Cerca
Ultimi argomenti attivi
Ciò che siamo diventati - Percy
Pagina 1 di 1
Ciò che siamo diventati - Percy
Soffiava un vento carico di presagi, fra le fronde ora meno spaventose della Palude di Hugin. Il gruppo di intervento si stava ancora leccando le ferite per arginare i colpi subiti sotto il costante andirivieni di refusi dell’armata Florjark e il confronto con i non morti al soldo di Lìm-Dul.
Arroccati sopra una postazione di vedetta, praticamente una palafitta in mezzo alla palude, i membri del Patto d’Acciaio stavano ancora risistemandosi dopo i numerosi giorni di viaggio per raggiungere il luogo dove si supponeva si trovasse il negromante.
Con celere passo, i messaggeri correvano già tramite i vari accampamenti di fortuna, stazionati per poche ore prima che l’instancabile caccia riprendesse senza posa, per accerchiare le forze rimaste del tre volte maledetto arci nemico prima che potesse riprendere le forze e attaccare di nuovo con violenza.
Percy era intento a guardare nervosamente l’orizzonte, mentre lucidava un oggetto dalla fattura bizzarra con uno scovolino posto su una stecchetta di frassino. Di lontano, si vedevano ancora colonne di fumo che segnalavano i punti in cui qualcuno stava dando l’estremo saluto ai cadaveri- erano morti in così tanti, da non lasciare nemmeno il tempo per riconoscere le salme. Il Gruppo d’Intervento, che pure si muoveva compatto e solido, aveva in ogni caso perso degli elementi validi che ora giacevano non riconosciuti assieme ad altri corpi in pire lontane ormai miglia. Il giovane ingegnere faticava a credere che fosse tutto successo così in fretta.
Uno scalpiccio di passi fece scattare sul chi vive il fabbro, che si girò di scatto. Appena dietro di lui, Hellighet era arrivato in cima alla postazione di sorveglianza costruita dai Lupi, e aveva due boccali in mano che spillavano un liquido ambrato ogni volta che il mercante faceva un passo troppo caricato. Percy si lasciò andare a un sorriso alla vista del collega, e lievemente, la pressione si allentò sensibilmente. Risistemandosi e spolverando il lungo cappotto, “Bentrovato, Hellighet” disse l’ingegnere. “Idromele?”
Hellighet sorrise, venendo avanti con passo sereno “A galloni, socio.” Poi, allungando un boccale al collega, “L’unica cosa davvero decente che quel cuoco dei Lupi che ci hanno affibbiato sa servire. Potrei scommettere un galeone contro chiunque dicendo che tutto quello che quel casinista ci mette nel piatto finisce col sapere di pollo. Agnello, maiale, manzo… sa tutto di pollo, per i Tre.”
Percy rise, sorseggiando appena l’idromele. “A parte il pollo.”, e per tutta risposta, Hellighet sputò giù dalla postazione di guardia, mentre sotto la voce di qualcuno echeggiava con una sonora imprecazione di disgusto. “Ech, non mi ci far pensare. Quello sa di pesce, non voglio nemmeno sapere come lo cucina. Saremo costretti a prendere dei lassativi per evitare di prendere il verme solitario, quando torniamo.”
La fine della frase frase stette ad aleggiare nell’aria uno sgradevole secondo, mentre si aspettava una correzione di ‘quando torniamo’ in ‘se torniamo’. Fortunatamente, entrambi si astennero dalla pessima precisazione, e involontariamente, tutti e due risero, e bevvero un altro sorso. Ci fu una pausa aggiuntiva, e dopo di essa, Hellighet prese un’espressione perplessa, guardando il suo collega. “Ma da quando bevi tu? Da che so sei sempre stato astemio.” Percy fece un ampio gesto per indicare le molte fumarole ancora accese, e con un gesto un po’ rassegnato rispose “Beh, non mi pare che manchino i motivi.”
Hellighet si limitò ad annuire, convinto che non ci fossero tutti i torti in quell’affermazione. Con fare noncurante, prese un altro sorso. Poi proseguì.
“Penso che almeno per questa missione io rifarò la strada in senso inverso, Percy. Non mi piace come si stan mettendo le cose, e vorrei poter sopravvivere abbastanza da poter portare a casa ancora qualche Galeone. Non penso ci sia biasimo in questo, no? O vuoi spararmi in un piede e torno a casa come infortunato?”
Percy sorrise “Non ce n’è bisogno, simula un’intossicazione alimentare, amico mio. Con la sbobba che ci passano, non dovrebbe essere difficile crederti. Ti rimetteranno sul carro per la Fonderia di volata.”
Hellighet fece per addurre qualche altra spiegazione in merito, come a voler venire ai sensi della sua decisione, ma Percy lo fermò- “Non devi spiegare nulla, ok? Hai una casa a cui tornare. Sei capace in quel che fai. Diventerai capo mercante in men che non si dica. Se la sorte lo vorrà, ci rivedremo e ci ubriacheremo. Promesso- la prima sbronza del tuo ingegnere, avrai il privilegio di raccontarla a tutti. “
Percy prese un lungo sospiro. Fece per aggiungere qualcosa, ma Hellighet gli diede un sonoro schiaffo sulla nuca. Ci fu un momento perplesso dove l’ingegnere si voltò con gli occhi sgranati verso Hellighet, che continuava a bere tranquillo. Staccò la bocca dal boccale solo per dire tre parole.
