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Una storia mai raccontata - Parte 1 - Anonimo
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Una storia mai raccontata - Parte 1 - Anonimo
Caserma dell’Occhio e Spada, maggio 1310
“Piega quelle ginocchia! Devi abbassare il baricentro, sennò cadi come un fesso”
Il tenente Sarah era seduto su un muretto a pochi passi da un giovane soldato intento ad eseguire al meglio il proprio allenamento mattutino. Doveva saltare da un palo all’altro mantenendo l’equilibrio. Tutto facile, se non fosse che i pali erano alti almeno due metri e mezzo e distanti tra loro poco meno di due metri. Sotto il giovane fango e sassi sembravano tutto fuorché invitanti.
“La fate facile, maestro”
“No, non la faccio facile, la faccio che se caschi e mi finisci in infermeria poi dobbiamo ricominciare da capo. E secondo te io ho tempo da perdere?” ribatté la donna seccata.
“Posso provare anche io?” a parlare era stata una giovane ragazza, di appena un paio d’anni più giovane di Sarah, il volto pallido quanto il suo, gli abiti semplici e il fisico gracile.
“No. Sei qui da troppo poco,e agli scudieri non è permesso accedere agli addestramenti. Torna a lucidare le spade come ti ha detto Ikki.” Rispose seccata la tenente senza staccare gli occhi dal soldato. “TI HO DETTO DI PIEGARE QUELLE GINOCCHIA!”
La ragazzina non si diede per vinta, gli occhi azzurri carichi di determinazione.
“Non è divertente lucidare spade. Anche io voglio diventare un soldato a tutti gli effetti, sono stufa di fare lo scudiero inutile.”
A quel punto per Sarah era già troppo. La pazienza non era mai stata una sua dote peculiare, e avere attorno ragazzine che non avevano voglia di lavorare era decisamente fastidioso. Si girò verso di lei, lo sguardo severo e la voce ferma: “Punto uno, ho detto di no. Punto due, gli scudieri non sono inutili, senza di loro non potremmo fare il nostro lavoro. Punto tre, se non ricordo male, ti ho detto di no.”
La ragazza serrò la mascella e si allontanò dal tenente, la testa bassa e i pugni stretti.
“Come va Ger-”
“AAAAH!”
Il giovane soldato giaceva ora carponi sul sassi, interamente coperto di fango, la caviglia probabilmente slogata.
“Gerald, sei un idiota!” disse Sarah avvicinandosi a lui e provvedendo al primo soccorso “Non posso distrarmi un secondo che tu stendi quelle gambe. Vieni, ti accompagno in infermeria.” aggiunse portandosi un braccio del giovane attorno al collo.
Mentre aiutava il giovane ad alzarsi un’ombra attirò la sua attenzione. Era sopra di loro, veloce, quasi fulminea. Alzò lo sguardo appena in tempo per vedere un piccolo furetto dai lunghi capelli biondi saltare giù dall’ultimo palo con una capovolta a mezz’aria.
La ragazzina di prima si girò verso di loro e sorrise, rivolgendo alla tenente uno sguardo beffardo, prima di avvicinarsi per aiutarla a trasportare il povero soldato in infermeria.
Non parlarono finché non ebbero affidato il giovane alle cure del medico della Caserma. Fu il tenente Sarah a rompere il silenzio sorridendo.
“Come ti chiami, furetto?”
“Serena. Serena GiglioBronzeo”
“Bene, Serena, ci vediamo domani all’alba al campo di addestramento.”
“Domani mattina devo pulire le stalle, oppure il tenente-colonnello mi mette a bandiera.”
“Non si mettono a bandiera gli scudieri...”
“Beh, ma se mi volete addestrare vuol dire che ora sono una recluta, no?”
“Non ho mai detto di volerti addestrare, ma ammetto che hai stimolato il mio interesse. Vado a mettere una buona parola per il tuo reclutamento, nel mentre va a finire le tue mansioni.”
“Vuol dire che ora sono una recluta vera e propria?”
“Vuol dire che se non la smetti di chiacchierare invece di lavorare ti metterò io a bandiera. Corri”
La ragazzina corse via con un gridolino di gioia, pronta alla sua nuova avventura. Sarah la seguì con lo sguardo finché non svoltò l’angolo, un sorriso dipinto sul volto.
“Hai fatto amicizia, bambina?” la voce era quella di Zaagh. Evidentemente aveva assistito alla scena e, fino a quel momento, era rimasto accanto alla grande porta dell’infermeria.
“Mi ricorda me, qualche anno fa.” disse lei, senza smettere di sorridere “Così carica di entusiasmo, carica di talento”
Zaagh si concesse una fragorosa risata e diede una pacca sulla spalla della donna che iniziò a tossire convulsamente “La modestia l’hai presa tutta da me, bimba. Vai a dire alla ragazzina che è la benvenuta nel plotone 13\10, ma che deve dare a Ikkagu meno problemi di quelli che gli dai tu.”
