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Messaggio Da Medea Ven Mar 22 2019, 15:11

Arrow 22 Febbraio, Pinnacolo, stanze del Sommo
Il sommo Zeno Flambèr, incuriosito aprì una busta ricevuta recentemente, seduto alla sua scrivania.
Estrasse numerose carte e lettere che lessee avidamente.
Con un radioso sorriso ripose le lettere nella camicia e diede ordine alla sua guardia personale di contattare il Marchese e convocare il Congregato Ninui.
Non fu mai chiaro se la richiesta di segretezza fosse stata deliberatamente ignorata o se il castello stesso avesse deciso di amplificare il suono della stanza in cui avvenne la conversazione, ma di fatto che la notizia fece il giro della Congrega intera in meno di una clessidra.
"Per eccezionale devozione al nobilissimo Lord Zeno Flambèr, Ninui Maestro dell’Acqua, ha ottenuto il gastaldato di Saint Faust de la Flamme, e partirà da qui a sei mesi. Potrà scegliersi due accompagnatori all'interno dei Congregati."

Arrow 19 Febbraio, Acquesparte
“Signore sono qui per fare rapporto”
“Avanti esploratore, parla”
“Allora, abbiamo perlustrato i territori battendoli a tappeto per cercare qualche cellula rimasta dei Florjark. Il contingente, dalle tracce che abbiamo rinvenuto, era per lo più stanziato ad est, in numero decisamente maggiore di quanto ci saremmo mai aspettati. Tuttavia…”
“Continua soldato”
“Beh, abbiamo trovato numerosi corpi degli invasori, ma fatti a pezzi, congelati e bruciati. Spesso, tutte e tre le cose assieme. Pensiamo che la minaccia sia stata debellata, a questo punto”
“Ma se le condizioni erano quelle, come fate a sapere che si trattava di corpi Florjark?”
“Beh signore, dai lembi di pelle che siamo riusciti a intravedere e dalle corporature. Alcuni tatuaggi tribali sulla cute verdognola ha fatto si che potessimo individuarli in mezzo all’ammasso di carne maciullata… Tuttavia ancora non abbiamo la più pallida idea di cosa stessero facendo, o peggio, in che direzione fossero diretti…”

Arrow 23 Febbraio, Reggia Flambèr
Il grande fermento alla magione fece si che le serve si soffermassero in più di qualche occasione a confabulare le une con le altre, lasciando che qualche risatina sfuggisse al rigido protocollo.
“Hai sentito Severina? Lord Zeno ha ottenuto l’impensabile…!”
“E’ per questo che le cucine stanno lavorando da ore?!”
“Si! Sembrava quasi che vi fosse un ospite importantissimo! Lord Zeno ha avuto la possibilità di cenare con il Marchese suo padre. Una cena intera!”
“Ohibò, è davvero una cosa inusuale, chissà cosa sarà successo..”
“Beh, nulla che ci interessi! Ora fila, che abbiamo una serie di pietanze lussuose da cucinare, dall’antipasto al dessert. Muoviti!”

Arrow 2 marzo, presso ogni sede di ogni Organizzazione
Un servo consegnò nelle mani di ogni capo fazione un voluminoso pacco, accompagnato da una missiva, vergata personalmente su di una pergamena lussuosa dalla Duchessa stessa.
"Miei carissimi, questo dono a testimonianza del vostro merito.
Un sentito ringraziamento per averlo reso possibile, senza di voi oggi avremmo un'orfana in più.
Ludovica Nordrake Ronuà

P.s. potete tenere il portantino, nel caso non sapeste dove o come appendere il quadro"


Scartando il regalo, uguale per tutte le Organizzazioni, si scoprì che questo era un quadro raffigurante la Duchessa con in braccio la figlia Regina.