“Niente se, socio.”
Detto questo, indicò la pesante sacca che portava il compagno.
“Questa la riporti al Patto più piena di così, ci siamo intesi?” Il ragazzo annuì, soppesando il sacco.
“E niente stupidaggini. Ne abbiamo fatta di strada da quel giorno in cui abbiamo iniziato. Non pensare per un secondo che non vi sia modo di risolvere la situazione. Guarda solo che razza di calcio nei denti abbiamo dato ai Florkjark! I Florjark, Percy- non un gregge di montoni perso nella brughiera, orchi armati fino ai denti e capaci di cose impensabili! E noi li abbiamo mandati in rotta!” e per sottolineare il suo gesto, indicò tutte le colonne di fumo accese sull’orizzonte. Hellighet prese fiato, e continuò “ti rendi conto che siamo sopravvissuti a Mu? Alcuni di noi due volte. Insepolti, Merihim, abominazioni e chimere- e ora siamo qui, di fronte a un negromante che scappa. Possiamo farcela.”
Percy accolse il tentativo di Hellighet di rincuorarlo e guardò l’orizzonte. “Ne abbiamo fatta di strada.” Poi, perso a contemplare l’orizzonte, e tutta la morte implicata in quello scenario, citò un passo dell’Ascesa dell’Argenteo, involontariamente recuperato dalla sua memoria. “Ora siamo diventati la Spada del Giusto, i distruttori di mondi…”
Hellighet lo prese sottobraccio, e con tono risoluto e sereno, parodiò le sue parole “Ora, amico mio, siamo diventati degli inarrestabili figli di puttana.”
Percy rise. Avrebbe ricordato quella frase.
Arroccati sopra una postazione di vedetta, praticamente una palafitta in mezzo alla palude, i membri del Patto d’Acciaio stavano ancora risistemandosi dopo i numerosi giorni di viaggio per raggiungere il luogo dove si supponeva si trovasse il negromante.
Con celere passo, i messaggeri correvano già tramite i vari accampamenti di fortuna, stazionati per poche ore prima che l’instancabile caccia riprendesse senza posa, per accerchiare le forze rimaste del tre volte maledetto arci nemico prima che potesse riprendere le forze e attaccare di nuovo con violenza.
Percy era intento a guardare nervosamente l’orizzonte, mentre lucidava un oggetto dalla fattura bizzarra con uno scovolino posto su una stecchetta di frassino. Di lontano, si vedevano ancora colonne di fumo che segnalavano i punti in cui qualcuno stava dando l’estremo saluto ai cadaveri- erano morti in così tanti, da non lasciare nemmeno il tempo per riconoscere le salme. Il Gruppo d’Intervento, che pure si muoveva compatto e solido, aveva in ogni caso perso degli elementi validi che ora giacevano non riconosciuti assieme ad altri corpi in pire lontane ormai miglia. Il giovane ingegnere faticava a credere che fosse tutto successo così in fretta.
Uno scalpiccio di passi fece scattare sul chi vive il fabbro, che si girò di scatto. Appena dietro di lui, Hellighet era arrivato in cima alla postazione di sorveglianza costruita dai Lupi, e aveva due boccali in mano che spillavano un liquido ambrato ogni volta che il mercante faceva un passo troppo caricato. Percy si lasciò andare a un sorriso alla vista del collega, e lievemente, la pressione si allentò sensibilmente. Risistemandosi e spolverando il lungo cappotto, “Bentrovato, Hellighet” disse l’ingegnere. “Idromele?”
Hellighet sorrise, venendo avanti con passo sereno “A galloni, socio.” Poi, allungando un boccale al collega, “L’unica cosa davvero decente che quel cuoco dei Lupi che ci hanno affibbiato sa servire. Potrei scommettere un galeone contro chiunque dicendo che tutto quello che quel casinista ci mette nel piatto finisce col sapere di pollo. Agnello, maiale, manzo… sa tutto di pollo, per i Tre.”
Percy rise, sorseggiando appena l’idromele. “A parte il pollo.”, e per tutta risposta, Hellighet sputò giù dalla postazione di guardia, mentre sotto la voce di qualcuno echeggiava con una sonora imprecazione di disgusto. “Ech, non mi ci far pensare. Quello sa di pesce, non voglio nemmeno sapere come lo cucina. Saremo costretti a prendere dei lassativi per evitare di prendere il verme solitario, quando torniamo.”
La fine della frase frase stette ad aleggiare nell’aria uno sgradevole secondo, mentre si aspettava una correzione di ‘quando torniamo’ in ‘se torniamo’. Fortunatamente, entrambi si astennero dalla pessima precisazione, e involontariamente, tutti e due risero, e bevvero un altro sorso. Ci fu una pausa aggiuntiva, e dopo di essa, Hellighet prese un’espressione perplessa, guardando il suo collega. “Ma da quando bevi tu? Da che so sei sempre stato astemio.” Percy fece un ampio gesto per indicare le molte fumarole ancora accese, e con un gesto un po’ rassegnato rispose “Beh, non mi pare che manchino i motivi.”
