si allargò sui marosi che montavano di collera, per evitare di infrangersi accidentalmente fra loro. Esplose una pioggia sferzante. Non vi era più distinzione tra cielo e mare, un confine ormai diagonale, smarrito tra gli spruzzi dei flutti e le raffiche nebbiose. I marinai si affannavano urlando sui pontili, invisibili tra le bordate d'acqua accecante, sulle corde tese e gocciolanti, in mezzo alle vele imbizzarrite. I nostromi incastrarono i timoni e vi si abbarbicarono con le mani indurite, pregando i Tre per mantenere la rotta, e i legni della nave per non cedere alla rabbia della natura.
"Quando la furia si placò e le nuvole abbandonarono torve la scena, senza voltarsi indietro, fu il triste momento di contare i danni. Quasi un terzo della flotta arrancava con pesanti ferite strutturali, sostenuta solo dal vigore del suo equipaggio, e un altro terzo non aveva più vele degne di tale nome. Una sola nave mancava all'appello: il galeone di Lord Vilmor Ronuà. Scomparso senza lasciare traccia, così riferirono le scialuppe inviate in esplorazione: difficilmente rapito dal fortunale, più probabilmente inghiottito dalle onde.
"La notizia corse rapidamente, tra fremiti di ansia e cordoglio, insieme con la vera domanda: a chi sarebbe toccato l'onere di comunicare alla Duchessa anche la scomparsa del fratello oltre a quella del marito?"
8 Ottobre, nave della Congrega
La nave oscillava lentamente mentre il Primo Elementalista studiava una cartina sul tavolo della sua cabina, seduto sul suo pesante scranno
"Uhm. Proteggere la prigione... Mi servirebbe un esercito, ma con che scusa convinco papà a darmene uno da mandare in quel buco maledetto…?"
Lord Zeno saltò in piedi, colto da un’illuminazione e chiamò subito il suo accompagnatore
"La torre del demone è proprietà di qualche casata?"
L’uomo parve pensarci sopra qualche secondo, per poi scuotere il capo
"... No, mio Lord. Nessuno ha rivendicato come suo quel luogo infernale ed è quindi al di fuori di qualunque giurisdizione."
"Non più"
Ottobre inoltrato, Palazzo ducale
Il Palazzo ducale era splendente come quando lo aveva lasciato ma il rampollo non riusciva a bearsene questa volta. Camminava con passo spedito, mentre i servitori gli aprivano le porte e lo annunciavano.
Giunto alla stanza designata chinò il capo in omaggio alla sua Duchessa.
"Oh guarda Regina, è arrivato Zeno. Venite Lord, vi presento l'erede Nordrake"
Zeno si avvicinò alla culla e riconobbe immediatamente i tratti del suo migliore amico nella bambina che stava di fronte a lui.
"E' splendida, degna dei suoi genitori."
"Già, ha preso il meglio di entrambi. Ma adesso ditemi ciò che già so. Perchè vedo Voi e non mio marito?"
Il terzogenito Flambèr fece un lungo respiro, anche una stupida avrebbe capito e Ludovica Ronuà era tra le donne più argute che avesse conosciuto.
"Ha vinto, completamente. Ha salvato il suo... il nostro Ducato. Ed ha pagato con la vita. Non siamo riusciti nemmeno a recuperarne il corpo da tanto cruenta è stata la battaglia. Ma ha vinto, ed è tutto ciò che importa."
"Capisco."
Gli occhi della duchessa erano lucidi come quelli del messaggero, ma il sangue blu non concede certe libertà e così lo stregone eseguì ciò che aveva pianificato, fece un ulteriore inchino ed un passo indietro.
"Aspetterò nella stanza affianco tutto il tempo che vorrai, ero suo amico ed ho un ultimo regalo per lui."
Lo stesso giorno, qualche ora dopo.
La duchessa era bellissima come sempre, si era cambiata e profumava di incensi ed essenze esotiche. Il viso era nuovamente austero come ci si aspetta da una regnante ed il suo passo talmente leggero da far sembrare che levitasse sul pavimento di marmo pregiato, mentre si avvicinava all'amico del marito.
"Vi ringrazio per la pazienza, adesso ditemi. Cosa volete regalargli adesso che è solo un ricordo?"
"Un'ultima conquista, un mausoleo eterno che testimoni la sua grandezza. Voglio prendere possesso della città che un tempo fu una prigione e in cui lui ha superato perfino Eisen, e farne un'enclave che porterà il suo nome. Annetterò quel territorio maledetto al Marchesato delle Fiamme e lo farò ricordare come Saint Faust de la Flamme. Se la Duchessa ed il Vicario me lo permetteranno, ovviamente."
In ogni città, su tutte le bacheche pubbliche, vengono appese delle pergamene
“Alla Duchessa
Alle Organizzazioni
Ai Marchesi
Ai Nobili
Al Popolo Ducale tutto
Viene comunicato quanto segue:
A seguito dei fatti avvenuti nei territori di Mu, atti alla liberazione dal giogo del male derivato dal Demone visto nei territori del nostro glorioso Ducato, il nostro beneamato Duca Faust Nordrake è caduto in battaglia, durante le operazioni di imprigionamento del Demone sopra citato.
Il suo gesto ha permesso al Gruppo Congiunto d’Intervento di sigillare il Demone e salvare il Ducato.
L’azione eroica del nostro Duca, e del Gruppo Congiunto, sua volontà, rimarrà per sempre impressa in memoria imperitura.
Viva il Duca Faust Nordrake, Viva il Gruppo Congiunto d’Intervento, Viva gli Eroi del Ducato.
A testimonianza
Jasper - Storico Ufficiale del Casato Nordrake e Bardo di Corte”
Pinnacolo dell'Essenza, Studio del Sommo
La stanza era perfettamente in ordine. Libri, documenti e piccoli oggetti magici erano stati completamente sgomberati dalla scrivania e riposti sui loro ripiani. Per la prima volta dopo anni, la stanza sembrava veramente spoglia e fredda. Pronta per accogliere un nuovo ospite. O per dare l'addio a quello vecchio. Tharok sospirò, scuotendo il capo e raccoliendo il vecchio bastone nodoso appoggiato al muro. Un deciso bussare alla porta lo scosse dai suoi pensieri.
“Avanti…”
La porta si aprì con decisione. Sulla soglia, una giovane donna si stagliava alla luce del tramonto. Vestiva in una lunga tunica grigia, semplice, e sebbene a vederla da lontano potesse sembrare umana, chiunque si fosse avvicinato abbastanza avrebbe notato una folta chioma di foglie e fiori al posto dei capelli, la pelle dello stesso colore delle gemme appena nate sugli alberi, e gli occhi azzurri come gocce di rugiada.
“Ser Evocatore.. Sono lieto tu sia venuto.”
“Tharok. Ce ne hai messo di tempo prima di chiamarmi.”
Stanze private del Pollice Rosso
“Selina, cortesemente, manda una missiva al Monsignore Maximilium Arientius, che risiede ora nelle terre Jerfer Lar alla Scuola di istruzione Primaria Dieter Von Richter.”
“Mia lady, cosa devo riportare nella lettera?”
“Convocalo alla Cattedrale di Ferro. E’ ora che queste accuse a uno dei suoi adepti lexiti sulla corruzione vengano dipanate e giudicate, se serve. E in fretta, non è una questione su cui intendo soffermarmi troppo a lungo”
“Si, Lady Cassandra, sarà fatto”
La Fonderia, salone principale
“Ohi Rob! Ma fai ancora avanti e indietro? Avrai portato qualcosa come una sessantina di boccali di birra!”
“Ma scherzi? Da quando sono tornati quelli dell’Impresa il Patto sta festeggiando. Bevono come delle spugne quelli, assurdo!”
“Ah festeggiano? Ma sanno della morte di Mastro Argethiel?”
“Ah, quel povero elfo. Mai avrei pensato che una malattia se lo prendesse, era una brava persona. Certo che i Coboldi di medicina pare capiscano decisamente poco se non si tratta della loro razza eh?”
“Bah… Comunque nel Patto le cose non stanno mai ferme, hai sentito di quello che è successo al Consiglio?”
