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Frammento I
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Frammento I
Maniero di Custos Ari, VII settembre 1271
Questa mattina, nella fredda uggia di una pioggia che ammantava della foschia autunnale le colline attorno al castello, il mio signore Osric è venuto a me con la notizia di qualcosa che forse genererà una svolta epocale. Mentre mi trovavo assiso nel mio studio di pietra, leggendo un passo di un mirabile testo dall’Ortodossia, il suo volto diciottenne e ancora imberbe è comparso fra le pile di pergamene, recando i segni ansiosi di un entusiasmo di cui egli mi ha espresso tosto l’origine.
Pare sia oggi giunto un messo della nobile casata Hilof, ricevuto da Lord Ulric in persona, che ha annunciato la volontà di Lord Hilof di coinvolgere attivamente i suoi vassalli ad una grande spedizione di conquista, diretta nei territori selvaggi ed inesplorati a settentrione del nostro grande continente. Una follia, la definirebbero gli uomini saggi, se l’iniziativa non provenisse anche dalla grande casata Ronuà, potenza dei nostri Marchesati e vanto dei mari, che Lex abbia in gloria il loro nome. Secondo le parole di Osric, il messo ha riferito che i preparativi dell’impresa sono stati già avviati da tempo, che molte rinomate nazioni ne prenderanno parte, che è già in atto, anche al Sud e all’Est, la costruzione di nuove galee militari in grado di solcare l’oceano.
Oggi, quale vassallo Hilof, benché di umile rango, Lord Ulric Custos Ari è stato convocato per concordare il suo apporto nella missione, per la quale la casata Hilof sta investendo una parte importante dei propri proventi commerciali. Con sgomento, ho appreso che proprio Sir Osric, in qualità di primogenito di Ulric, si è pubblicamente offerto di guidare l’eventuale delegazione che sarà pretesa; perciò egli è venuto subito ad annunciarmelo, convinto che io approvi la sua iniziativa.
“C’è spazio per nuove conquiste e per chi se le guadagnerà sul campo nel nome di Lex e della propria famiglia”, ha proclamato il ragazzo, con gli occhi scintillanti di immagini di conquista e di potere, il quale scorge in questa impresa l’occasione per recuperare la gloria e la visibilità alla propria famiglia decaduta. Tuttavia, quale Sapiente del Sud e suo tutore, mi sono sentito in dovere di stemperare la sua irruenza, benché ben intenzionata e ricca di devozione, e riportarlo agli ammonimenti dei saggi Patriarchi, che insegnano che la fama senza la saggezza e il coraggio senza la prudenza conducono solo alla vanità e alla rovina.
Sospetto tuttavia che le mie sagge parole siano passate in Osric come il vento scorre attraverso le finestre di una torre, e temo fortemente che all’ordine di Lord Hilof seguirà la richiesta non di risorse, bensì di uomini d’arme; giacché la povera casata Custos Ari potrà difettare di terre, ma non certo di valorosi.
Su questo ho riflettuto oggi pomeriggio, immerso in una melanconica meditazione, mentre dalla mia alta finestra sul cortile di guardia osservavo la secondogenita di Ulric, la piccola Cassandra, cimentarsi alla spada lunga con il suo nuovo maestro di scherma. Vedendola dedita proprio a ciò da cui l’avevo esortata a desistere – poiché l’arte della guerra non si addice alle tredicenni di buona famiglia che vogliano avere plausibili speranze di maritarsi – ho valutato che queste nuove generazioni sono refrattarie agli antichi insegnamenti. A quale futuro esse si destineranno, tuttavia, se nessuno rammenterà loro l’esperienza del passato?
Per grazia di Lex,
Glauco di Blanchevalle, Sapiente del Sud
Questa mattina, nella fredda uggia di una pioggia che ammantava della foschia autunnale le colline attorno al castello, il mio signore Osric è venuto a me con la notizia di qualcosa che forse genererà una svolta epocale. Mentre mi trovavo assiso nel mio studio di pietra, leggendo un passo di un mirabile testo dall’Ortodossia, il suo volto diciottenne e ancora imberbe è comparso fra le pile di pergamene, recando i segni ansiosi di un entusiasmo di cui egli mi ha espresso tosto l’origine.
Pare sia oggi giunto un messo della nobile casata Hilof, ricevuto da Lord Ulric in persona, che ha annunciato la volontà di Lord Hilof di coinvolgere attivamente i suoi vassalli ad una grande spedizione di conquista, diretta nei territori selvaggi ed inesplorati a settentrione del nostro grande continente. Una follia, la definirebbero gli uomini saggi, se l’iniziativa non provenisse anche dalla grande casata Ronuà, potenza dei nostri Marchesati e vanto dei mari, che Lex abbia in gloria il loro nome. Secondo le parole di Osric, il messo ha riferito che i preparativi dell’impresa sono stati già avviati da tempo, che molte rinomate nazioni ne prenderanno parte, che è già in atto, anche al Sud e all’Est, la costruzione di nuove galee militari in grado di solcare l’oceano.
Oggi, quale vassallo Hilof, benché di umile rango, Lord Ulric Custos Ari è stato convocato per concordare il suo apporto nella missione, per la quale la casata Hilof sta investendo una parte importante dei propri proventi commerciali. Con sgomento, ho appreso che proprio Sir Osric, in qualità di primogenito di Ulric, si è pubblicamente offerto di guidare l’eventuale delegazione che sarà pretesa; perciò egli è venuto subito ad annunciarmelo, convinto che io approvi la sua iniziativa.
“C’è spazio per nuove conquiste e per chi se le guadagnerà sul campo nel nome di Lex e della propria famiglia”, ha proclamato il ragazzo, con gli occhi scintillanti di immagini di conquista e di potere, il quale scorge in questa impresa l’occasione per recuperare la gloria e la visibilità alla propria famiglia decaduta. Tuttavia, quale Sapiente del Sud e suo tutore, mi sono sentito in dovere di stemperare la sua irruenza, benché ben intenzionata e ricca di devozione, e riportarlo agli ammonimenti dei saggi Patriarchi, che insegnano che la fama senza la saggezza e il coraggio senza la prudenza conducono solo alla vanità e alla rovina.
Sospetto tuttavia che le mie sagge parole siano passate in Osric come il vento scorre attraverso le finestre di una torre, e temo fortemente che all’ordine di Lord Hilof seguirà la richiesta non di risorse, bensì di uomini d’arme; giacché la povera casata Custos Ari potrà difettare di terre, ma non certo di valorosi.
Su questo ho riflettuto oggi pomeriggio, immerso in una melanconica meditazione, mentre dalla mia alta finestra sul cortile di guardia osservavo la secondogenita di Ulric, la piccola Cassandra, cimentarsi alla spada lunga con il suo nuovo maestro di scherma. Vedendola dedita proprio a ciò da cui l’avevo esortata a desistere – poiché l’arte della guerra non si addice alle tredicenni di buona famiglia che vogliano avere plausibili speranze di maritarsi – ho valutato che queste nuove generazioni sono refrattarie agli antichi insegnamenti. A quale futuro esse si destineranno, tuttavia, se nessuno rammenterà loro l’esperienza del passato?
Per grazia di Lex,
Glauco di Blanchevalle, Sapiente del Sud
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