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Lady Ludovica Ronuà Nordrake
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Lady Ludovica Ronuà Nordrake
La donna aveva infine compreso la triste verità, non era mai piaciuta a nessuno, forse solo a Mirka, Aurora, anche se al concilio l’aveva molto delusa, l’elfo amico di Mirka e pochi altri, tutti quelli che si erano avvicinati a lei lo avevano fatto solamente per avere un tornaconto o per assistere alla sua caduta.. quale che fosse, tutti coloro che la sostenevano si potevano contare sulla punta delle dita. I fatti lo avevano dimostrato chiaramente quella notte. Realizzò solo in quel momento che l’unico uomo che l’aveva mai amata era ormai morto, lontano da lei, in un altro continente.
La donna contemplò la bambina appisolata sopra al letto, sfinita dalla lunga giornata. Il frutto dell’amore del suo Faust. Come potevano anche solo dubitare della sua fedeltà al marito? Alzando le spalle Ludovica si sedette in parte alla bambina addormentata.
“Lo ammetto non sono stata la persona più simpatica del ducato, ma in fin dei conti un po’ mi piaceva il gruppo d’intervento. Poco importa, il ducato è un giocattolo ormai rotto.”
Mentre parlava indugiò nella sua immagine riflessa allo specchio.
“Ma guardati, parli come una vecchia matrona, quando sei ancora così giovane e bella. Accetta la verità non ti hanno mai amata. Beh si accorgeranno della pessima scelta. Livia. Per lo meno i due nobili morti, non sono più un mio problema. Cara divertiti con le beghe del ducato.” Esclamò Ludovica scoppiando poi a ridere.
Il giorno seguente rimase tutto il tempo rinchiusa nella sua stanza, stando sola con la piccola Regina, Fernand passò a salutare lei e la figlia ma neanche la sua visita potè rallegrarla.
“Zio, zio. Rinnegati dalla gente che abbiamo aiutato.” Sospirò la donna quando lo zio lasciò la stanza.
La sera scese presto e le ombre s’infittirono, le uniche luci erano quelle della Faglia, chiaramente potente e piena di potere magico. La donna si accostò alla finestra per osservarle. Fu allora che vide in lontananza un gruppo di persone, più il gruppo si avvicinava, più ne riconosceva le fattezze. Erano senza dubbio i Florjark, accompagnati dallo Skaldo.
Ludovica non ci pensò due volte, cominciò a raccogliere i suoi vestiti dall’armadio, chiamando tutte le ancelle a sua disposizione, prendendo i vestiti di Regina e cominciando a mettere tutto in delle enormi borse da viaggio.
“Mi fido di quegli ingrati, ma non così tanto da rimanere qui e scoprire se faranno esplodere il ducato o meno. Divertiti Livia io me ne torno a Seawolk.”
Lo zio era ad attenderla fuori dalla sua stanza, i due salparono immediatamente con il vascello Ronuà, portando con loro solo i servitori più devoti, senza pensare troppo agli altri.
Nei giorni successivi Ludovica venne a sapere che Punta del Drago era caduta, che Livia era riuscita a fuggire e che aveva giustiziato Minerva come complice dello Skaldo.
“Che spreco Regina, io l’avrei liberata, vuoi mettere vivere col disonore per tutta la vita?” la bambina fece un sorriso alla madre mentre muoveva qualche passo verso di lei.
“Lo so è dura essere la bambina ducale, ma te sei talmente bella che puoi avere qualunque uomo.” Disse la donna prendendo in braccio la figlia e dandole un bacio sulla fronte, “No non ti darò mai a Nicholas, non ora che il ducato è caduto.
In quel momento bussarono alla porta e con un annoiato ‘Avanti’ Ludovica fece entrare l’ancella.
“Mia Lady, la duchessa reggente ha mandato un messo ” Disse la donna senza guardarla in volto e tenendo lo sguardo chino. Da qualche giorno si vociferava per il palazzo che Ludovica fosse indispettita dalla compagnia della gente e che avesse accentuato una sorta di comportamento strano, quelli che una volta erano piccoli tic ora si rivelavano molto più facilmente. La donna manteneva meno la calma e non risparmiava più commenti a nessuno.
“Fallo entrare così lo libero, vediamo se Livia capirà qualcosa. Stavolta! Magari glielo devo rimandare indietro decapitato.”
La ragazza fece cenno di si col capo e fece venire avanti un giovane.
“Attento, oggi non è di buon umore.” Disse la ragazza mentre il giovane deglutiva spaventato.