“Parli della promozione della Lady Yer come quinto grado e poi come Capo Organizzazione?”
“Beh ne parlano tutti! Il Consiglio ha votato per lei all’unanimità, anche se la cosa mi spaventa”
“E perchè mai?”
“Il Capo è ora un soldato. Mai abbiamo avuto un Legionario in quella posizione… Se hanno deciso di prendere lei ci sarà un motivo!”
“E quelli dell’Impresa? I tre capigruppo che dicono?”
“Il nobilotto sembra catatonico, il marinaio pare che abbia perso il sorriso per mare, mentre l’artigiana festeggia e brinda alla Yer. Di sicuro non capisco cosa stia succedendo lì dentro… Forse hanno sentito pure loro che persino il Coboldo ha applaudito, quando l’elezione si è conclusa…”
”Ehi, vedi anche tu le bandiere di quelle navi all'orizzonte?”
”Si, quella dell'ammiraglia soprattutto. Sono tornati.”
“Svelto, io accendo il braciere, tu corri a chiamare il messaggero! Che faccia partire subito la barca più veloce che abbiamo verso Punta del Drago! Vorranno essere avvisati tutti il prima possibile!”
“Secondo te come è andata? Avranno avuto successo?”
Cronache di bordo, rotta di ritorno, settembre 1318
"Ci trovavamo a un terzo della rotta tra Mu e Punta del Drago, all'altezza delle piccole isole gemelle chiamate Baie della Discordia. La tempesta arrivò, con breve e inutile preavviso.
"Nubi nere si levarono dall'orizzonte, marciando imponenti dall'occidente; quando occuparono metà del cielo, si sollevò un vento freddo, umido di sventura. Le campane delle navi cominciarono a suonare all'impazzata. La flotta si allargò sui marosi che montavano di collera, per evitare di infrangersi accidentalmente fra loro. Esplose una pioggia sferzante. Non vi era più distinzione tra cielo e mare, un confine ormai diagonale, smarrito tra gli spruzzi dei flutti e le raffiche nebbiose. I marinai si affannavano urlando sui pontili, invisibili tra le bordate d'acqua accecante, sulle corde tese e gocciolanti, in mezzo alle vele imbizzarrite. I nostromi incastrarono i timoni e vi si abbarbicarono con le mani indurite, pregando i Tre per mantenere la rotta, e i legni della nave per non cedere alla rabbia della natura.
"Quando la furia si placò e le nuvole abbandonarono torve la scena, senza voltarsi indietro, fu il triste momento di contare i danni. Quasi un terzo della flotta arrancava con pesanti ferite strutturali, sostenuta solo dal vigore del suo equipaggio, e un altro terzo non aveva più vele degne di tale nome. Una sola nave mancava all'appello: il galeone di Lord Vilmor Ronuà. Scomparso senza lasciare traccia, così riferirono le scialuppe inviate in esplorazione: difficilmente rapito dal fortunale, più probabilmente inghiottito dalle onde.
"La notizia corse rapidamente, tra fremiti di ansia e cordoglio, insieme con la vera domanda: a chi sarebbe toccato l'onere di comunicare alla Duchessa anche la scomparsa del fratello oltre a quella del marito?"
8 Ottobre, nave della Congrega
La nave oscillava lentamente mentre il Primo Elementalista studiava una cartina sul tavolo della sua cabina, seduto sul suo pesante scranno
"Uhm. Proteggere la prigione... Mi servirebbe un esercito, ma con che scusa convinco papà a darmene uno da mandare in quel buco maledetto…?"
Lord Zeno saltò in piedi, colto da un’illuminazione e chiamò subito il suo accompagnatore
"La torre del demone è proprietà di qualche casata?"
L’uomo parve pensarci sopra qualche secondo, per poi scuotere il capo
"... No, mio Lord. Nessuno ha rivendicato come suo quel luogo infernale ed è quindi al di fuori di qualunque giurisdizione."
"Non più"
Ottobre inoltrato, Palazzo ducale
Il Palazzo ducale era splendente come quando lo aveva lasciato ma il rampollo non riusciva a bearsene questa volta. Camminava con passo spedito, mentre i servitori gli aprivano le porte e lo annunciavano.
Giunto alla stanza designata chinò il capo in omaggio alla sua Duchessa.
"Oh guarda Regina, è arrivato Zeno. Venite Lord, vi presento l'erede Nordrake"
Zeno si avvicinò alla culla e riconobbe immediatamente i tratti del suo migliore amico nella bambina che stava di fronte a lui.
"E' splendida, degna dei suoi genitori."
"Già, ha preso il meglio di entrambi. Ma adesso ditemi ciò che già so. Perchè vedo Voi e non mio marito?"
Il terzogenito Flambèr fece un lungo respiro, anche una stupida avrebbe capito e Ludovica Ronuà era tra le donne più argute che avesse conosciuto.
"Ha vinto, completamente. Ha salvato il suo... il nostro Ducato. Ed ha pagato con la vita. Non siamo riusciti nemmeno a recuperarne il corpo da tanto cruenta è stata la battaglia. Ma ha vinto, ed è tutto ciò che importa."
"Capisco."
Gli occhi della duchessa erano lucidi come quelli del messaggero, ma il sangue blu non concede certe libertà e così lo stregone eseguì ciò che aveva pianificato, fece un ulteriore inchino ed un passo indietro.
"Aspetterò nella stanza affianco tutto il tempo che vorrai, ero suo amico ed ho un ultimo regalo per lui."
Lo stesso giorno, qualche ora dopo.
La duchessa era bellissima come sempre, si era cambiata e profumava di incensi ed essenze esotiche. Il viso era nuovamente austero come ci si aspetta da una regnante ed il suo passo talmente leggero da far sembrare che levitasse sul pavimento di marmo pregiato, mentre si avvicinava all'amico del marito.
"Vi ringrazio per la pazienza, adesso ditemi. Cosa volete regalargli adesso che è solo un ricordo?"
"Un'ultima conquista, un mausoleo eterno che testimoni la sua grandezza. Voglio prendere possesso della città che un tempo fu una prigione e in cui lui ha superato perfino Eisen, e farne un'enclave che porterà il suo nome. Annetterò quel territorio maledetto al Marchesato delle Fiamme e lo farò ricordare come Saint Faust de la Flamme. Se la Duchessa ed il Vicario me lo permetteranno, ovviamente."
In ogni città, su tutte le bacheche pubbliche, vengono appese delle pergamene
“Alla Duchessa
Alle Organizzazioni
Ai Marchesi
Ai Nobili
Al Popolo Ducale tutto
Viene comunicato quanto segue:
A seguito dei fatti avvenuti nei territori di Mu, atti alla liberazione dal giogo del male derivato dal Demone visto nei territori del nostro glorioso Ducato, il nostro beneamato Duca Faust Nordrake è caduto in battaglia, durante le operazioni di imprigionamento del Demone sopra citato.
Il suo gesto ha permesso al Gruppo Congiunto d’Intervento di sigillare il Demone e salvare il Ducato.
L’azione eroica del nostro Duca, e del Gruppo Congiunto, sua volontà, rimarrà per sempre impressa in memoria imperitura.
Viva il Duca Faust Nordrake, Viva il Gruppo Congiunto d’Intervento, Viva gli Eroi del Ducato.
A testimonianza
Jasper - Storico Ufficiale del Casato Nordrake e Bardo di Corte”
Pinnacolo dell'Essenza, Studio del Sommo
La stanza era perfettamente in ordine. Libri, documenti e piccoli oggetti magici erano stati completamente sgomberati dalla scrivania e riposti sui loro ripiani. Per la prima volta dopo anni, la stanza sembrava veramente spoglia e fredda. Pronta per accogliere un nuovo ospite. O per dare l'addio a quello vecchio. Tharok sospirò, scuotendo il capo e raccoliendo il vecchio bastone nodoso appoggiato al muro. Un deciso bussare alla porta lo scosse dai suoi pensieri.