“Non credo ci riuscirà” Sarah rise e allontanandosi aggiunse “sono l’unica che riesce a mettere tanto letame in un singolo cuscino!”
“Piega quelle ginocchia! Devi abbassare il baricentro, sennò cadi come un fesso”
Il tenente Sarah era seduto su un muretto a pochi passi da un giovane soldato intento ad eseguire al meglio il proprio allenamento mattutino. Doveva saltare da un palo all’altro mantenendo l’equilibrio. Tutto facile, se non fosse che i pali erano alti almeno due metri e mezzo e distanti tra loro poco meno di due metri. Sotto il giovane fango e sassi sembravano tutto fuorché invitanti.
“La fate facile, maestro”
“No, non la faccio facile, la faccio che se caschi e mi finisci in infermeria poi dobbiamo ricominciare da capo. E secondo te io ho tempo da perdere?” ribatté la donna seccata.
“Posso provare anche io?” a parlare era stata una giovane ragazza, di appena un paio d’anni più giovane di Sarah, il volto pallido quanto il suo, gli abiti semplici e il fisico gracile.
“No. Sei qui da troppo poco,e agli scudieri non è permesso accedere agli addestramenti. Torna a lucidare le spade come ti ha detto Ikki.” Rispose seccata la tenente senza staccare gli occhi dal soldato. “TI HO DETTO DI PIEGARE QUELLE GINOCCHIA!”
La ragazzina non si diede per vinta, gli occhi azzurri carichi di determinazione.
“Non è divertente lucidare spade. Anche io voglio diventare un soldato a tutti gli effetti, sono stufa di fare lo scudiero inutile.”
A quel punto per Sarah era già troppo. La pazienza non era mai stata una sua dote peculiare, e avere attorno ragazzine che non avevano voglia di lavorare era decisamente fastidioso. Si girò verso di lei, lo sguardo severo e la voce ferma: “Punto uno, ho detto di no. Punto due, gli scudieri non sono inutili, senza di loro non potremmo fare il nostro lavoro. Punto tre, se non ricordo male, ti ho detto di no.”
La ragazza serrò la mascella e si allontanò dal tenente, la testa bassa e i pugni stretti.
“Come va Ger-”
“AAAAH!”
Il giovane soldato giaceva ora carponi sul sassi, interamente coperto di fango, la caviglia probabilmente slogata.
“Gerald, sei un idiota!” disse Sarah avvicinandosi a lui e provvedendo al primo soccorso “Non posso distrarmi un secondo che tu stendi quelle gambe. Vieni, ti accompagno in infermeria.” aggiunse portandosi un braccio del giovane attorno al collo.
Mentre aiutava il giovane ad alzarsi un’ombra attirò la sua attenzione. Era sopra di loro, veloce, quasi fulminea. Alzò lo sguardo appena in tempo per vedere un piccolo furetto dai lunghi capelli biondi saltare giù dall’ultimo palo con una capovolta a mezz’aria.
La ragazzina di prima si girò verso di loro e sorrise, rivolgendo alla tenente uno sguardo beffardo, prima di avvicinarsi per aiutarla a trasportare il povero soldato in infermeria.
Non parlarono finché non ebbero affidato il giovane alle cure del medico della Caserma. Fu il tenente Sarah a rompere il silenzio sorridendo.
“Come ti chiami, furetto?”
“Serena. Serena GiglioBronzeo”
“Bene, Serena, ci vediamo domani all’alba al campo di addestramento.”
“Domani mattina devo pulire le stalle, oppure il tenente-colonnello mi mette a bandiera.”
“Non si mettono a bandiera gli scudieri...”
“Beh, ma se mi volete addestrare vuol dire che ora sono una recluta, no?”
“Non ho mai detto di volerti addestrare, ma ammetto che hai stimolato il mio interesse. Vado a mettere una buona parola per il tuo reclutamento, nel mentre va a finire le tue mansioni.”
“Vuol dire che ora sono una recluta vera e propria?”
“Vuol dire che se non la smetti di chiacchierare invece di lavorare ti metterò io a bandiera. Corri”
La ragazzina corse via con un gridolino di gioia, pronta alla sua nuova avventura. Sarah la seguì con lo sguardo finché non svoltò l’angolo, un sorriso dipinto sul volto.
“Hai fatto amicizia, bambina?” la voce era quella di Zaagh. Evidentemente aveva assistito alla scena e, fino a quel momento, era rimasto accanto alla grande porta dell’infermeria.
“Mi ricorda me, qualche anno fa.” disse lei, senza smettere di sorridere “Così carica di entusiasmo, carica di talento”
Zaagh si concesse una fragorosa risata e diede una pacca sulla spalla della donna che iniziò a tossire convulsamente “La modestia l’hai presa tutta da me, bimba. Vai a dire alla ragazzina che è la benvenuta nel plotone 13\10, ma che deve dare a Ikkagu meno problemi di quelli che gli dai tu.”
“Non credo ci riuscirà” Sarah rise e allontanandosi aggiunse “sono l’unica che riesce a mettere tanto letame in un singolo cuscino!”
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