“Allora parla! Cosa vuole ancora!” La voce di Ludovica era tagliente, annoiata e disgustata.
“M-Mia S-Signora…La duchessa mi mand…”
“REGGENTE!” disse la donna a denti stretti, lasciando trapelare l’odio ancora presente.
“P-Prego?” rispose il ragazzo terrorizzato.
“Duchessa Reggente! Lei è la Duchessa Reggente. Almeno io per un periodo sono stata una vera duchessa. Ma prego vai avanti.” Rispose incredibilmente calma, mentre la piccola Regina si avvicinava per poter giocare col ragazzo.
“Regina non toccarlo! Non vorrai ammalarti! È stato a contatto con gli Stein.” disse la donna con insolenza. Ormai Ludovica sapeva di non aver più nulla da perdere.
“M-Mia Signora. Lady Livia Nordrake…”
“Così va meglio. Vedo che impari in fretta.” Disse la donna sfoggiando un sorriso maligno. “Prego allora continua, non ho voglia di perdere tutto il mio tempo qui con te.”
“Mi perdoni ha ragione. Lady Livia, Duchessa Reggente, mi manda per offrirle ancora una volta il suo vecchio ruolo di patrizia di Thoran.” Disse il giovane quasi tutto d’un fiato, per paura di essere nuovamente interrotto.
“Ci risiamo. Ma non impara mai?” sospirò la donna alzandosi dalla sedia. “Ebbene, di alla mia cara Livia che per quanto mi sia divertita a torturare Kainen, e tutta la catena d’argento a Torhan, non ho intenzione di tornare in quel luogo, qui ho tutto ciò che desidero. Ora, se non hai altro da aggiungere vattene o sarai liberato come il tuo predecessore.” Mentre la donna diceva queste parole si era avvicinata al ragazzo, visibilmente a disagio.
Il giovane terrorizzato si diresse verso l’uscita mentre l’ancella tornava a chiudere la porta.
“Adoro quando fuggono terrorizzati.”
“Si lo so mia signora.” Rispose l’ancella sempre evitando lo sguardo della donna.
“Prendi Regina e cambiala. Ha questo vestito da più di tre ore! Non vorrai mica che venga vista con lo stesso vestito per così tanto tempo!”
“No Signora, ha perfettamente ragione.” L’ancella lasciò la stanza per poter andare a recuperare i vestiti della bambina nella sua camera da letto.
Ludovica si avvicinò alla figlia prendendola in braccio.
“Maha” disse la piccola giocando con i ricci della madre.
“Si amore mio. Anche te un giorno sarai bella come la tua mamma, e forte come il tuo papà.”
“Pa!” esclamò la bambina sorridendo e il volto della donna si rigò.
“Maha no pange!”
“No amore mio tranquilla! Mi sei rimasta solo tu! Saremmo una la roccia dell’altra, e quando sarai grande sarai il cucciolo di drago più forte del ducato perché tu hai sangue Nordrake e Ronuà e chi dice il contrario non sa come il drago e lo squalo possano sopraffarli!”
Gli anni passarono, alla fine Ludovica comunicò pubblicamente che le nozze della figlia erano annullate, alla donna non interessava per nulla continuare a regnare in un ducato distrutto e men che meno sarebbe importato alla figlia. Livia cercò di opporsi, ma sfortunatamente per la donna gli accordi risultarono puramente verbali e ben presto Livia dovette abbandonare il piano originario poichè il ducato non avrebbe mai potuto sopportare un’altra guerra civile. Probabilmente la donna sperava di salvare Ludovica, ma per lei ormai non c’era più nulla da fare, stava bene così, la sua freddezza ed i suoi modi bruschi rimasero invariati, tuttavia la vicinanza alla figlia che cresceva la manteneva in un qualche modo viva e con la voglia di rimanere in un mondo che non le aveva dato nulla se non morte e dolore.
Mantenne invece i contatti con Lord Zeno Flambèr, ormai a Mu da anni, Ludovica spesso pensava di andare alla tomba del marito e di aproffittare e fare visita al suo amico a Saint Faust, ma non poteva sottoporre la piccola Regina ad un viaggio così stancante, fino a quando, un giorno la donna decise di partire, ormai la figlia aveva sei anni e Ludovica era in pace con se stessa, pronta a rivedere il luogo di morte dell’uomo che ormai aveva ammesso di amare dal primo giorno, colui che con la sua semplicità ed innocenza aveva visto il bello in lei, anche dove magari c’era del marcio.