“Avanti…”
La porta si aprì con decisione. Sulla soglia, una giovane donna si stagliava alla luce del tramonto. Vestiva in una lunga tunica grigia, semplice, e sebbene a vederla da lontano potesse sembrare umana, chiunque si fosse avvicinato abbastanza avrebbe notato una folta chioma di foglie e fiori al posto dei capelli, la pelle dello stesso colore delle gemme appena nate sugli alberi, e gli occhi azzurri come gocce di rugiada.
“Ser Evocatore.. Sono lieto tu sia venuto.”
“Tharok. Ce ne hai messo di tempo prima di chiamarmi.”
Stanze private del Pollice Rosso
“Selina, cortesemente, manda una missiva al Monsignore Maximilium Arientius, che risiede ora nelle terre Jerfer Lar alla Scuola di istruzione Primaria Dieter Von Richter.”
“Mia lady, cosa devo riportare nella lettera?”
“Convocalo alla Cattedrale di Ferro. E’ ora che queste accuse a uno dei suoi adepti lexiti sulla corruzione vengano dipanate e giudicate, se serve. E in fretta, non è una questione su cui intendo soffermarmi troppo a lungo”
“Si, Lady Cassandra, sarà fatto”
La Fonderia, salone principale
“Ohi Rob! Ma fai ancora avanti e indietro? Avrai portato qualcosa come una sessantina di boccali di birra!”
“Ma scherzi? Da quando sono tornati quelli dell’Impresa il Patto sta festeggiando. Bevono come delle spugne quelli, assurdo!”
“Ah festeggiano? Ma sanno della morte di Mastro Argethiel?”
“Ah, quel povero elfo. Mai avrei pensato che una malattia se lo prendesse, era una brava persona. Certo che i Coboldi di medicina pare capiscano decisamente poco se non si tratta della loro razza eh?”
“Bah… Comunque nel Patto le cose non stanno mai ferme, hai sentito di quello che è successo al Consiglio?”
“Parli della promozione della Lady Yer come quinto grado e poi come Capo Organizzazione?”
“Beh ne parlano tutti! Il Consiglio ha votato per lei all’unanimità, anche se la cosa mi spaventa”
“E perchè mai?”
“Il Capo è ora un soldato. Mai abbiamo avuto un Legionario in quella posizione… Se hanno deciso di prendere lei ci sarà un motivo!”
“E quelli dell’Impresa? I tre capigruppo che dicono?”
“Il nobilotto sembra catatonico, il marinaio pare che abbia perso il sorriso per mare, mentre l’artigiana festeggia e brinda alla Yer. Di sicuro non capisco cosa stia succedendo lì dentro… Forse hanno sentito pure loro che persino il Coboldo ha applaudito, quando l’elezione si è conclusa…”
Medea- Messaggi : 212
Data d'iscrizione : 21.01.17
Età : 34
Località : Soave
Foglio GDR
I miei personaggi: Druilia Yer, Legione Dorata - Malìa, barda itinerante - L'Evocatore, cavaliere del Dardo di Cobalto - Nebra, sciamana dei Warfer
Re: DICERIE - Aspettando l'Alba
17 Ottobre, su tutte le bacheche ducali viene affissa una pergamena
"Per editto ducale si comunica alla popolazione tutta che in onore del compianto Duca Faust Nordrake, eroe del Ducato, il territorio precedentemente conosciuto come "Prigione dell'Arcidemone" nel continente di Mu viene ora ufficialmente annesso al Marchesato delle Fiamme e verrà così rinominato Saint-Faust de la Flamme"
In una piccola e malconcia taverna a Punta del Drago
Un gruppo di persone ammantate entrò, riunendosi attorno a un tavolo, ordinando da bere.
Si rivolsero all'uomo a capo tavola
"Signore, eccoci di ritorno dalla missione, signore"
"Ebbene? Cosa avete scoperto?"
"Beh, vi è qualcosa di strano... In ogni Monito si può intravedere una figura, quello di un mendicante, ognuna identica all'altra, stesso vestiario, stessa corporatura..."
"Com'è possibile questo? E non ce ne siamo mai resi conto?!" l'uomo rimuginò a lungo, portandosi la mano al mento
"Accidenti e ora come posso trovare ciò che mi serve?"
"Ho un'altra informazione, forse... Uno di loro non puzzava di strada, ma di pulito, e la cosa era davvero insolita!"
"E' lui! Ditemi dove si trova!"
Torhan per le Vie della città
"Quindi... Il Duca è morto..."
"Lunga vita al Duca!"
"Si... Lunga vita... E ora come siamo messi? Chi c'è sul trono?"
"Beh, spetterebbe a sua figlia, Regina Nordrake. Ma essendo appena nata, molto probabilmente Lady Ludovica Ronuà Nordrake resterà Duchessa fino a che la bambina non sarà dell'età giusta."
"Ah ecco.. Siamo apposto allora."
"Non ti seguo."
"Beh.. La Lady, quando era Patrizia qui, non si è priopriamente comportata... in modo integerrimo, sai? E soprattutto è una Ronuà. Si sa che quelli sono loschi..."
"Bada a come parli. Ti ricordo che i Ronuà sono il Casato che da solo mantiene i commerci e le tratte con i Regni esterni al Ducato. Nonchè tutti i vari rapporti diplomatici. E finanziano il Patto che invece mantiene i commerci interni. Quindi praticamente è grazie a loro se porti a casa il pane e se gentaglia da Salman o simili non ci invade. Poi è chiaro che sono "gli Squali". Hai mai visto un mercante timido e pacato avere successo?"
Punta del Drago, Sala d’Addestramento dei cavalieri del Ferro Scarlatto
“Bohr, fermati. Smettila di distruggere questo posto e di spaventare i cadetti.”
“Gggraaaaw!”
“Bohr. Adesso basta.”
“Spostati Bastion!”
“E’ inutile, sai che l’unica cosa che non riesci a distruggere è il mio scudo.”
“Faust è morto, Enzo è morto, Tarabas è sparito da disonorevole e noi eravamo qui a fare le signorine!”
“No, stavamo proteggendo la famiglia di Faust. Sia la figlia che la sorella. Avevamo il nostro compito.”
“Mi sono rotto il cazzo dei compiti che mi vengono assegnati, finiscono male, sempre. D’ora in avanti nessuno potrà avvicinarsi a Regina Nordrake senza il mio consenso.”
“Ricordati che c’è Lady Livia da difendere, non dimenticarlo.”
Alla Frontiera, in una taverna
"Queste ultime voci non mi piacciono molto."
"Che intendi, amico mio?"
"Pare che la Famiglia Stein abbia preso contatti con la Duchessa e suo zio, e che le cose non siano andate proprio benissimo."
"Stiamo parlando di Livia Nordrake immagino."
"Immagini bene. C'era da aspettarselo, ma il fatto che si stiano creando questi attriti così presto mi lascia abbastanza depresso."
"Vuoi la mia opinione in tutta onestà? Non so come funzioni a livello nobiliare, ma vedere Lord Rufus Stein e consorte sul trono mi porterebbe non poca gioia. Gli Stein sono da sempre stati corretti e di sani principi. E soprattutto sono sempre stati molto terra terra e vicini ai bisogni dei loro sudditi, discendendo dal Generale Eisen e non da nobilotti già fatti e finite come gli altri. Sono stati sempre i primi a mettere in campo i loro uomini quando c'era da proteggere il Ducato ed i suoi cittadini."
"Si, ma sono anche quelli che continuano a beccarsi con i tribali per questioni di territorio... Te la ricordi la storia infinita del fiume Gleann?"
"A proposito di quell fiume. Hai sentito le ultime?"
Nella sede della Catena d'Argento, Torhan
"Comandante!"
"Riposo. Sono oberata di lavoro, avevo chiesto di non essere disturbata."
"Un nano è alla porta e chiede di conferire con voi."
"Un nano. Bene. Si è degnato di presentarsi?"
"Si mia signora dice di appartenere alla Somma Accademia"
"Fallo passare."
"Buongiorno, mia cara amica..."
"Non sono vostra amica, ma accomodatevi. Vi conosco. Dubito che siate qui per mettere tasse al mio Ordine, vero?"
"No, non è di questo che dobbiamo parlare ma di una cosuccia di poco conto..."
Gravenhold, ufficio del capitano delle guardie
"Quanti altri avvistamenti?"