Arrow 1 Marzo, Palazzo del Patrizio di Alabaster
Nel cortile del palazzo, Lady Calliope e Lord Zeno erano intenti a giocare a scacchi.
Il primo prese i pezzi bianchi, muovendo per primo, mentre la seconda attendeva pazientemente con le sue pedine nere come la pece.
“Ho delle informazioni, preziose informazioni” annuncia l’elementalista mentre muove il proprio pezzo, guardando di sottecchi la donna.
La donna mostra un mezzo sorriso, rispondendo alle sue mosse con aggressività “Lo stesso io”.
La partita avanza, e finalmente Lord Zeno fa la sua mossa finale “Sono pronto a collaborare. Ovviamente, per il giusto prezzo.” dichiara con sicurezza.
Calliope, serafica, dichiara lo scacco “Il prezzo si discute solo quando si ha qualcosa in mano. Come me, ad esempio” sussurra concludendo la partita.
Dall’alto del balcone del palazzo, i nobili parenti dei due sfidanti, capicasata Flambèr e Cassandra, confabulano tra loro, ventilando una possibile unione tra le casate, una conveniente unione.
Lord Antonio Cassandra rise tronfiamente “Chissà, solo i Tre sanno di cosa i nostri nobilissimi e pii giovanotti stanno discutendo tra loro con tutta questa segretezza, intanto che pare che stanno giocando...”
Il Marchese sollevò un sopracciglio “Non ne ho alba, Milord, e mi perplime alquanto che nessuno dei due sia effettivamente in grado di giocare a scacchi.”

Arrow 13 Marzo, Reggia Stein
L’impeccabile reggia della casata Stein sembrava brillare nella luce primaverile, mentre dalle cancellate aperte e immerse nelle verdi frasche, ricoperte di gemme dal colore verde pallido e dalle prime timide foglie della stagione, continuavano ad arrivare carrozze lussuose. I servi si sporsero dalle finestre per dare un’occhiata alla sfilata di sfarzo che mai nessun plebeo si sarebbe potuto permettere in nessuna delle sue vite.
Tuttavia, nonostante la meticolosa attenzione ai dettagli intarsiati nel legno delle carrozze, nessun simbolo di nessuna casata era visibile, rendendole ancora più misteriose. I popolani, ignari di chi fossero, nel dubbio cominciarono ad inchinarsi, non volendo sbagliare per ignoranza.
Nessuno rispose alle loro domande a riguardo di ciò che stava accadendo, le guardie restavano mute e la servitù pareva aver perso l’uso della lingua, quando interpellata da chi non doveva sapere. Nessun pettegolezzo, nessuna voce, nulla di nulla.
Neppure l’estate più torrida avrebbe potuto sciogliere la lingua dei fedeli sottoposti Stein.

Arrow In un vicolo di una cittadina
“Ehi, che è quella roba? Altri annunci?”
“Si, boh, è una specie di volantino. O forse una comunicazione. Era su una delle bacheche e l’ho presa.”
“Perchè hai rubato una comunicazione, scusa?”
“Beh, senti qui: I non-morti Nuyu e Drake Crawley sono ufficialmente dichiarati cittadini per decreto ducale, in merito al loro prezioso apporto nel salvataggio della Duchessa Ludovica Nordrake Ronuà.”
“... Ah. Adesso i non-morti son cittadini? E’... strano.”
“Per questo volevo questa pergamena per la mia collezione di stranezze. Ah e non finisce qui. Sotto, in piccolo, dice anche che hanno l’obbligo ducale a lavarsi almeno due volte al giorno.”
“...”