Quella mattina la bambina non stava più nella pelle, erano arrivate la sera prima e Regina non vedeva l’ora di andare a vedere il luogo dove il suo eroe aveva salvato il ducato intero. Zeno venne ad accoglierle come ci si aspetterebbe da un vero nobile, portava dei pesanti guanti di pelle ed aveva lasciato crescere delle ciocche di capelli sulla nuca che ora si muovevano al vento, per il resto era rimasto uguale al loro ultimo incontro, forse.. un pò più robusto.
Ludovica aveva fretta ma si concesse qualche istante per godersi l’imbarazzo del nobile, lui che padroneggiava la magia e che affrontava pericoli mortali ma non sapeva come comportarsi di fronte ad una bambina curiosa.
“Mamma veloce!” diceva la piccola mentre percorrevano la cittadella.
“Si amore arrivo. Zeno sicuro possa tranquillamente girare?”
“Tranquilla, è una zona sicura e l’ho affidata alla mia guardia personale. Non corre pericoli”
“Ti ringrazio.” Sorrise debolmente la donna.
“Come stà il Ducato?”
“Onestamente, non me ne curo per nulla. Qui invece? com’è la vita nel continente perduto?”
Zeno rimase silente per un minuto intero, Ludovica non avrebbe mai pensato che una domanda tanto futile lo avrebbe messo in difficoltà.
Alla fine sorrise e rispose “Com’è la vita qui? Mia”.
“MAMMA!”
“Regina per Lex! Non va da nessuna parte tuo padre!” L’aria si raggelò leggermente a quelle parole.
Passeggiando erano giunti fino alla piazzetta della torre, l’intero castello era stato ampliato notevolmente ma quella zona era rimasta uguale a sè stessa, la torre avviluppata dalle fiamme bianche non avrebbe comunque permesso lavori ma si trattava anche di rispetto per ciò che ci era avvenuto.
“Bene vi aspetto per cena allora.”
“Grazie Zeno. Sei davvero un amico. Faust era fortunato ad averti.”
“Nah, Ero io fortunato ad avere lui”
Loro due si diressero alla torre di Fenice e Merihim. La bambina proseguì a passo veloce verso la torre.
Regina si fermò davanti alle porte, li, dove il padre si era sacrificato per il ducato, dove assieme a Fenice aveva salvato il suo popolo, lo stesso che non aveva pensato due volte a voltare le spalle alla sua famiglia.
La donna si fermò a pochi passi dalla bambina, che incantata guardava verso la torre. Regina alzò solo la mano, indicando verso una finestra in alto, quasi sulla cima.
“Papà!”
La donna contemplò la bambina appisolata sopra al letto, sfinita dalla lunga giornata. Il frutto dell’amore del suo Faust. Come potevano anche solo dubitare della sua fedeltà al marito? Alzando le spalle Ludovica si sedette in parte alla bambina addormentata.
“Lo ammetto non sono stata la persona più simpatica del ducato, ma in fin dei conti un po’ mi piaceva il gruppo d’intervento. Poco importa, il ducato è un giocattolo ormai rotto.”
Mentre parlava indugiò nella sua immagine riflessa allo specchio.
“Ma guardati, parli come una vecchia matrona, quando sei ancora così giovane e bella. Accetta la verità non ti hanno mai amata. Beh si accorgeranno della pessima scelta. Livia. Per lo meno i due nobili morti, non sono più un mio problema. Cara divertiti con le beghe del ducato.” Esclamò Ludovica scoppiando poi a ridere.
Il giorno seguente rimase tutto il tempo rinchiusa nella sua stanza, stando sola con la piccola Regina, Fernand passò a salutare lei e la figlia ma neanche la sua visita potè rallegrarla.
“Zio, zio. Rinnegati dalla gente che abbiamo aiutato.” Sospirò la donna quando lo zio lasciò la stanza.
La sera scese presto e le ombre s’infittirono, le uniche luci erano quelle della Faglia, chiaramente potente e piena di potere magico. La donna si accostò alla finestra per osservarle. Fu allora che vide in lontananza un gruppo di persone, più il gruppo si avvicinava, più ne riconosceva le fattezze. Erano senza dubbio i Florjark, accompagnati dallo Skaldo.
Ludovica non ci pensò due volte, cominciò a raccogliere i suoi vestiti dall’armadio, chiamando tutte le ancelle a sua disposizione, prendendo i vestiti di Regina e cominciando a mettere tutto in delle enormi borse da viaggio.
