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Una storia mai raccontata - Parte 2 - Anonimo
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Una storia mai raccontata - Parte 2 - Anonimo
Confini meridionali del ducato, dicembre 1314
“Perchè ci hai messo tanto?” chiese seccata il Tenente
“Oh sai, Maestro, non trovavo dei pugnali che mi piacessero veramente. Con il filo solo da una parte e leggeri” rispose la ragazza
“Se passassi più tempo ad esercitarti invece che fare la spiritosa mi eguaglieresti in bravura”
“Ero sicura d’averlo già fatto”
“Nelle tue fantasie. Gambe in spalle ora, si parte. E prendi questo” disse Sarah, lanciando un pugnale all’allieva “scommetto che ti piace. E’ IL MIO PREFERITO! Intesi, Furetto?”
“Intesi, ColpoSporco”
Strada isolata a nord della Caserma, gennaio 1315
“No, no,no, vedi? Non capisci. Applicati. Riproviamo: dove hai sbagliato, Furetto?”
“Avrei dovuto azzopparli tutti e poi finirli?”
“OOOh, grazie, un applauso per Serena che ha deciso di concentrarsi e capire. Finalmente. Avrei potuto leggere tutto il protocollo di Ikki, nel frattempo, ma prima o poi ottengo qualche soddisfazione.” disse Sarah, sbracciandosi per enfatizzare il concetto. “Cosa dico sempre? Li azzoppi, li porti al tuo livello e poi li ammazzi. Non l’incontrario.”
“Sì. E tu, dove hai sbagliato?”
“Cosa?!” Sarah socchiuse gli occhi, come ad indicare sarcasticamente di non aver capito
“Dove hai sbagliato?”
“IO non ho sbagliato”
Serena si avvicinò al suo maestro ed alzò un lembo del mantello nero, squarciato.
“Bhe, sì. Vedi? Ti hanno mancata per poco con quelle asce da lancio. Evidentemente ti sei fatta vedere, sei uscita allo scoperto per azzopparne uno ma non ti sei accorta che era coperto da quello grosso con le asce. Fortuna che non ha avuto una buona mira, no?”
“Piccola impertinente...”
“Pivella”
Il tenente Sarah scoppiò in una risata che finì d’improvviso nel momento in cui allungò fulminea una gamba ed un braccio per atterrare l’allieva, che rovinò a terra tra la polvere.
“Domani l’asta della bandiera è tutta tua, furettino. Sembra ci sarà pioggia”
“... agli ordini, tenente” si rassegnò Serena.
“Brava. Birra stasera?”
Caserma dell'Occhio e Spada, luglio 1315
Due donne dalla carnagione chiara stavano frugando all’interno dell’ufficio del DoppioCinque dell’Organizzazione. Sembravano non avere fretta o cercare qualcosa in particolare, parevano semplicemente curiose.
“Hai controllato nel terzo cassetto?” chiese la Tenente senza smettere di rovistare tra le carte ordinatamente impilate sulla scrivania.
“Pensavo ti occupassi tu dei cassetti, io mi sono divertita con gli appunti nascosti tra i libri” rispose Serena tirando giù con poca grazia i libri dalle enormi scaffalature.
“Qualcosa di interessante?”
“Qualche appunto su delle valutazioni, rigorosamente catalogato…”
“Ovviamente” ribattè Sarah alzando gli occhi al cielo
“...e lettere da una spasimante” continuò l’altra donna scambiandole uno sguardo ammiccante.
“No. Non ci credo. FAMMI LEGGERE” disse Sarah lanciandosi sulla spalla di Serena per leggere il succulento contenuto.
“Si, ma non ci sono le risposte, sembra che siano a senso unico…”
“Povera, relegata all’eterna amicizia da Ikki in persona. Penso sia abbastanza umiliante.”
“Già. Te hai trovato niente?”
“Il suo taccuino, ma col cavolo che lo apro. Strano lo abbia lasciato qui, evidentemente ha in mente di stare via poco.”
“A tal proposito, meglio sistemare le cose prima che decida di tornare” Serena prese le carte e le lanciò, a piene braccia, in aria.
“Uh, aspetta!” Sarah rovesciò una macchia d’inchiostro sugli appunti sparsi sulla scrivania “Come sono sbadata!”