Arrow Magione Warfer, una serata di fine febbraio
Volva Warfer sedeva a terra su di una pelliccia scura di fronte al grande camino che con le sue fiamme illuminava il salone. Il marito, Gunnar, era accomodato su una sedia in legno massiccio, intento ad impennare le frecce dell’arco di famiglia.
Le figlie erano accanto alla madre, intente a leggere ad alta voce una pergamena, interpretando con voci differenti le leggende del popolo tribale, rallegrando la tranquilla serata familiare.
La donna era impegnata ad intrecciare i capelli della maggiore, Brunhild, con un nastro, mentre la minore, Sigrùn era poggiata con il mento alla spalla della madre.
Il tempo trascorreva tranquillamente e le risate riempivano l’aria.
Qualcuno infine interruppe il momento bussando alla porta.
Un servitore dall’espressione affranta, entrò, tenendo una pergamena rovinata tra le mani
“Mia Lady, vostro padre vi invia questa missiva, arrivatagli da un membro della Tribù…”
Moglie e marito si lanciarono uno sguardo e Volva tese la mano per farsi consegnare il plico.
Le bambine guardarono la madre mentre leggeva le nuove, e l’espressione sul suo volto cambiava, la pelle si arrossò e gli occhi sgranarono.
Gunnar percepì che qualcosa non andava e, alzatosi in piedi, chiamò a sè le figlie
“Sigrùn, Brunhild, qui. Lasciate che vostra madre legga…”
Le bambine si alzarono confuse, correndo tra le braccia del padre che, vigile, osservava le reazioni di Volva.
Ci volle diverso tempo perchè la donna terminasse di leggere e il suo sguardo si perse nel vuoto, intento a fissare qualcosa davanti a sè, come se cercasse di visualizzare un fantasma.
Si alzò lentamente, poggiò le mani sullo schienale della sedia in legno più vicina e le strinse con forza, prendendo dei profondi respiri, che pian piano si erano fatti sempre più rabbiosi.
La tribale con uno scatto d’ira lanciò con forza la sedia nel camino che con un guizzo avvolse il legno, cominciando a consumarlo in un bagliore di scintille.
Le bambine trasalirono, stringendosi al padre “Volva… Che cosa..?”
La donna gridò con quanta forza aveva in corpo, la voce che rimbombava tetra. Un silenzio pressante si fece largo mentre Volva avanzava verso Gunnar con passo pesante, ricominciando a gridare
“Kvartal Hierko è morto! MIA NIPOTE E’ MORTA! IL MIO SANGUE E’ STATO VERSATO! LA MIA CARNE E’ STATA DILANIATA!” colpì con un pugno la sedia posta al fianco del marito, le figlie urlarono spaventate “Madre ti prego calmati!”
“Gunnar!” Le interruppe la donna furente, mentre afferrava con violenza l’arco e le frecce dell’uomo “Porta le bambine all’Anello. Tienile lontane dai Fargan. Solo il sangue tribale è stato versato e questo non lo accetto! Qualcuno dovrà pagare!”
L’uomo indurì il volto, sapendo quando aveva senso tentare di calmarla. Carezzò il volto delle figlie, portandole con sè verso la porta socchiusa, accanto alla quale sostava ancora il servo, terrorizzato di fronte alla furia della nobile Warfer. Le bambine si rivolsero a lei, piangendo “Madre, cosa vuoi fare? Madre!” ma vennero portate fuori dalla stanza in tempo, prima di vedere la donna prendere nuovamente a pugni la sedia, spaccandosi la pelle e lasciando che le schegge di legno si conficcassero nelle nocche.
Messa la faretra in spalla, si avviò a grandi passi verso la porta. Arrivata all’altezza del servitore, lo afferrò per la collottola, sibilando “Scrivi una missiva al nobile fargan che aveva giurato di proteggere Mairi con il suo stesso corpo, se fosse stato necessario. Scrivi che lo attendo per un duello all’ultimo sangue. Lui è ancora vivo e mia nipote no! Scrivilo CHIARAMENTE, questa volta non avrò pietà per nessuno. NESSUNO! E vammi a prendere la spada e lo scudo!” Lo lasciò, osservandolo mentre correva via per il corridoio.
Ma prima di andarsene, aveva un’altra persona con cui parlare.
Attraversò le sale della magione, arrivando finalmente alla stanza prescelta.
Con tutta l’aria che aveva nei polmoni, grido a gran voce “NEBRA!”
Qualche istante dopo, la figura dell’elfa fece capolino dalla porta, il volto rigato dalle lacrime.
La scena colpì Volva, che si ritrovò a fare un passo indietro “Tu… Tu sai?”
La Saggia degli Spiriti annuì mestamente “La Civetta si è palesata nel suo viaggio verso il Totem. La mia bambina, la mia piccola e ingenua Mairi…” Disse tristemente, socchiudendo gli occhi dallo sguardo vacuo. Volva non seppe come reagire di fronte a questo in un primo momento, ma la rabbia ebbe di nuovo il sopravvento
“Saggia, se tu l’avessi preparata al mondo esterno! Alla minaccia dei Fargan e alle loro false promesse! Non mi importa chi tu sia e se gli spiriti dovessero rivoltarsi contro di me! Non l’avevi preparata, l’hai abbandonata al suo destino!”
Detto questo, si voltò, andando alla ricerca del proprio servo, ringhiando in preda all’ira.
Nebra si voltò verso l’interno della stanza della minore dei Warfer, la loro Luce e sorrise mestamente “Mia piccola Skuld, io non commetterò lo stesso errore. Ti proteggerò con tutta me stessa. Tutti noi ti proteggeremo. Anche tua nipote sarà qui, ogni volta che sentirai il frullare delle sue candide ali…” Si chiuse la porta alle spalle.
Volva aveva raggiunto un tale livello di rabbia ed esasperazione che strappò dalle mani del servo le proprie armi, legandosele alla schiena. L’uomo tentò di mormorare
“Mia Lady, dove state andando? Cosa devo dire al vostro consorte...?”
Volva gli lanciò un’occhiata furente
“Digli che vado a caccia con l’Anello. Gùreg mi indicherà la via verso la vendetta.”
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Messaggio Da Medea Mar Apr 02 2019, 13:48