“Mi fido di quegli ingrati, ma non così tanto da rimanere qui e scoprire se faranno esplodere il ducato o meno. Divertiti Livia io me ne torno a Seawolk.”
Lo zio era ad attenderla fuori dalla sua stanza, i due salparono immediatamente con il vascello Ronuà, portando con loro solo i servitori più devoti, senza pensare troppo agli altri.
Nei giorni successivi Ludovica venne a sapere che Punta del Drago era caduta, che Livia era riuscita a fuggire e che aveva giustiziato Minerva come complice dello Skaldo.
“Che spreco Regina, io l’avrei liberata, vuoi mettere vivere col disonore per tutta la vita?” la bambina fece un sorriso alla madre mentre muoveva qualche passo verso di lei.
“Lo so è dura essere la bambina ducale, ma te sei talmente bella che puoi avere qualunque uomo.” Disse la donna prendendo in braccio la figlia e dandole un bacio sulla fronte, “No non ti darò mai a Nicholas, non ora che il ducato è caduto.
In quel momento bussarono alla porta e con un annoiato ‘Avanti’ Ludovica fece entrare l’ancella.
“Mia Lady, la duchessa reggente ha mandato un messo ” Disse la donna senza guardarla in volto e tenendo lo sguardo chino. Da qualche giorno si vociferava per il palazzo che Ludovica fosse indispettita dalla compagnia della gente e che avesse accentuato una sorta di comportamento strano, quelli che una volta erano piccoli tic ora si rivelavano molto più facilmente. La donna manteneva meno la calma e non risparmiava più commenti a nessuno.
“Fallo entrare così lo libero, vediamo se Livia capirà qualcosa. Stavolta! Magari glielo devo rimandare indietro decapitato.”
La ragazza fece cenno di si col capo e fece venire avanti un giovane.
“Attento, oggi non è di buon umore.” Disse la ragazza mentre il giovane deglutiva spaventato.
“Allora parla! Cosa vuole ancora!” La voce di Ludovica era tagliente, annoiata e disgustata.
“M-Mia S-Signora…La duchessa mi mand…”
“REGGENTE!” disse la donna a denti stretti, lasciando trapelare l’odio ancora presente.
“P-Prego?” rispose il ragazzo terrorizzato.
“Duchessa Reggente! Lei è la Duchessa Reggente. Almeno io per un periodo sono stata una vera duchessa. Ma prego vai avanti.” Rispose incredibilmente calma, mentre la piccola Regina si avvicinava per poter giocare col ragazzo.
“Regina non toccarlo! Non vorrai ammalarti! È stato a contatto con gli Stein.” disse la donna con insolenza. Ormai Ludovica sapeva di non aver più nulla da perdere.
“M-Mia Signora. Lady Livia Nordrake…”
“Così va meglio. Vedo che impari in fretta.” Disse la donna sfoggiando un sorriso maligno. “Prego allora continua, non ho voglia di perdere tutto il mio tempo qui con te.”
“Mi perdoni ha ragione. Lady Livia, Duchessa Reggente, mi manda per offrirle ancora una volta il suo vecchio ruolo di patrizia di Thoran.” Disse il giovane quasi tutto d’un fiato, per paura di essere nuovamente interrotto.
“Ci risiamo. Ma non impara mai?” sospirò la donna alzandosi dalla sedia. “Ebbene, di alla mia cara Livia che per quanto mi sia divertita a torturare Kainen, e tutta la catena d’argento a Torhan, non ho intenzione di tornare in quel luogo, qui ho tutto ciò che desidero. Ora, se non hai altro da aggiungere vattene o sarai liberato come il tuo predecessore.” Mentre la donna diceva queste parole si era avvicinata al ragazzo, visibilmente a disagio.
Il giovane terrorizzato si diresse verso l’uscita mentre l’ancella tornava a chiudere la porta.
“Adoro quando fuggono terrorizzati.”
“Si lo so mia signora.” Rispose l’ancella sempre evitando lo sguardo della donna.
“Prendi Regina e cambiala. Ha questo vestito da più di tre ore! Non vorrai mica che venga vista con lo stesso vestito per così tanto tempo!”
“No Signora, ha perfettamente ragione.” L’ancella lasciò la stanza per poter andare a recuperare i vestiti della bambina nella sua camera da letto.
Ludovica si avvicinò alla figlia prendendola in braccio.
“Maha” disse la piccola giocando con i ricci della madre.
“Si amore mio. Anche te un giorno sarai bella come la tua mamma, e forte come il tuo papà.”