“Dove tiene il protocollo?” chiese Serena d’improvviso, come se avesse ricevuto un’illuminazione.
“Il suo? Sempre con sé come quel maledetto taccuino...di solito. Dovrebbe avere delle copie da consegnare alle reclute, aspetta. Eccole!”
“Dammi la piuma”
“Per piacere..?” cantilenò Sarah
“Per piacere, Tenente”
“Ora ci capiamo. Che vuoi fare?”
Serena scrisse -IKKI CULO- sui primi dieci protocolli impilati, con immensa soddisfazione. Le due ridacchiarono, complici.
“Aspetta, aspetta”
Sarah prese la piuma e scrisse su una pergamena bianca: -Il protocollo è noioso e non serve a niente- lasciandola in bella vista sulla scrivania oramai irriconoscibile.
Un eco di passi iniziò a diffondersi lungo il corridoio: il Bacchettone stava rientrando.
“Ritirata” sussurrò la tenente saltando fuori dalla finestra, seguita a ruota dalla compagna.
Qualche minuto dopo, mentre le due donne erano sedute comodamente sotto l’ombra di un piccolo gelso, un urlo ruppe il silenzio della caserma.
“SARAAAAAAAAAAAAAAH”
Le due risero fragorosamente e, quando ebbero finito di piangere dalle risate, la tenente si alzò e porse alla propria allieva il proprio corno colmo di birra.
“Alla salute”
“Alla salute” rispose Serena bevendo una lunga sorsata prima di aggiungere sorridendo “Qualcuno è nei guai, Tenente” Sarah riprese il corno dalle mani dell’allieva e bevve una lunga sorsata prima di ribattere infastidita.
“Spiegami perché, per la maggior parte degli scherzi che faccio sei sempre mia complice, ma ad essere convocata da Zaagh alla fine sono sempre io.”
“Sono brava a coprire le mie tracce”
“Sei brava a farti scudo con me, Furetto. Ma non ci sarò sempre io a pararti il culo”
“Potrei non averne bisogno, sto diventando decisamente più brava di te”
“Cala cala, pensavo di averti insegnato un minimo di modestia”
Le due si guardarono, in silenzio per qualche secondo per poi scoppiare in una fragorosa risata e aggiunsero, quasi in coro “ma quale modestia!”
“Perchè ci hai messo tanto?” chiese seccata il Tenente
“Oh sai, Maestro, non trovavo dei pugnali che mi piacessero veramente. Con il filo solo da una parte e leggeri” rispose la ragazza
“Se passassi più tempo ad esercitarti invece che fare la spiritosa mi eguaglieresti in bravura”
“Ero sicura d’averlo già fatto”
“Nelle tue fantasie. Gambe in spalle ora, si parte. E prendi questo” disse Sarah, lanciando un pugnale all’allieva “scommetto che ti piace. E’ IL MIO PREFERITO! Intesi, Furetto?”
“Intesi, ColpoSporco”
Strada isolata a nord della Caserma, gennaio 1315
“No, no,no, vedi? Non capisci. Applicati. Riproviamo: dove hai sbagliato, Furetto?”
“Avrei dovuto azzopparli tutti e poi finirli?”
“OOOh, grazie, un applauso per Serena che ha deciso di concentrarsi e capire. Finalmente. Avrei potuto leggere tutto il protocollo di Ikki, nel frattempo, ma prima o poi ottengo qualche soddisfazione.” disse Sarah, sbracciandosi per enfatizzare il concetto. “Cosa dico sempre? Li azzoppi, li porti al tuo livello e poi li ammazzi. Non l’incontrario.”
“Sì. E tu, dove hai sbagliato?”
“Cosa?!” Sarah socchiuse gli occhi, come ad indicare sarcasticamente di non aver capito
“Dove hai sbagliato?”
“IO non ho sbagliato”
Serena si avvicinò al suo maestro ed alzò un lembo del mantello nero, squarciato.
“Bhe, sì. Vedi? Ti hanno mancata per poco con quelle asce da lancio. Evidentemente ti sei fatta vedere, sei uscita allo scoperto per azzopparne uno ma non ti sei accorta che era coperto da quello grosso con le asce. Fortuna che non ha avuto una buona mira, no?”
“Piccola impertinente...”