Arrow Pinnacolo, fine marzo
La sala della fiamma era gremita di persone, gli scranni del consiglio tutt'ora vuoti.
Il Sommo Zeno era raggiante, in tutti i sensi. Stava ritto in piedi di fronte alla fiamma ed aspettava che ogni congregato fosse al suo posto per cominciare. Quando tutto fu pronto si pose ad un lato della fiamma ed iniziò ciò che soltanto lui avrebbe potuto compiere da solo, per una volta con le sue sole forze.
"Bianca fiamma vieni e giudica il mio spirito, fa che il mio potere voli"
Coloro che avevano assistito all'assalto alla torre del demone riconobbero subito la manifestazione di Aria.
L'elementalista fece il giro della fiamma e parlò di nuovo evocando la manifestazione della Terra.
"Guardiana dei sigilli vieni e giudica la mia volontà, fa che il mio potere metta radici".
Zeno continuò il suo giro fermandosì esattamente a metà strada tra le due manifestazioni elementali che rimanevano silenti al loro posto.
"Signora dell'Ordine giudica le mie intenzioni, fa che il mio potere scorra"
Ancora una volta qualcuno comparve, chi l'aveva incontrata riconobbe Acqua.
Il Sommo Elementalista compì quindi un altro semicerchio fino all'angolo opposto del bracere avendo cura di non infastidire l'Aria nel suo passaggio.
"Regina degli elmenti giudica il mio cuore, fa che il mio potere divampi".
Così anche Fuoco, la più appariscente delle forme della Fenice fece la sua comparsa
Terminate le invocazioni, Zeno completò il secondo giro e tornò al punto iniziale dando le spalle alla platea, per una volta non era il più caratteristico tra i presenti.
"Elementi, Io vi ho chiamati perchè mi accettiate.... o mi distruggiate, esprimete il vostro giudizio"
Una ad una tutte le forme della Bianca Fenice si fecero avanti ed attraversarono Zeno passando per il medaglione, quasi tutti i presenti si aspettavano che prendesse fuoco o che diventasse sabbia ma ciò non avvenne. Gli elementi giudicarono ma si guardarono dal comunicare cosa avessero davvero visto, ogni congregato percepì una mutazione nel proprio legame e tutt'ora ci si chiede se questo sia dovuto all'Elementalista o allo stato della Fenice.
In ogni caso, alla fine del rituale la congrega aveva finalmente un nuovo vero Sommo.

