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DICERIE - POST Ombre dal Passato
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DICERIE - POST Ombre dal Passato
Mu, prigione dell’Arcidemone
Ultimo piano della torre.
Un uomo dal volto pallido sale pesantemente le scale, portando con sé una spada runica, sino ad arrivare dinnanzi a una barriera di immane potenza.
Al di là di questa, si palesa una voce "Hai visto che quello che narravo era il vero? Sei ancora sicuro di volermi liberare?"
"Ti ho detto sì già una volta, non mi ripeterò."
"Allora distruggi questo ultimo ostacolo alla mia libertà!"
L'uomo, con fare sicuro, vibra un fendente a quel muro invisibile.
Nessun suono, nessun boato, solo la risata.
Un essere dalle fattezze antropomorfe, ma dai molteplici volti, fa la sua comparsa.
L'uomo si inginocchiò immediatamente, porgendo al suo signore la spada.
"Molto bene, inchinati a me come uomo, e rialzati come mio nuovo Alfiere."
L’umano, a queste parole, si strappa di dosso il gagliardetto che portava al petto.
"Sarò migliore del mio predecessore, sarò migliore di chi ha creato questa merda."
I due lasciano la stanza, abbandonando a terra il simbolo dell'Occhio e la Spada.
Porta del Nord, ritorno delle truppe.
Il giovane Duca si fece largo tra i cavalieri del Ferro Scarlatto raggiungendo il Gruppo d’Intervento
"Bentornati miei baldi uomini, dov'è la testa che vi ho richiesto?"
Tra le fila spaventate ed esauste si erse un uomo con una maschera dalle fattezze tribali, con in spalla un sacco informe.
"Eccovi il vostro trofeo, duca."
A tali parole il tribale lasciò cadere al suolo il corpo inerte di un guerriero senza testa.
Il Duca fu entusiasta alla vista del suo nemico morto ai suoi piedi.
"Kuma, sembra che voi siate appena diventato il mio nuovo Gastaldo!"
"Vi chiedo del tempo prima di accettare il titolo. Voglio prima capire cosa voglia dire diventare vostro Gastaldo..."
Poco dopo, nella piazza d’arme i responsabili delle organizzazioni e tutti i nobili si accinsero ad aggiornare il Duca.
Ad ogni nuova informazione ricevuta seguiva una smorfia di sbigottimento mista a paura da parte del rampollo Nordrake.
"... E la scorsa notte tutti noi abbiamo avuto lo stesso incubo: Al, dell'Occhio e Spada, che liberava una creatura demoniaca!"
"Cosa? Allertate tutti! Si torna a casa! Capitano rimanga qui con due dozzine di uomini, manderemo rinforzi quanto prima. Ora voi tutti prendete il necessario e torniamo a Punta del Drago. Entro un mese saremo di nuovo a casa!"
"Agli ordini Duca!"
"Ferro! Andiamo, Ludovica mi aspetta!"
9 agosto 1317 - Villaggio della Tribù del Fiume di Sangue
Il villaggio del Sangue non era molto diverso da un qualsiasi villaggio tribale che gli Apprendisti avessero visitato prima d'ora, c'erano solo degli schiavi in più ed un curioso ruscello rosso. I due Cittadini si sentivano osservati, ma la presenza dello sciamano in testa al gruppo sembrava assicurare loro una certa protezione. Lo sciamano avanzava sicuro fino alla tenda più grande e nessuno si azzardò quindi a toccarli.
Una volta all'interno, gli apprendisti conobbero il Capo della tribù: un uomo vistosamente più prestante dell'esile sciamano che li guidava, sedeva su un piccolo sgabello. Alle sue spalle non c'era uno schienale, si poggiava direttamente sul più grosso Divoratore che avessero mai visto.
"Mi hai portato dei sacrifici esili, Sciamano" disse con voce sicura e profonda mentre il Divoratore apriva un occhio per assaggiare con lo sguardo i malcapitati.
"Non sono sacrifici, sono futuri Cuccioli. Se riusciranno ad esserne degni".