"Altre tre segnalazioni di manipoli di orchi dai possibili intenti ostili ai confini della foresta. Non si sono avvicinati a nessun villaggio od accampamento, nè hanno cercato confronto con la squadriglia dell'Occhio e la Spada della zona. Viene però confermato il sospetto sulle loro intenzioni su questo lato del fiume, nonchè l'avvistamento dello stendardo del Casato Hierko in almeno un'altra occasione rispetto alla precedente."
"Lord Alsivdr Hierko ha risposto al nostro messaggero?"
"L'uomo è tornato poco fa. Ha riferito di essere stato preso dal Lord stesso e scaraventato fuori dalla porta, accompagnato dalla frase, cito testualmente: Non ho idea di chi siano. Non venite a seccarmi se non sapete proteggere i vostri confini"
"...D'accordo. Fai spedire questa lettera a Cor Fidelis."
Lungo il percorso verso Raaka, una notte fredda
Un carro scoperto attraversava la strada circondata dalla folta vegetazione, illuminata dalla luna di ottobre.
Sul retro un orco a capo chino, le mani e i piedi incatenati al fondo del carro, silente.
“Solo in due per scortare un prigioniero sino alle terre tribali… O ci sopravvalutano o ritengono questo qui un prigioniero di poco conto.”
“Tu pensa a guidare i cavalli, l’orco lo tengo d’occhio io”
La conversazione delle due guardie venne interrotta quando avvistarono due figure vestita di nero a il volto coperto. Una di loro aveva una folta barba, e si trovavano in mezzo alla strada.
Entrambe si inchinarono alle guardie quando queste fermarono il carro, domandando diffidenti
“Che volete? Levatevi dalla strada”
“Ah, miei signori, temo proprio di non poterlo fare. Vedete, una mia cara amica ha un diritto di prelazione su ciò che state trasportando…”
“C-cosa? Fatevi da parte se non volete che vi tagliamo la gola!”
“Oh, peccato, risposta sbagliata” sogghignò la figura barbuta.
In quel momento il carro tremò. La fiancata destra venne sollevata di colpo da un’altra figura vestita di nero, la pelle verde ben visibile alla luce della luna, e le guardie caddero a terra per la sorpresa, mentre l’orco si tenne stretto per non finire a terra. L’orchessa corse verso di loro, afferrandoli per la collottola e lanciandoli contro gli alberi più vicini, facendoli svenire per il colpo. L’orco alzò lo sguardo, agitato e mostrando le zanne, quando le tre figure mascherate si avvicinarono a lui.
L’orchessa sorrise “Damien, ti ho trovato” e si tolse la maschera, mostrando il proprio volto all’amico.
“Non ci credo! Sei proprio tu…!” l’orchessa lo zittì con la mano
“Shh, non si sa mai chi è all’ascolto.” Aiutandolo a liberarsi dalle catene, volse lo sguardo all’uomo barbuto e al compagno, annuendo “Signor S, Signor M, grazie dell’aiuto. Da qui in poi ci penso io. Andate e restate al sicuro”. L’orchessa si rimise la maschera, afferrando per la mano Damien e mettendosi a correre velocemente nel bosco, portandoselo dietro. I Signori fecero un altro inchino.
Il Signor S mormorò, mentre si allontanavano a loro volta, al suo accompagnatore
"Questa volta l'abbiamo fatto come volevi tu, dalla prossima, si fa a modo mio..."
Messaggio alle Organizzazioni
"Io, Lady Cassandra Cassandra, Prima del Mio Nome, Contessa dell'Alba e Pollice Rosso della Chiesa della Sacra Mano,
Saluto voi appartenenti al Gruppo Congiunto e vi offro le mie più sincere congratulazioni per le vittorie riportate nelle terre d'Oltremare.
Vi comunico con questa il mio desiderio di incontrarvi, e pertanto vi invito nel mio feudo di Gravenhold, presso la mia dimora fluviale di Acquesparte, ad una settimana da oggi. Richiedo il Vostro aiuto ed il Vostro supporto per risolvere il mistero dei recenti avvistamenti di militi tribali entro i miei territori.
Verrete accolti con tutti gli onori, e sarete miei ospiti per il tempo necessario a dirimere la questione.
Vi rendo noto inoltre, che un simile invito è stato spedito ai Marchesi ed alle Casate Nobili tutte. Ora più che mai, ritengo sia necessario incontrarsi faccia a faccia ed appianare qualsiasi screzio o dubbio stia nascendo in questo clima difficile.
Risplenda in Voi la Grazia, e che I tre Vi accompagnino."
"Per editto ducale si comunica alla popolazione tutta che in onore del compianto Duca Faust Nordrake, eroe del Ducato, il territorio precedentemente conosciuto come "Prigione dell'Arcidemone" nel continente di Mu viene ora ufficialmente annesso al Marchesato delle Fiamme e verrà così rinominato Saint-Faust de la Flamme"
In una piccola e malconcia taverna a Punta del Drago
Un gruppo di persone ammantate entrò, riunendosi attorno a un tavolo, ordinando da bere.
Si rivolsero all'uomo a capo tavola
"Signore, eccoci di ritorno dalla missione, signore"
"Ebbene? Cosa avete scoperto?"
"Beh, vi è qualcosa di strano... In ogni Monito si può intravedere una figura, quello di un mendicante, ognuna identica all'altra, stesso vestiario, stessa corporatura..."
"Com'è possibile questo? E non ce ne siamo mai resi conto?!" l'uomo rimuginò a lungo, portandosi la mano al mento
"Accidenti e ora come posso trovare ciò che mi serve?"
"Ho un'altra informazione, forse... Uno di loro non puzzava di strada, ma di pulito, e la cosa era davvero insolita!"
"E' lui! Ditemi dove si trova!"
Torhan per le Vie della città
"Quindi... Il Duca è morto..."
"Lunga vita al Duca!"
"Si... Lunga vita... E ora come siamo messi? Chi c'è sul trono?"
"Beh, spetterebbe a sua figlia, Regina Nordrake. Ma essendo appena nata, molto probabilmente Lady Ludovica Ronuà Nordrake resterà Duchessa fino a che la bambina non sarà dell'età giusta."
"Ah ecco.. Siamo apposto allora."
"Non ti seguo."
"Beh.. La Lady, quando era Patrizia qui, non si è priopriamente comportata... in modo integerrimo, sai? E soprattutto è una Ronuà. Si sa che quelli sono loschi..."
"Bada a come parli. Ti ricordo che i Ronuà sono il Casato che da solo mantiene i commerci e le tratte con i Regni esterni al Ducato. Nonchè tutti i vari rapporti diplomatici. E finanziano il Patto che invece mantiene i commerci interni. Quindi praticamente è grazie a loro se porti a casa il pane e se gentaglia da Salman o simili non ci invade. Poi è chiaro che sono "gli Squali". Hai mai visto un mercante timido e pacato avere successo?"
Punta del Drago, Sala d’Addestramento dei cavalieri del Ferro Scarlatto
“Bohr, fermati. Smettila di distruggere questo posto e di spaventare i cadetti.”
“Gggraaaaw!”
“Bohr. Adesso basta.”
“Spostati Bastion!”
“E’ inutile, sai che l’unica cosa che non riesci a distruggere è il mio scudo.”
“Faust è morto, Enzo è morto, Tarabas è sparito da disonorevole e noi eravamo qui a fare le signorine!”
“No, stavamo proteggendo la famiglia di Faust. Sia la figlia che la sorella. Avevamo il nostro compito.”
“Mi sono rotto il cazzo dei compiti che mi vengono assegnati, finiscono male, sempre. D’ora in avanti nessuno potrà avvicinarsi a Regina Nordrake senza il mio consenso.”
“Ricordati che c’è Lady Livia da difendere, non dimenticarlo.”
Alla Frontiera, in una taverna
"Queste ultime voci non mi piacciono molto."
"Che intendi, amico mio?"
"Pare che la Famiglia Stein abbia preso contatti con la Duchessa e suo zio, e che le cose non siano andate proprio benissimo."
"Stiamo parlando di Livia Nordrake immagino."
"Immagini bene. C'era da aspettarselo, ma il fatto che si stiano creando questi attriti così presto mi lascia abbastanza depresso."