Arrow La taverna di Oleth, fine febbraio 1319
“Ah, proprio tu! Sei tornato, eh? Siediti, prenditi una birra e goditi questa primavera che torna, benedetta sia Ze'ev! A me si erano gelate persino le palle, durante questo inverno.”
“Non posso, Passero, il mio spirito non mi consente di bere.”
“Il che la dice lunga su quanto bene ti voglia il Totem... Bah! Peccato, questo dolce nettare che viene da Bhaile non può restare sprecato.” A un rumore di trangugiamento seguì l'impatto di un boccale sbattuto. “Ahh! Allora, che notizie porti dalla terra di quei bastardi dei Cassandra? Ho sentito che c'erano anche la puttana ducale, la vecchia Ciabatta Rossa e la loro combriccola di parassiti colonialisti. Scommetto che c'era anche quel biondino inamidato che ha lodato Apawi prima di insediarsi a Barge.”
“Non porto notizie buone, Passero. Dicono ci sia stato un attacco, non preventivato.”
“Ma davvero? Ne ho piacere! È vero, non sono buone, sono OTTIME! Un po' di sana strizza a quegli sacchi di feci bargiotte non farà che bene. E dimmi, dimmi, quanti culi ha spaccato il nostro Kvartal Hierko, che era lì? Eh, eh?”
“Non farò giri di parole, Passero. I nostri nobili presenti sono morti. Kvartal Hierko e Mairi della famiglia Warfer.”
Calò il silenzio nella taverna. Tutti si fermarono.
“Qualcuno parla di Orchi traditori, altri di Elfi di oltremare con le lame avvelenate, a Raaka stanno cercando di capire. Dicono che i capicasata sono furenti. Tutti i nobili fargan sono salvi, gli unici nobili morti sono quelli della Tribù.”
“Ragazzo.” Nel silenzio, l'uomo si voltò verso un giovane cacciatore. “Riempimi un sacco con carne secca, birra e una coperta. Parto ora per Raaka. il Padre dei Lupi avrà presto bisogno di me.”

Arrow Caserma, Sala dell'alto comando
"Tenente Fleninter, Tenente Sarah accomodatevi.” Asaki accolse i sottoposti con aria severa. Attese che questi entrassero nella stanza per poi continuare con voce grave
“Vi ho chiamato perché credo sia giunto il momento di cambiare qualcosa nella nostra organizzazione."
Sarah si volse verso Fleniter, inarcando un sopracciglio scuro. L’uomo domandò
"Cosa intendete Asaki?"
Quest'ultimo alzò il mento, fiero
"Intendo che sono troppi anni che insegnamo le stesse cose. Siamo obsoleti, prevedibili! Ormai i nostri nemici sanno come difendersi da noi. Dobbiamo evolvere. Chiamerò dei nuovi maestri. Prima di tornare nel Ducato ho vissuto per molti anni nei territori esterni e qualche amico me lo sono fatto." commentò compiaciuto l’uomo, voltandosi a guardare fuori dalla finestra della stanza, stringendo le mani dietro la schiena.

Arrow Sala delle riunioni della sede del Patto d’Acciaio, La Fonderia
Messer Roderigo passò altri plichi alla nobildonna seduta di fronte a lui, all’estremità del lungo tavolo che spesso accoglieva l’intero Consiglio.
La donna era concentrata nella lettura dei testi che le venivano sottoposti, annuendo di tanto in tanto e apponendo una firma con una semplice piuma d’oca intinta nell’inchiostro.
“Quanti ne mancano, Roderigo?”
“Ancora cinque, Lady Yer e poi finalmente avremo concluso con le modifiche all’organizzazione generale del Patto.”
Druilia tirò un sospiro di sollievo, andando a stringersi la mano principale con il palmo dell’altra, dolorante
“Gli accordi con la Somma sono andati per il meglio, fortunatamente. Adesso vediamo di mettere ordine nel Patto d’Acciaio…E ricordiamoci di andare a controllare che Telorian non abbia fatto esplodere un laboratorio con uno dei suoi esperimenti, prima che venga sera!”

Arrow 26 Febbraio, Gravenhold, dimora di Acquesparte
La villa della Contessa dell’Alba era deserta e la stessa Cassandra Cassandra non si vedeva più da diverso tempo. Le prigioni che il mese precedente pullulavano di schiavi, in macerie, segnate da quello che era stato un chiaro errore di valutazione del nemico.
L’abitazione del Pollice Rosso, un tempo magnifico esempio delle gesta della nobile, rappresentava ancora la vita della Contessa, macchiata dal passaggio del Gruppo d’Intervento.
Solo una figura si poteva scorgere, tutti i giorni e tutte le notti, a spostare legna e mattoni, sbarre di ferro e blocchi di pietra: un nano da solo ricostruiva le prigioni e gli altri locali distrutti dagli orchi in fuga.
Lacrime amare solcavano il suo viso, l’armatura segnata dalle intemperie e dal suo rimorso, un solo grido scorreva nelle sue vene: “GONDESSWA..”
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