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Due nuovi piccoli tribali - Leuthien
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Due nuovi piccoli tribali - Leuthien
L’autunno era arrivato prima del solito, con le sue piogge e la sua tipica brezza fredda.
L’elfa era stremata dal suo viaggio: non si era fermata a Pinnacolo dell’Essenza, ma aveva continuato verso le terre dei Lupi, decisa a mantenere la parola d’onore data alla sacerdotessa e l’impegno che coinvolgeva anche Corax.
Raaka sembrava ancora più desolata dalla prima volta che l’aveva visitata l’inverno precedente: da quando Sigfried era morto e l’austerità di Kuxstag era stata imposta, molti erano più guardinghi, freddi: il nuovo padre aveva avvelenato le loro menti con la paura e Aurora si sentiva estremamente a disagio.
Riconobbe in lontananza una figura femminile, non troppo alta, coi capelli colorati, la pelle candida come le vesti; non aveva più il ventre gonfio, ma sistemava il cortile attorno alla sua capanna e le pelli da acconciare. Ormai la conosceva abbastanza bene per poter percepire la tristezza che la velava, prima di essere scorta.
“Oh sia lode a Ze’ev: sei salva!!”
Le due elfe finalmente si abbracciarono e scoppiarono a piangere dalla gioia di essersi finalmente ritrovate.
Entrarono nella capanna e mentre Aurora potè godere del calore del fuoco, di un dolce alle mele e un infuso di fiori e radici contro la tristezza in cambio raccontò le vicende delle terre di Mu a Leuthien, che ascoltò con avidità.
“È così strano…volevo vederti al mio fianco e allo stesso tempo no. Non avrei potuto sopportare di vederti in pericolo!”
“Non me la sentivo più di vedermi inutile: non mi ascoltava nessuno e non riuscirei più a veder morire ancora qualcuno a me caro... Sigfried ha dato il colpo di grazia, ora mi auguro solo che Kuxstag e Ravagar riescano a fare del bene per la tribù e che raccolgano ciò che hanno seminato.”
Aurora riflettè sul significato di quelle parole e Leuthien cacciò le lacrime di rabbia e impotenza che le rigavano il volto.
Improvvisamente furono riportate alla realtà da dei vagiti, Aurora si fiondò nella camera seguita da Leuthien: una culla molto ampia ricoperta di pelli, posta tra un fuoco e il letto, proteggeva due cuccioli.
Aurora si fermò ad osservarli, notò subito Lumee, la bambina: aveva la pelle di alabastro come la madre e gli occhi scuri di Aharkos, le orecchie già evidenti e i capelli già fitti e scuri.
Quando i suoi occhi si fermarono su Sigfried Thanatos Corax rimase stupefatta: il bambino non aveva la pelle bianca, ma rosea, i capelli della madre, gli occhi neri, che sembravano quelli di un cerbiatto, qualche lentiggine e un sorriso commovente.
Di quest’ultimo, Leuthien mostrò ad Aurora una voglia sul petto: era una voglia bianca, a forma di palchi di corna, che emanava una lieve aura pallida e calda.
“Non so dirti perché, ma stare qui ora mi fa sentire meglio, al sicuro come...come se fossi a casa.”
“Li ho sognati prima di partorire sai? Corax e Sigfried. Mi hanno detto entrambi che l’uno avrebbe difeso e ricordato il passato, mentre l’altro avrebbe tessuto il futuro. Dicevano che nulla è come sembra, di essere guardinga e di proteggerli…dicevano che la Dea li aveva inviati ad avvisarmi… la nostalgia fa davvero brutti scherzi!”
Quella sera stessa, nella capanna del Padre, avvenne la cerimonia di presentazione alla tribù.
Aharkos, Leuthien e i piccoli stavano davanti al fuoco e, come madrina, Aurora alla destra della madre.
Ravagar, Morien e Kuxstag officiarono la cerimonia e fecero doni ai bimbi come la tradizione insegna: la somma sacerdotessa in nome di Ze’ev, il Padre in nome di Gureg e il Passero in nome di Apawi.
Quando il Passero mise al collo dei bambini i suoi amuleti di protezione, vide la voglia e rimase perplesso, a tal punto che durante i festeggiamenti andò a riferire tutto al Padre.
Quest’ultimo si diresse verso Leuthien, che assieme a Aharkos, stava ricevendo le congratulazioni.
“Sembra che attraverso i suoi occhi Sigfried mi esamini da vicino…” lo sguardo del padre era cupo e severo mentre osservava il piccolo tra le braccia di Aurora.
“Allora in nome degli spiriti, non deludetelo!”.
Occhi negli occhi Aharkos non abbassò la testa e aggiunse “Se è vero che riponeva fiducia in voi per difendere la tribù, rendetegli onore!”
Lo sguardo di Kuxstag calò su Leuthien che lo sostenne fiera, grata che finalmente qualcuno avesse espresso ciò che il suo cuore doveva tacere per voto di obbedienza.
"Avrete modo di vederlo voi stessi..." tagliò Kuxstag.
