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Sangue è tempra - Deepgash

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Messaggio Da Sentrem Mar Mag 07 2019, 20:59

Nell’ora in cui il nero pece che ammanta il creato sbiadisce, presagio dell’alba prossima ventura, una figura con passo svelto emerge dal limitare delle ultime dimore che costituiscono la città di Raaka. Spade al fianco, zaino colmo di provviste e giaciglio in spalla l’orco Deepgash marciava come colui che ha un lungo cammino da compiere.
Attraverso monti, fiumi e foreste giunse dopo dieci lunghi giorni di marcia alla sua destinazione: in lontananza si ergevano imponenti le mura di Punta del Drago, erette molti anni prima sotto la supervisione dalla decaduta nobile famiglia La Torre. Mai prima di allora l’orco aveva visto una struttura così imponente realizzata dalle mani dei mortali. Varcata la massiccia porta di metallo, quasi trasportato dalla fiumana composta dalle genti che si recavano nella capitale per i più disparati motivi, il tribale si ritrovò in un mondo vorticoso a lui estraneo: persone ovunque, un chiasso soverchiante, una cacofonia di profumi, odori ed olezzi vari gli inondavano le narici come un torrente furioso, il tutto racchiuso tra canali di pietra costituiti dagli edifici in pietra cittadini.
Dopo un primo momento di stupore per la vista del tribale, un paio di gentili cittadini diedero indicazioni all’orco su come raggiungere la sede del cavalierato Nordrake.
Titubante davanti l’ingresso dell’edificio, più simile ad una caserma piuttosto che ad un palazzo, Deepgash stava raccogliendo il coraggio di varcare quella soglia che tanto aveva ambito quando sentì una voce alle sue spalle: “Ehi tu! Sei un nuovo cadetto?”. Voltatosi l’orco si trovò dinanzi un guerriero in armatura di piastre, mazza al fianco ed un grande scudo al braccio sinistro, in più punti le insegne ed i colori del Ferro Scarlatto. “S-sì, signore!” disse l’orco, piegando rapidamente un ginocchio a terra “ho ricevuto questa lettera, porta la firma del gran maestro in persona. Dovete perdonarmi, ma non so leggere…” continuò, porgendo la pergamena di una missiva al cavaliere.
“Deepgash, l’orco che ha osato prendere in braccio la duchessa in persona??? Ahahahah! Hai del fegato! Vieni con me, ti farò fare un giro per la nostra sede… E dimmi, che arte hai intenzione di seguire?”
“L’arte dell’attacco dirompente, signore.” Rispose l’orco, camminando a fianco del cavaliere.
“Fai dunque parte del gruppo di intervento? Bevi un po’ d’acqua, devi essere assetato. Mangia un pezzo di focaccia al basilico, l’ho appena comprata. Da Raaka fin qui è lunga…”
“Grazie… Signore… Diversi giorni di cammino signore… io però non so contare… mng-delizioso… Sì, faccio parte del gruppo… di intervento…” rispose tra un sorso dall’otre ed un morso a quel morbido pane oleoso: era un’esplosione di sapori nuovi per il suo palato abituato a pietanze ben più rustiche. L’aroma pungente, ma delizioso delle essenze del basilico era la cosa più sorprendente che avesse mai assaggiato.
“E dimmi, pratichi la magia per caso?”
“No, no… Non sono mai stato incline alle pratiche dell’occultismo e non le ho mai imparate. A dire il vero devo ammettere di non comprenderle quasi per nulla, signore.”
Scuro in volto il cavaliere si girò verso Deepgash, afferratolo strettamente per le spalle disse: “Quindi cosa spinge un rude e semplice abitante delle foreste a rischiare vita, reputazione e onore per indossare le insegne del cavalierato che protegge la famiglia ducale? Quella famiglia che in tempi passati ha strappato ai nativi i territori sacri che popolavano? Non mentirmi…”
Con sguardo serio, Deepgash fissò gli occhi del cavaliere, gli afferrò le braccia e, allontanandole dal proprio corpo, si liberò facilmente della presa: “sarò anche un tribale, ma non sono un sempliciotto, un fantoccio che esegue gli ordini senza discutere, tantomeno una bestia primitiva, prona alla sua indole primordiale. Sì, i Fargan hanno sottratto con il ferro ed il sangue dei territori che non erano loro. Hanno stabilito il loro ducato in un posto che prima non gli apparteneva, è vero. Inquantificabile è la quantità d’acqua che è transitata sotto i ponti dalla fine delle ostilità tra le nostre fazioni, siamo a tutti gli effetti un marchesato del ducato. Io, Deepgash, credo fermamente che l’integrazione tra noi sia l’unica strada perché questo ducato che abitiamo abbia vita lunga e prospera. Solo uniti possiamo contrastare le minacce esterne ed interne che vogliono distruggerci. Non sono un mago, non sono un ritualista, per gli dei, non so nemmeno leggere e scrivere, ma sono un guerriero. L’unica cosa che so e voglio fare è migliorarmi e combattere per proteggere l’unità di questo ducato guidato dalla famiglia Nordrake…” terminato di parlare sorrise e lasciò i polsi del cavaliere, il quale disse: “E così abbiamo tra noi un tribale di ampie vedute… Sono curioso di vedere di cosa sei capace.”
“Perdonate i miei rozzi modi un po’ troppo diretti, qual è il vostro nome?”
“Te lo rivelerò se mi sconfiggi in un duello, giovane orco. Accetti?” disse il cavaliere imbracciando mazza e scudo.
“Non rifiuterei mai.” Rispose l’orco estraendo le sue due lame.
“Bravo ragazzo. Sangue è tempra!”
“SANGUE È TEMPRA!!!”


Sentrem

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