"Vuoi la mia opinione in tutta onestà? Non so come funzioni a livello nobiliare, ma vedere Lord Rufus Stein e consorte sul trono mi porterebbe non poca gioia. Gli Stein sono da sempre stati corretti e di sani principi. E soprattutto sono sempre stati molto terra terra e vicini ai bisogni dei loro sudditi, discendendo dal Generale Eisen e non da nobilotti già fatti e finite come gli altri. Sono stati sempre i primi a mettere in campo i loro uomini quando c'era da proteggere il Ducato ed i suoi cittadini."
"Si, ma sono anche quelli che continuano a beccarsi con i tribali per questioni di territorio... Te la ricordi la storia infinita del fiume Gleann?"
"A proposito di quell fiume. Hai sentito le ultime?"
Nella sede della Catena d'Argento, Torhan
"Comandante!"
"Riposo. Sono oberata di lavoro, avevo chiesto di non essere disturbata."
"Un nano è alla porta e chiede di conferire con voi."
"Un nano. Bene. Si è degnato di presentarsi?"
"Si mia signora dice di appartenere alla Somma Accademia"
"Fallo passare."
"Buongiorno, mia cara amica..."
"Non sono vostra amica, ma accomodatevi. Vi conosco. Dubito che siate qui per mettere tasse al mio Ordine, vero?"
"No, non è di questo che dobbiamo parlare ma di una cosuccia di poco conto..."
Gravenhold, ufficio del capitano delle guardie
"Quanti altri avvistamenti?"
"Altre tre segnalazioni di manipoli di orchi dai possibili intenti ostili ai confini della foresta. Non si sono avvicinati a nessun villaggio od accampamento, nè hanno cercato confronto con la squadriglia dell'Occhio e la Spada della zona. Viene però confermato il sospetto sulle loro intenzioni su questo lato del fiume, nonchè l'avvistamento dello stendardo del Casato Hierko in almeno un'altra occasione rispetto alla precedente."
"Lord Alsivdr Hierko ha risposto al nostro messaggero?"
"L'uomo è tornato poco fa. Ha riferito di essere stato preso dal Lord stesso e scaraventato fuori dalla porta, accompagnato dalla frase, cito testualmente: Non ho idea di chi siano. Non venite a seccarmi se non sapete proteggere i vostri confini"
"...D'accordo. Fai spedire questa lettera a Cor Fidelis."
Lungo il percorso verso Raaka, una notte fredda
Un carro scoperto attraversava la strada circondata dalla folta vegetazione, illuminata dalla luna di ottobre.
Sul retro un orco a capo chino, le mani e i piedi incatenati al fondo del carro, silente.
“Solo in due per scortare un prigioniero sino alle terre tribali… O ci sopravvalutano o ritengono questo qui un prigioniero di poco conto.”
“Tu pensa a guidare i cavalli, l’orco lo tengo d’occhio io”
La conversazione delle due guardie venne interrotta quando avvistarono due figure vestita di nero a il volto coperto. Una di loro aveva una folta barba, e si trovavano in mezzo alla strada.
Entrambe si inchinarono alle guardie quando queste fermarono il carro, domandando diffidenti
“Che volete? Levatevi dalla strada”
“Ah, miei signori, temo proprio di non poterlo fare. Vedete, una mia cara amica ha un diritto di prelazione su ciò che state trasportando…”
“C-cosa? Fatevi da parte se non volete che vi tagliamo la gola!”
“Oh, peccato, risposta sbagliata” sogghignò la figura barbuta.
In quel momento il carro tremò. La fiancata destra venne sollevata di colpo da un’altra figura vestita di nero, la pelle verde ben visibile alla luce della luna, e le guardie caddero a terra per la sorpresa, mentre l’orco si tenne stretto per non finire a terra. L’orchessa corse verso di loro, afferrandoli per la collottola e lanciandoli contro gli alberi più vicini, facendoli svenire per il colpo. L’orco alzò lo sguardo, agitato e mostrando le zanne, quando le tre figure mascherate si avvicinarono a lui.
L’orchessa sorrise “Damien, ti ho trovato” e si tolse la maschera, mostrando il proprio volto all’amico.
“Non ci credo! Sei proprio tu…!” l’orchessa lo zittì con la mano
“Shh, non si sa mai chi è all’ascolto.” Aiutandolo a liberarsi dalle catene, volse lo sguardo all’uomo barbuto e al compagno, annuendo “Signor S, Signor M, grazie dell’aiuto. Da qui in poi ci penso io. Andate e restate al sicuro”. L’orchessa si rimise la maschera, afferrando per la mano Damien e mettendosi a correre velocemente nel bosco, portandoselo dietro. I Signori fecero un altro inchino.
Il Signor S mormorò, mentre si allontanavano a loro volta, al suo accompagnatore
"Questa volta l'abbiamo fatto come volevi tu, dalla prossima, si fa a modo mio..."
Messaggio alle Organizzazioni
"Io, Lady Cassandra Cassandra, Prima del Mio Nome, Contessa dell'Alba e Pollice Rosso della Chiesa della Sacra Mano,
Saluto voi appartenenti al Gruppo Congiunto e vi offro le mie più sincere congratulazioni per le vittorie riportate nelle terre d'Oltremare.
Vi comunico con questa il mio desiderio di incontrarvi, e pertanto vi invito nel mio feudo di Gravenhold, presso la mia dimora fluviale di Acquesparte, ad una settimana da oggi. Richiedo il Vostro aiuto ed il Vostro supporto per risolvere il mistero dei recenti avvistamenti di militi tribali entro i miei territori.
Verrete accolti con tutti gli onori, e sarete miei ospiti per il tempo necessario a dirimere la questione.
Vi rendo noto inoltre, che un simile invito è stato spedito ai Marchesi ed alle Casate Nobili tutte. Ora più che mai, ritengo sia necessario incontrarsi faccia a faccia ed appianare qualsiasi screzio o dubbio stia nascendo in questo clima difficile.
Risplenda in Voi la Grazia, e che I tre Vi accompagnino."
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Re: DICERIE - Aspettando l'Alba
Le città marittime erano in subbuglio, il mare agitato aveva colpito duramente non solo le flotte, ma anche le coste, adornandole di relitti e merci distrutte lungo tutto il perimetro a causa delle tempeste che infuriavano oramai da giorni.
I marinai tentavano di mettere in salvo le navi ancorandole con tutto quello che avevano al fondale, pregando di non perdere le merci o altri uomini.
Le terre tribali sembravano ancora più selvagge, private per diversi chilometri delle proprie foreste, abbattute da trombe d'aria così violente da sradicare alberi centenari, rendendoli un triste tappeto legnoso al suolo. Le tende tribali erano state spazzate via dal vento e avevano lasciato la popolazione in balia degli elementi, costretta a nascondersi nei casoni di caccia sparsi per il territorio.
Quasi tutte le strade erano ostruite da detriti che erano stati trasportati dalle tempeste, e camminare sui percorsi sterrati era pericoloso e folle. Le città erano divise e confinate dai danni che quell'inverno stava provocando.
Le notti erano gelate e fecero diverse vittime, a causa delle case che, danneggiate, non offrivano più protezione al popolo. I militari erano diventati soccorritori, distribuivano la poca legna ancora asciutta alla popolazione per tentare di proteggerli dal freddo delle notti ducali, mentre a fatica distribuivano il cibo di emergenza a chi ne avesse più bisogno, anche se più di qualche volta la famelicità dei disagiati sfociava in risse e aggressioni.
Assieme alla morsa del freddo, sopraggiunsero anche le forti piogge che inesorabilmente gonfiavano i fiumi, facendoli esondare con ferocia, inabissando interi villaggi, costringendo la gente a tentare di allontanarsi a cercare riparo, a loro rischio e pericolo.
Le comunicazioni erano state tutte interrotte, famiglie divise, intere città isolate.
22 ottobre 1318, una casa imperversata dalla bufera
“Il Ducato è in ginocchio”
Il bambino si raggomitolò sul gradino più alto della scalinata, rabbrividendo nel pigiama più caldo che era riuscito a trovare nei suoi cassetti.