“Pivella”
Il tenente Sarah scoppiò in una risata che finì d’improvviso nel momento in cui allungò fulminea una gamba ed un braccio per atterrare l’allieva, che rovinò a terra tra la polvere.
“Domani l’asta della bandiera è tutta tua, furettino. Sembra ci sarà pioggia”
“... agli ordini, tenente” si rassegnò Serena.
“Brava. Birra stasera?”
Caserma dell'Occhio e Spada, luglio 1315
Due donne dalla carnagione chiara stavano frugando all’interno dell’ufficio del DoppioCinque dell’Organizzazione. Sembravano non avere fretta o cercare qualcosa in particolare, parevano semplicemente curiose.
“Hai controllato nel terzo cassetto?” chiese la Tenente senza smettere di rovistare tra le carte ordinatamente impilate sulla scrivania.
“Pensavo ti occupassi tu dei cassetti, io mi sono divertita con gli appunti nascosti tra i libri” rispose Serena tirando giù con poca grazia i libri dalle enormi scaffalature.
“Qualcosa di interessante?”
“Qualche appunto su delle valutazioni, rigorosamente catalogato…”
“Ovviamente” ribattè Sarah alzando gli occhi al cielo
“...e lettere da una spasimante” continuò l’altra donna scambiandole uno sguardo ammiccante.
“No. Non ci credo. FAMMI LEGGERE” disse Sarah lanciandosi sulla spalla di Serena per leggere il succulento contenuto.
“Si, ma non ci sono le risposte, sembra che siano a senso unico…”
“Povera, relegata all’eterna amicizia da Ikki in persona. Penso sia abbastanza umiliante.”
“Già. Te hai trovato niente?”
“Il suo taccuino, ma col cavolo che lo apro. Strano lo abbia lasciato qui, evidentemente ha in mente di stare via poco.”
“A tal proposito, meglio sistemare le cose prima che decida di tornare” Serena prese le carte e le lanciò, a piene braccia, in aria.
“Uh, aspetta!” Sarah rovesciò una macchia d’inchiostro sugli appunti sparsi sulla scrivania “Come sono sbadata!”
“Dove tiene il protocollo?” chiese Serena d’improvviso, come se avesse ricevuto un’illuminazione.
“Il suo? Sempre con sé come quel maledetto taccuino...di solito. Dovrebbe avere delle copie da consegnare alle reclute, aspetta. Eccole!”
“Dammi la piuma”
“Per piacere..?” cantilenò Sarah
“Per piacere, Tenente”
“Ora ci capiamo. Che vuoi fare?”
Serena scrisse -IKKI CULO- sui primi dieci protocolli impilati, con immensa soddisfazione. Le due ridacchiarono, complici.
“Aspetta, aspetta”
Sarah prese la piuma e scrisse su una pergamena bianca: -Il protocollo è noioso e non serve a niente- lasciandola in bella vista sulla scrivania oramai irriconoscibile.
Un eco di passi iniziò a diffondersi lungo il corridoio: il Bacchettone stava rientrando.
“Ritirata” sussurrò la tenente saltando fuori dalla finestra, seguita a ruota dalla compagna.
Qualche minuto dopo, mentre le due donne erano sedute comodamente sotto l’ombra di un piccolo gelso, un urlo ruppe il silenzio della caserma.
“SARAAAAAAAAAAAAAAH”
Le due risero fragorosamente e, quando ebbero finito di piangere dalle risate, la tenente si alzò e porse alla propria allieva il proprio corno colmo di birra.
“Alla salute”
“Alla salute” rispose Serena bevendo una lunga sorsata prima di aggiungere sorridendo “Qualcuno è nei guai, Tenente” Sarah riprese il corno dalle mani dell’allieva e bevve una lunga sorsata prima di ribattere infastidita.
“Spiegami perché, per la maggior parte degli scherzi che faccio sei sempre mia complice, ma ad essere convocata da Zaagh alla fine sono sempre io.”
“Sono brava a coprire le mie tracce”
“Sei brava a farti scudo con me, Furetto. Ma non ci sarò sempre io a pararti il culo”
“Potrei non averne bisogno, sto diventando decisamente più brava di te”
“Cala cala, pensavo di averti insegnato un minimo di modestia”
Le due si guardarono, in silenzio per qualche secondo per poi scoppiare in una fragorosa risata e aggiunsero, quasi in coro “ma quale modestia!”
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