“Pa!” esclamò la bambina sorridendo e il volto della donna si rigò.
“Maha no pange!”
“No amore mio tranquilla! Mi sei rimasta solo tu! Saremmo una la roccia dell’altra, e quando sarai grande sarai il cucciolo di drago più forte del ducato perché tu hai sangue Nordrake e Ronuà e chi dice il contrario non sa come il drago e lo squalo possano sopraffarli!”
Gli anni passarono, alla fine Ludovica comunicò pubblicamente che le nozze della figlia erano annullate, alla donna non interessava per nulla continuare a regnare in un ducato distrutto e men che meno sarebbe importato alla figlia. Livia cercò di opporsi, ma sfortunatamente per la donna gli accordi risultarono puramente verbali e ben presto Livia dovette abbandonare il piano originario poichè il ducato non avrebbe mai potuto sopportare un’altra guerra civile. Probabilmente la donna sperava di salvare Ludovica, ma per lei ormai non c’era più nulla da fare, stava bene così, la sua freddezza ed i suoi modi bruschi rimasero invariati, tuttavia la vicinanza alla figlia che cresceva la manteneva in un qualche modo viva e con la voglia di rimanere in un mondo che non le aveva dato nulla se non morte e dolore.
Mantenne invece i contatti con Lord Zeno Flambèr, ormai a Mu da anni, Ludovica spesso pensava di andare alla tomba del marito e di aproffittare e fare visita al suo amico a Saint Faust, ma non poteva sottoporre la piccola Regina ad un viaggio così stancante, fino a quando, un giorno la donna decise di partire, ormai la figlia aveva sei anni e Ludovica era in pace con se stessa, pronta a rivedere il luogo di morte dell’uomo che ormai aveva ammesso di amare dal primo giorno, colui che con la sua semplicità ed innocenza aveva visto il bello in lei, anche dove magari c’era del marcio.
Quella mattina la bambina non stava più nella pelle, erano arrivate la sera prima e Regina non vedeva l’ora di andare a vedere il luogo dove il suo eroe aveva salvato il ducato intero. Zeno venne ad accoglierle come ci si aspetterebbe da un vero nobile, portava dei pesanti guanti di pelle ed aveva lasciato crescere delle ciocche di capelli sulla nuca che ora si muovevano al vento, per il resto era rimasto uguale al loro ultimo incontro, forse.. un pò più robusto.
Ludovica aveva fretta ma si concesse qualche istante per godersi l’imbarazzo del nobile, lui che padroneggiava la magia e che affrontava pericoli mortali ma non sapeva come comportarsi di fronte ad una bambina curiosa.
“Mamma veloce!” diceva la piccola mentre percorrevano la cittadella.
“Si amore arrivo. Zeno sicuro possa tranquillamente girare?”
“Tranquilla, è una zona sicura e l’ho affidata alla mia guardia personale. Non corre pericoli”
“Ti ringrazio.” Sorrise debolmente la donna.
“Come stà il Ducato?”
“Onestamente, non me ne curo per nulla. Qui invece? com’è la vita nel continente perduto?”
Zeno rimase silente per un minuto intero, Ludovica non avrebbe mai pensato che una domanda tanto futile lo avrebbe messo in difficoltà.
Alla fine sorrise e rispose “Com’è la vita qui? Mia”.
“MAMMA!”
“Regina per Lex! Non va da nessuna parte tuo padre!” L’aria si raggelò leggermente a quelle parole.
Passeggiando erano giunti fino alla piazzetta della torre, l’intero castello era stato ampliato notevolmente ma quella zona era rimasta uguale a sè stessa, la torre avviluppata dalle fiamme bianche non avrebbe comunque permesso lavori ma si trattava anche di rispetto per ciò che ci era avvenuto.
“Bene vi aspetto per cena allora.”
“Grazie Zeno. Sei davvero un amico. Faust era fortunato ad averti.”
“Nah, Ero io fortunato ad avere lui”
Loro due si diressero alla torre di Fenice e Merihim. La bambina proseguì a passo veloce verso la torre.
Regina si fermò davanti alle porte, li, dove il padre si era sacrificato per il ducato, dove assieme a Fenice aveva salvato il suo popolo, lo stesso che non aveva pensato due volte a voltare le spalle alla sua famiglia.
La donna si fermò a pochi passi dalla bambina, che incantata guardava verso la torre. Regina alzò solo la mano, indicando verso una finestra in alto, quasi sulla cima.
“Papà!”
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Data d'iscrizione : 11.02.14
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