Ascoltava le voci dei genitori che discutevano nella cucina, al buio, una sola candela come fonte di luce.
“Ho sentito che questo è l’inverno più catastrofico che si sia mai affrontato da quando i coloni sono giunti in queste terre. Intere foreste abbattute da trombe d’aria, neve e ghiaccio che imperversa dai monti, fiumi che esondano sotto scrosci d’acqua che durano da giorni e giorni… E queste erano le notizie che sono riuscito a ricevere prima che tutte le comunicazioni venissero perdute. Jeanne, non so come faremo…”
Il bambino, sportosi per osservare i genitori, vide il padre chino sul tavolo, la testa stretta tra la mani, la madre che tentava di carezzargli il capo
“Andrew, abbiamo abbastanza cibo per sopportare qualche giorno di isolamento, vedrai che andrà tutto bene”
“Non capisci. Le strade sono bloccate, i campi perduti. Ho sentito che ci sono stati danni anche nelle città più grosse. E come possiamo sopravvivere se per caso tutto dovesse durare di più di qualche giorno? Non so come raggiungere la città, è pericoloso anche solo mettere fuori il naso di casa. Temo che patiremo la fame. Temo che il piccolo stia male…”
La voce del padre si spezzò e il bambino sgranò gli occhi alla vista di questo.
“Ascolta, dobbiamo avere speranza. I Marchesi sono bravi a gestire le terre, vedrai che arriveranno soccorsi per tutti noi che siamo rimasti isolati, ne sono sicura”
Andrew sollevò il capo, battendo il pugno sul tavolo “I marchesi!” esclamò stizzito “A malapena riescono a gestire il territorio con il sole, figurati in una situazione catastrofica come questa!"
La moglie poggiò la schiena contro la sedia, sospirando di fronte alle parole dell’uomo.
"In effetti avevo sentito che doveva esserci un grande incontro tra Gruppo Congiunto e nobiltà, ma sono tutti bloccati nei loro domini..."
Chinò lo sguardo, fissandosi le mani strette in grembo.
Il bambino rimase silente ad osservare i genitori che, immobili, rimuginavano, tesi.
“Non so come faremo a superare l’inverno…” annunciò il padre, la voce stanca. Un brontolio affamato si levò dal suo stomaco.
Jeanne si chinò in avanti, sussurrando “Cominciamo a risparmiare” e soffiò delicatamente sull’unica fiammella che illuminava l’intera casa, spegnendola.
I marinai tentavano di mettere in salvo le navi ancorandole con tutto quello che avevano al fondale, pregando di non perdere le merci o altri uomini.
Le terre tribali sembravano ancora più selvagge, private per diversi chilometri delle proprie foreste, abbattute da trombe d'aria così violente da sradicare alberi centenari, rendendoli un triste tappeto legnoso al suolo. Le tende tribali erano state spazzate via dal vento e avevano lasciato la popolazione in balia degli elementi, costretta a nascondersi nei casoni di caccia sparsi per il territorio.
Quasi tutte le strade erano ostruite da detriti che erano stati trasportati dalle tempeste, e camminare sui percorsi sterrati era pericoloso e folle. Le città erano divise e confinate dai danni che quell'inverno stava provocando.
Le notti erano gelate e fecero diverse vittime, a causa delle case che, danneggiate, non offrivano più protezione al popolo. I militari erano diventati soccorritori, distribuivano la poca legna ancora asciutta alla popolazione per tentare di proteggerli dal freddo delle notti ducali, mentre a fatica distribuivano il cibo di emergenza a chi ne avesse più bisogno, anche se più di qualche volta la famelicità dei disagiati sfociava in risse e aggressioni.
Assieme alla morsa del freddo, sopraggiunsero anche le forti piogge che inesorabilmente gonfiavano i fiumi, facendoli esondare con ferocia, inabissando interi villaggi, costringendo la gente a tentare di allontanarsi a cercare riparo, a loro rischio e pericolo.
Le comunicazioni erano state tutte interrotte, famiglie divise, intere città isolate.
22 ottobre 1318, una casa imperversata dalla bufera
“Il Ducato è in ginocchio”
Il bambino si raggomitolò sul gradino più alto della scalinata, rabbrividendo nel pigiama più caldo che era riuscito a trovare nei suoi cassetti.
Ascoltava le voci dei genitori che discutevano nella cucina, al buio, una sola candela come fonte di luce.
“Ho sentito che questo è l’inverno più catastrofico che si sia mai affrontato da quando i coloni sono giunti in queste terre. Intere foreste abbattute da trombe d’aria, neve e ghiaccio che imperversa dai monti, fiumi che esondano sotto scrosci d’acqua che durano da giorni e giorni… E queste erano le notizie che sono riuscito a ricevere prima che tutte le comunicazioni venissero perdute. Jeanne, non so come faremo…”
Il bambino, sportosi per osservare i genitori, vide il padre chino sul tavolo, la testa stretta tra la mani, la madre che tentava di carezzargli il capo
“Andrew, abbiamo abbastanza cibo per sopportare qualche giorno di isolamento, vedrai che andrà tutto bene”
“Non capisci. Le strade sono bloccate, i campi perduti. Ho sentito che ci sono stati danni anche nelle città più grosse. E come possiamo sopravvivere se per caso tutto dovesse durare di più di qualche giorno? Non so come raggiungere la città, è pericoloso anche solo mettere fuori il naso di casa. Temo che patiremo la fame. Temo che il piccolo stia male…”
La voce del padre si spezzò e il bambino sgranò gli occhi alla vista di questo.
“Ascolta, dobbiamo avere speranza. I Marchesi sono bravi a gestire le terre, vedrai che arriveranno soccorsi per tutti noi che siamo rimasti isolati, ne sono sicura”
Andrew sollevò il capo, battendo il pugno sul tavolo “I marchesi!” esclamò stizzito “A malapena riescono a gestire il territorio con il sole, figurati in una situazione catastrofica come questa!"
La moglie poggiò la schiena contro la sedia, sospirando di fronte alle parole dell’uomo.
"In effetti avevo sentito che doveva esserci un grande incontro tra Gruppo Congiunto e nobiltà, ma sono tutti bloccati nei loro domini..."
Chinò lo sguardo, fissandosi le mani strette in grembo.
Il bambino rimase silente ad osservare i genitori che, immobili, rimuginavano, tesi.
“Non so come faremo a superare l’inverno…” annunciò il padre, la voce stanca. Un brontolio affamato si levò dal suo stomaco.
Jeanne si chinò in avanti, sussurrando “Cominciamo a risparmiare” e soffiò delicatamente sull’unica fiammella che illuminava l’intera casa, spegnendola.
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Re: DICERIE - Aspettando l'Alba
Il freddo pungente e la neve non davano tregua a nessuno.
Era quasi impossibile ricevere notizie dall’esterno, perchè la morte attendeva le persone fuori dalla porta, paziente, come il ghiaccio che pian piano aveva ricoperto qualsiasi cosa.
I volti della gente, scavati dalla fame e dalla malattia, erano un ritratto comune della società ducale in quel micidiale inverno.
I tribali si stringevano gli uni agli altri, come animali feriti, attendendo con agitazione il momento in cui alcuni di loro sarebbero dovuti uscire dalle poche abitazioni rimaste per andare a caccia e tentare di stanare qualcosa per sfamare almeno i bambini.
Nelle città la situazione non era migliore. I palazzi e le case più povere, danneggiati dalle tormente, non offrivano un riparo adeguato ai cittadini e spesso questi venivano ospitati nelle case borghesi o nelle chiese.
Era difficile lavorare, muoversi, mangiare, dormire. Persino i momenti di aggregazione erano ridotti all’osso, perchè ogni scusa era buona per litigarsi il poco cibo rimasto, una coperta in più, un posto al caldo di fronte a uno smunto fuoco tenuto in vita con ciò che rimaneva dei possedimenti di chi tanto bramava le sue fiamme.
Le coste venivano imperversate senza sosta dalle tempeste e i pesci più di qualche volta venivano letteralmente scagliati sulla spiaggia dalla violenza di queste, offrendo un pasto a chi, coraggiosamente, tentava la sorte ed usciva di casa.