L’orco e il Passero si ritirarono in silenzio, mentre Morien accorreva a confortare la figlia.
L’elfa era stremata dal suo viaggio: non si era fermata a Pinnacolo dell’Essenza, ma aveva continuato verso le terre dei Lupi, decisa a mantenere la parola d’onore data alla sacerdotessa e l’impegno che coinvolgeva anche Corax.
Raaka sembrava ancora più desolata dalla prima volta che l’aveva visitata l’inverno precedente: da quando Sigfried era morto e l’austerità di Kuxstag era stata imposta, molti erano più guardinghi, freddi: il nuovo padre aveva avvelenato le loro menti con la paura e Aurora si sentiva estremamente a disagio.
Riconobbe in lontananza una figura femminile, non troppo alta, coi capelli colorati, la pelle candida come le vesti; non aveva più il ventre gonfio, ma sistemava il cortile attorno alla sua capanna e le pelli da acconciare. Ormai la conosceva abbastanza bene per poter percepire la tristezza che la velava, prima di essere scorta.
“Oh sia lode a Ze’ev: sei salva!!”
Le due elfe finalmente si abbracciarono e scoppiarono a piangere dalla gioia di essersi finalmente ritrovate.
Entrarono nella capanna e mentre Aurora potè godere del calore del fuoco, di un dolce alle mele e un infuso di fiori e radici contro la tristezza in cambio raccontò le vicende delle terre di Mu a Leuthien, che ascoltò con avidità.
“È così strano…volevo vederti al mio fianco e allo stesso tempo no. Non avrei potuto sopportare di vederti in pericolo!”
“Non me la sentivo più di vedermi inutile: non mi ascoltava nessuno e non riuscirei più a veder morire ancora qualcuno a me caro... Sigfried ha dato il colpo di grazia, ora mi auguro solo che Kuxstag e Ravagar riescano a fare del bene per la tribù e che raccolgano ciò che hanno seminato.”
Aurora riflettè sul significato di quelle parole e Leuthien cacciò le lacrime di rabbia e impotenza che le rigavano il volto.
Improvvisamente furono riportate alla realtà da dei vagiti, Aurora si fiondò nella camera seguita da Leuthien: una culla molto ampia ricoperta di pelli, posta tra un fuoco e il letto, proteggeva due cuccioli.
Aurora si fermò ad osservarli, notò subito Lumee, la bambina: aveva la pelle di alabastro come la madre e gli occhi scuri di Aharkos, le orecchie già evidenti e i capelli già fitti e scuri.
Quando i suoi occhi si fermarono su Sigfried Thanatos Corax rimase stupefatta: il bambino non aveva la pelle bianca, ma rosea, i capelli della madre, gli occhi neri, che sembravano quelli di un cerbiatto, qualche lentiggine e un sorriso commovente.
Di quest’ultimo, Leuthien mostrò ad Aurora una voglia sul petto: era una voglia bianca, a forma di palchi di corna, che emanava una lieve aura pallida e calda.
“Non so dirti perché, ma stare qui ora mi fa sentire meglio, al sicuro come...come se fossi a casa.”
“Li ho sognati prima di partorire sai? Corax e Sigfried. Mi hanno detto entrambi che l’uno avrebbe difeso e ricordato il passato, mentre l’altro avrebbe tessuto il futuro. Dicevano che nulla è come sembra, di essere guardinga e di proteggerli…dicevano che la Dea li aveva inviati ad avvisarmi… la nostalgia fa davvero brutti scherzi!”
Quella sera stessa, nella capanna del Padre, avvenne la cerimonia di presentazione alla tribù.
Aharkos, Leuthien e i piccoli stavano davanti al fuoco e, come madrina, Aurora alla destra della madre.
Ravagar, Morien e Kuxstag officiarono la cerimonia e fecero doni ai bimbi come la tradizione insegna: la somma sacerdotessa in nome di Ze’ev, il Padre in nome di Gureg e il Passero in nome di Apawi.
Quando il Passero mise al collo dei bambini i suoi amuleti di protezione, vide la voglia e rimase perplesso, a tal punto che durante i festeggiamenti andò a riferire tutto al Padre.
Quest’ultimo si diresse verso Leuthien, che assieme a Aharkos, stava ricevendo le congratulazioni.
“Sembra che attraverso i suoi occhi Sigfried mi esamini da vicino…” lo sguardo del padre era cupo e severo mentre osservava il piccolo tra le braccia di Aurora.
“Allora in nome degli spiriti, non deludetelo!”.
Occhi negli occhi Aharkos non abbassò la testa e aggiunse “Se è vero che riponeva fiducia in voi per difendere la tribù, rendetegli onore!”
Lo sguardo di Kuxstag calò su Leuthien che lo sostenne fiera, grata che finalmente qualcuno avesse espresso ciò che il suo cuore doveva tacere per voto di obbedienza.
"Avrete modo di vederlo voi stessi..." tagliò Kuxstag.
L’orco e il Passero si ritirarono in silenzio, mentre Morien accorreva a confortare la figlia.
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