Hellighet si limitò ad annuire, convinto che non ci fossero tutti i torti in quell’affermazione. Con fare noncurante, prese un altro sorso. Poi proseguì.
“Penso che almeno per questa missione io rifarò la strada in senso inverso, Percy. Non mi piace come si stan mettendo le cose, e vorrei poter sopravvivere abbastanza da poter portare a casa ancora qualche Galeone. Non penso ci sia biasimo in questo, no? O vuoi spararmi in un piede e torno a casa come infortunato?”
Percy sorrise “Non ce n’è bisogno, simula un’intossicazione alimentare, amico mio. Con la sbobba che ci passano, non dovrebbe essere difficile crederti. Ti rimetteranno sul carro per la Fonderia di volata.”
Hellighet fece per addurre qualche altra spiegazione in merito, come a voler venire ai sensi della sua decisione, ma Percy lo fermò- “Non devi spiegare nulla, ok? Hai una casa a cui tornare. Sei capace in quel che fai. Diventerai capo mercante in men che non si dica. Se la sorte lo vorrà, ci rivedremo e ci ubriacheremo. Promesso- la prima sbronza del tuo ingegnere, avrai il privilegio di raccontarla a tutti. “
Percy prese un lungo sospiro. Fece per aggiungere qualcosa, ma Hellighet gli diede un sonoro schiaffo sulla nuca. Ci fu un momento perplesso dove l’ingegnere si voltò con gli occhi sgranati verso Hellighet, che continuava a bere tranquillo. Staccò la bocca dal boccale solo per dire tre parole.
“Niente se, socio.”
Detto questo, indicò la pesante sacca che portava il compagno.
“Questa la riporti al Patto più piena di così, ci siamo intesi?” Il ragazzo annuì, soppesando il sacco.
“E niente stupidaggini. Ne abbiamo fatta di strada da quel giorno in cui abbiamo iniziato. Non pensare per un secondo che non vi sia modo di risolvere la situazione. Guarda solo che razza di calcio nei denti abbiamo dato ai Florkjark! I Florjark, Percy- non un gregge di montoni perso nella brughiera, orchi armati fino ai denti e capaci di cose impensabili! E noi li abbiamo mandati in rotta!” e per sottolineare il suo gesto, indicò tutte le colonne di fumo accese sull’orizzonte. Hellighet prese fiato, e continuò “ti rendi conto che siamo sopravvissuti a Mu? Alcuni di noi due volte. Insepolti, Merihim, abominazioni e chimere- e ora siamo qui, di fronte a un negromante che scappa. Possiamo farcela.”
Percy accolse il tentativo di Hellighet di rincuorarlo e guardò l’orizzonte. “Ne abbiamo fatta di strada.” Poi, perso a contemplare l’orizzonte, e tutta la morte implicata in quello scenario, citò un passo dell’Ascesa dell’Argenteo, involontariamente recuperato dalla sua memoria. “Ora siamo diventati la Spada del Giusto, i distruttori di mondi…”
Hellighet lo prese sottobraccio, e con tono risoluto e sereno, parodiò le sue parole “Ora, amico mio, siamo diventati degli inarrestabili figli di puttana.”
Percy rise. Avrebbe ricordato quella frase.
Sentrem- Messaggi : 234
Data d'iscrizione : 11.02.14
Argomenti simili
» Fumo serale - Percy
» Noi Siamo, Io Sono - Madama Minerva Rosaspina
» Siamo andati a comandare la galassia (review Terra7)
» Noi siamo il grido della vittoria - Lady Bjorne Hierko
» Noi Siamo, Io Sono - Madama Minerva Rosaspina
» Siamo andati a comandare la galassia (review Terra7)
» Noi siamo il grido della vittoria - Lady Bjorne Hierko
Pagina 1 di 1
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
Lun Feb 21 2022, 13:18 Da Sara.95
» Convocazione Plenaria 2022
Mer Feb 09 2022, 22:02 Da Sara.95
» Debriefing "Dispersi", il prequel
Dom Gen 30 2022, 19:40 Da Robur
» Nuova Modalità d’Iscrizione Telematica
Mer Gen 26 2022, 19:21 Da Sara.95
» Emergenza Covid ed eventi associativi: linee guida da adottare
Mar Dic 28 2021, 19:11 Da Sara.95
» Verbale Riunione Consiglio Direttivo, 12/12/2021
Mar Dic 21 2021, 17:26 Da Sara.95
» Apertura dei ritrovi autogestiti!
Lun Nov 15 2021, 18:16 Da GrifoMaster
» D&R Regolamento
Gio Ott 21 2021, 16:47 Da GrifoMaster
» Verbale riunione associativa plenaria, marzo 2021
Mar Mar 30 2021, 17:15 Da Sara.95