I fedeli si riunivano nelle fredde chiese, pregando per la misericordia, perchè quell’inferno in terra finisse, pregando per le anime dei loro cari di cui non sapevano se l’ora finale fosse già scoccata, non potendo contattarli.
Una tale miseria non si era mai vista e a questa, si aggiunse l’animo delle persone che, disperate, si anneriva, rendendole aggressive, combattive e letali.
I furti e i saccheggi messi in atto dai razziatori di tutte le razze e categorie sociali riuscirono ad abbattere il già stremato popolo del Ducato Nordrake che non riusciva a sentirsi al sicuro da nessuna parte.
Mai un respiro di sollievo.
Il Rinnovamento, per la prima volta, era passato senza che quasi nessuno se ne fosse accorto. Un giorno come tanti, dove molti avevano lottato e altri avevano ceduto al destino.
Un giorno in cui un bambino era morto di fame, un soldato aveva perso le dita della mano per il freddo, un medico aveva assistito inerme all’avanzare di malattie nei pochi luoghi dove la gente era riuscita a rifugiarsi, una giovane donna si era dovuta vendere come schiava per poter avere del cibo con cui nutrire il fratello minore.
Il cuore dei ducali si era indurito.
Quando e se il ghiaccio si fosse sciolto, nulla sarebbe più stato come prima.
Era quasi impossibile ricevere notizie dall’esterno, perchè la morte attendeva le persone fuori dalla porta, paziente, come il ghiaccio che pian piano aveva ricoperto qualsiasi cosa.
I volti della gente, scavati dalla fame e dalla malattia, erano un ritratto comune della società ducale in quel micidiale inverno.
I tribali si stringevano gli uni agli altri, come animali feriti, attendendo con agitazione il momento in cui alcuni di loro sarebbero dovuti uscire dalle poche abitazioni rimaste per andare a caccia e tentare di stanare qualcosa per sfamare almeno i bambini.
Nelle città la situazione non era migliore. I palazzi e le case più povere, danneggiati dalle tormente, non offrivano un riparo adeguato ai cittadini e spesso questi venivano ospitati nelle case borghesi o nelle chiese.
Era difficile lavorare, muoversi, mangiare, dormire. Persino i momenti di aggregazione erano ridotti all’osso, perchè ogni scusa era buona per litigarsi il poco cibo rimasto, una coperta in più, un posto al caldo di fronte a uno smunto fuoco tenuto in vita con ciò che rimaneva dei possedimenti di chi tanto bramava le sue fiamme.
Le coste venivano imperversate senza sosta dalle tempeste e i pesci più di qualche volta venivano letteralmente scagliati sulla spiaggia dalla violenza di queste, offrendo un pasto a chi, coraggiosamente, tentava la sorte ed usciva di casa.
I fedeli si riunivano nelle fredde chiese, pregando per la misericordia, perchè quell’inferno in terra finisse, pregando per le anime dei loro cari di cui non sapevano se l’ora finale fosse già scoccata, non potendo contattarli.
Una tale miseria non si era mai vista e a questa, si aggiunse l’animo delle persone che, disperate, si anneriva, rendendole aggressive, combattive e letali.
I furti e i saccheggi messi in atto dai razziatori di tutte le razze e categorie sociali riuscirono ad abbattere il già stremato popolo del Ducato Nordrake che non riusciva a sentirsi al sicuro da nessuna parte.
Mai un respiro di sollievo.
Il Rinnovamento, per la prima volta, era passato senza che quasi nessuno se ne fosse accorto. Un giorno come tanti, dove molti avevano lottato e altri avevano ceduto al destino.
Un giorno in cui un bambino era morto di fame, un soldato aveva perso le dita della mano per il freddo, un medico aveva assistito inerme all’avanzare di malattie nei pochi luoghi dove la gente era riuscita a rifugiarsi, una giovane donna si era dovuta vendere come schiava per poter avere del cibo con cui nutrire il fratello minore.
Il cuore dei ducali si era indurito.
Quando e se il ghiaccio si fosse sciolto, nulla sarebbe più stato come prima.
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Re: DICERIE - Aspettando l'Alba
All’incirca alla metà del primo mese dell’anno 1319
La morsa dell'inverno cominciò finalmente ad allentarsi, il freddo calò, nuovi venti dal mare occidentale trasformarono la neve in pioggia e le strade in fanghiglia ora finalmente attraversabile.
Il maltempo giunto da est passò oltre il Ducato, le nuvole via via si dissiparono, scendendo verso sud, verso il continente.
Man mano che il tempo passava, il sole fece capolino su Punta del Drago, salutato con acclamazioni festanti nelle strade. Nei territori tribali, dopo mesi di nuvole e freddo, un raggio di sole brillò sulla brina depositata sui tributi alla clemenza di Gùreg, negli spiazzi rimasti intatti dopo le tempeste, nelle uniche radure rimaste, mentre i sacerdoti radunarono le persone per riti di lode collettiva al salvifico ritorno di Apawi.
Per le strade e nei moli di Seawolk vennero spalati i cumuli di neve e tornò a circolare la gente. Si riaprirono gli infissi che erano inchiodati perché le tormente marine non li portassero via e la brezza ora appena più calda finalmente entrava nelle case dagli odori malsani.
Mentre i contadini cercavano di capacitarsi dei danni incalcolabili ai raccolti, i Nobili con i loro seguiti di Cavalieri cominciarono a percorrere i loro domini per comprendere l'entità dei danni e le misure da prendere, mentre le staffette, liberati i cavalli dagli strati di coperte protettive, spronarono nuovamente le cavalcature lungo gli acciottolati ancora sdrucciolevoli per i residui del gelo.
Venti chilometri dalla foce del Reunus-Gleann, lungo il fiume
I barcaioli tornarono ai moli deserti e rimisero in acqua le barche tirate in secca per tornare a pescare nelle limpide acque. Alcuni di loro notarono vaste distese di impronte lungo la riva, solchi di chiglie attraccate e poi rimesse in acqua, resti di accampamenti bruciati e occultati.
I marinai si arrovellarono. Un paio dei più giovani, fermi a riprendere fiato, osservarono le impronte
“Ma chi diavolo può essersi messo in marcia con questo tempo?”
“E soprattutto con tutta questa gente e verso sud?”
“Sono dei pazzi, perchè mettersi così a rischio?”
Trenta chilometri dalla foce del Reunus-Gleann, terre Hierko, un mattino di inizio gennaio
Un mercante di Raaka, rimessosi faticosamente in viaggio, arrivò con il suo carretto traballante in un piccolo villaggio di orchi che aveva programmato di visitare per le deliziose mele che vi si coltivano, pregando di trovarne dopo quel travagliato inverno. Una volta arrivato, nessuno lo accolse, se non un silenzio completo e l’eco dei suoi passi tra le capanne malmesse.
Temendo un'epidemia mortale, si addentrò coprendosi il volto per investigare.
I resti di un enorme falò ancora attivo al centro del villaggio, le braci quasi sepolte da un cumulo immenso di cenere. Tutto attorno, rovesciate per terra, le ciotole di offerte con pezzi di mela essiccata, che il vecchio ricordò essere la tipica usanza di benvenuto da parte dei membri del villaggio. Il mercante vide qualcosa ai margini del falò e si avvicinò con cautela; distrattamente incespicò in uno stendardo Hierko, abbandonato e calpestato nel fango.
Raccolse qualcosa dal fuoco: il cranio annerito di un bambino orchesco. Smosse la cenere con mano tremante e intravide centinaia di ossa bruciate, accatastate in un rogo funebre, ormai vecchio di giorni.
Elevando preghiere ad Apawi, arretrò, risalì sul carro e se ne andò di gran fretta, terrorizzato.
Inizio febbraio, Dimora Ducale a Punta del Drago. Stanze della Duchessa
Ludovica Nordrake Ronuà, conodamente seduta sulla sua morbida poltrona di velluto, osservò le numerose balie portare a letto la figlia Regina.
Le venne annunciata la visita di Sir Wilfred Rend, Gastaldo Nordrake, da uno dei timidi valletti che si aggiravano sul piano delle stanze ducali. Decise di riceverlo al suo cospetto e a quellp delle sue dame di compagnia.
L’uomo si inchinò profondamente “E' arrivata una nuova lettera da Lady Cassandra Cassandra”, le annunciò il Patrizio “Molto urgente”.
Ludovica rispose serafica
“Vedo che l’anziana Contessa non ha atteso nemmeno che il primo raggio di sole toccasse le guance di mia figlia prima di togliersi di dosso le coperte sotto cui dovrebbe raccogliersi data la sua età. “
"Mia Lady” esordì Rend “Nella lettera Lady Cassandra rinnova l’invito alla sua magione di Acquesparte, nel feudo di Gravenhold, non come Contessa, ma come Pollice Rosso della Chiesa della Sacra Mano. Offrirà a tutti gli invitati la propria dimora fra due settimane per un incontro collettivo di allineamento tra la CHiesa, la famiglia Nordrake e i Marchesi tutti per questioni di massima urgenza, questioni che concernono anche la gestione del Ducato dopo questo terribile inverno. I Lord Marchesi pare accetteranno, manca solo la vostra conferma.”
“Conosco già la situazione, non è la prima volta che sento parlare di questo incontro. Già ad ottobre avevo ricevuto una missiva dal Marchese mio zio ed egli stesso mi aveva invitata ad accettare”
Rend annuì “Lady Cassandra vi sta chiedendo l’autorizzazione di invitare il Gruppo di Intervento tutto come forza super partes per investigare su strani avvenimenti sempre più frequenti lungo il corso del fiume Reunus Gleann. Come voi sapete, la cui giurisdizione non si riesce a trovare un accordo di presidio tra i casati Cassandra e Hierko.”
La duchessa inarca un sopracciglio, sospirando “E sia. Ma che sia chiaro, il Gruppo di Intervento verrà come MIA scorta personale, sempre raggiungibile e sempre in zona, pronto a difendermi. Quando non sarà impegnato in questo, potrà dedicarsi a ciò che viene richiesto dalla Contessa” fece una piccola pausa, mostrando un sorrisino “come ringraziamento per la sua ospitalità.”
La morsa dell'inverno cominciò finalmente ad allentarsi, il freddo calò, nuovi venti dal mare occidentale trasformarono la neve in pioggia e le strade in fanghiglia ora finalmente attraversabile.
Il maltempo giunto da est passò oltre il Ducato, le nuvole via via si dissiparono, scendendo verso sud, verso il continente.
Man mano che il tempo passava, il sole fece capolino su Punta del Drago, salutato con acclamazioni festanti nelle strade. Nei territori tribali, dopo mesi di nuvole e freddo, un raggio di sole brillò sulla brina depositata sui tributi alla clemenza di Gùreg, negli spiazzi rimasti intatti dopo le tempeste, nelle uniche radure rimaste, mentre i sacerdoti radunarono le persone per riti di lode collettiva al salvifico ritorno di Apawi.
Per le strade e nei moli di Seawolk vennero spalati i cumuli di neve e tornò a circolare la gente. Si riaprirono gli infissi che erano inchiodati perché le tormente marine non li portassero via e la brezza ora appena più calda finalmente entrava nelle case dagli odori malsani.
Mentre i contadini cercavano di capacitarsi dei danni incalcolabili ai raccolti, i Nobili con i loro seguiti di Cavalieri cominciarono a percorrere i loro domini per comprendere l'entità dei danni e le misure da prendere, mentre le staffette, liberati i cavalli dagli strati di coperte protettive, spronarono nuovamente le cavalcature lungo gli acciottolati ancora sdrucciolevoli per i residui del gelo.
Venti chilometri dalla foce del Reunus-Gleann, lungo il fiume
I barcaioli tornarono ai moli deserti e rimisero in acqua le barche tirate in secca per tornare a pescare nelle limpide acque. Alcuni di loro notarono vaste distese di impronte lungo la riva, solchi di chiglie attraccate e poi rimesse in acqua, resti di accampamenti bruciati e occultati.
I marinai si arrovellarono. Un paio dei più giovani, fermi a riprendere fiato, osservarono le impronte
“Ma chi diavolo può essersi messo in marcia con questo tempo?”
“E soprattutto con tutta questa gente e verso sud?”
“Sono dei pazzi, perchè mettersi così a rischio?”
Trenta chilometri dalla foce del Reunus-Gleann, terre Hierko, un mattino di inizio gennaio
Un mercante di Raaka, rimessosi faticosamente in viaggio, arrivò con il suo carretto traballante in un piccolo villaggio di orchi che aveva programmato di visitare per le deliziose mele che vi si coltivano, pregando di trovarne dopo quel travagliato inverno. Una volta arrivato, nessuno lo accolse, se non un silenzio completo e l’eco dei suoi passi tra le capanne malmesse.
Temendo un'epidemia mortale, si addentrò coprendosi il volto per investigare.
I resti di un enorme falò ancora attivo al centro del villaggio, le braci quasi sepolte da un cumulo immenso di cenere. Tutto attorno, rovesciate per terra, le ciotole di offerte con pezzi di mela essiccata, che il vecchio ricordò essere la tipica usanza di benvenuto da parte dei membri del villaggio. Il mercante vide qualcosa ai margini del falò e si avvicinò con cautela; distrattamente incespicò in uno stendardo Hierko, abbandonato e calpestato nel fango.
Raccolse qualcosa dal fuoco: il cranio annerito di un bambino orchesco. Smosse la cenere con mano tremante e intravide centinaia di ossa bruciate, accatastate in un rogo funebre, ormai vecchio di giorni.
Elevando preghiere ad Apawi, arretrò, risalì sul carro e se ne andò di gran fretta, terrorizzato.
Inizio febbraio, Dimora Ducale a Punta del Drago. Stanze della Duchessa
Ludovica Nordrake Ronuà, conodamente seduta sulla sua morbida poltrona di velluto, osservò le numerose balie portare a letto la figlia Regina.
Le venne annunciata la visita di Sir Wilfred Rend, Gastaldo Nordrake, da uno dei timidi valletti che si aggiravano sul piano delle stanze ducali. Decise di riceverlo al suo cospetto e a quellp delle sue dame di compagnia.
L’uomo si inchinò profondamente “E' arrivata una nuova lettera da Lady Cassandra Cassandra”, le annunciò il Patrizio “Molto urgente”.
Ludovica rispose serafica
“Vedo che l’anziana Contessa non ha atteso nemmeno che il primo raggio di sole toccasse le guance di mia figlia prima di togliersi di dosso le coperte sotto cui dovrebbe raccogliersi data la sua età. “
"Mia Lady” esordì Rend “Nella lettera Lady Cassandra rinnova l’invito alla sua magione di Acquesparte, nel feudo di Gravenhold, non come Contessa, ma come Pollice Rosso della Chiesa della Sacra Mano. Offrirà a tutti gli invitati la propria dimora fra due settimane per un incontro collettivo di allineamento tra la CHiesa, la famiglia Nordrake e i Marchesi tutti per questioni di massima urgenza, questioni che concernono anche la gestione del Ducato dopo questo terribile inverno. I Lord Marchesi pare accetteranno, manca solo la vostra conferma.”
“Conosco già la situazione, non è la prima volta che sento parlare di questo incontro. Già ad ottobre avevo ricevuto una missiva dal Marchese mio zio ed egli stesso mi aveva invitata ad accettare”
Rend annuì “Lady Cassandra vi sta chiedendo l’autorizzazione di invitare il Gruppo di Intervento tutto come forza super partes per investigare su strani avvenimenti sempre più frequenti lungo il corso del fiume Reunus Gleann. Come voi sapete, la cui giurisdizione non si riesce a trovare un accordo di presidio tra i casati Cassandra e Hierko.”
La duchessa inarca un sopracciglio, sospirando “E sia. Ma che sia chiaro, il Gruppo di Intervento verrà come MIA scorta personale, sempre raggiungibile e sempre in zona, pronto a difendermi. Quando non sarà impegnato in questo, potrà dedicarsi a ciò che viene richiesto dalla Contessa” fece una piccola pausa, mostrando un sorrisino “come ringraziamento per la sua ospitalità.”
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