15 agosto 1317 - Flotta Ducale in rotta verso Punta del Drago
La tempesta era stata violenta ma per fortuna vi fu un solo ferito: un mozzo cadendo dall'albero maestro mentre tentava di ammainare le vele si era spezzato le gambe ed ora giaceva in cambusa paralizzato. Durante la notte la febbre gli provocava forti dolori ed allucinazioni, le sue grida disturbavano il sonno dei marinai esausti.
Ad un tratto le urla si fermarono e tutti si chiesero cosa fosse successo, godendosi il momentaneo silenzio. Improvvisamente il mozzo uscì sopra coperta, camminando sulle proprie gambe.
"E' un miracolo! Quella mucca è un miracolo!" gridò a gran voce, ma il suo urlo si perse nelle grida di giubilo della vedetta “TERRA!! TERRA!! AVVISATE IL DUCA! SIAMO A CASA!”
Le precedenti restizioni riguardanti Privilegi, Azioni Economiche, gioco Intra Eventi ed Accesso a Talenti di Organizzazione non sono più in vigore.
Ultimo piano della torre.
Un uomo dal volto pallido sale pesantemente le scale, portando con sé una spada runica, sino ad arrivare dinnanzi a una barriera di immane potenza.
Al di là di questa, si palesa una voce "Hai visto che quello che narravo era il vero? Sei ancora sicuro di volermi liberare?"
"Ti ho detto sì già una volta, non mi ripeterò."
"Allora distruggi questo ultimo ostacolo alla mia libertà!"
L'uomo, con fare sicuro, vibra un fendente a quel muro invisibile.
Nessun suono, nessun boato, solo la risata.
Un essere dalle fattezze antropomorfe, ma dai molteplici volti, fa la sua comparsa.
L'uomo si inginocchiò immediatamente, porgendo al suo signore la spada.
"Molto bene, inchinati a me come uomo, e rialzati come mio nuovo Alfiere."
L’umano, a queste parole, si strappa di dosso il gagliardetto che portava al petto.
"Sarò migliore del mio predecessore, sarò migliore di chi ha creato questa merda."
I due lasciano la stanza, abbandonando a terra il simbolo dell'Occhio e la Spada.
Porta del Nord, ritorno delle truppe.
Il giovane Duca si fece largo tra i cavalieri del Ferro Scarlatto raggiungendo il Gruppo d’Intervento
"Bentornati miei baldi uomini, dov'è la testa che vi ho richiesto?"
Tra le fila spaventate ed esauste si erse un uomo con una maschera dalle fattezze tribali, con in spalla un sacco informe.
"Eccovi il vostro trofeo, duca."
A tali parole il tribale lasciò cadere al suolo il corpo inerte di un guerriero senza testa.
Il Duca fu entusiasta alla vista del suo nemico morto ai suoi piedi.
"Kuma, sembra che voi siate appena diventato il mio nuovo Gastaldo!"
"Vi chiedo del tempo prima di accettare il titolo. Voglio prima capire cosa voglia dire diventare vostro Gastaldo..."
Poco dopo, nella piazza d’arme i responsabili delle organizzazioni e tutti i nobili si accinsero ad aggiornare il Duca.
Ad ogni nuova informazione ricevuta seguiva una smorfia di sbigottimento mista a paura da parte del rampollo Nordrake.
"... E la scorsa notte tutti noi abbiamo avuto lo stesso incubo: Al, dell'Occhio e Spada, che liberava una creatura demoniaca!"
"Cosa? Allertate tutti! Si torna a casa! Capitano rimanga qui con due dozzine di uomini, manderemo rinforzi quanto prima. Ora voi tutti prendete il necessario e torniamo a Punta del Drago. Entro un mese saremo di nuovo a casa!"
"Agli ordini Duca!"
"Ferro! Andiamo, Ludovica mi aspetta!"
9 agosto 1317 - Villaggio della Tribù del Fiume di Sangue
Il villaggio del Sangue non era molto diverso da un qualsiasi villaggio tribale che gli Apprendisti avessero visitato prima d'ora, c'erano solo degli schiavi in più ed un curioso ruscello rosso. I due Cittadini si sentivano osservati, ma la presenza dello sciamano in testa al gruppo sembrava assicurare loro una certa protezione. Lo sciamano avanzava sicuro fino alla tenda più grande e nessuno si azzardò quindi a toccarli.
Una volta all'interno, gli apprendisti conobbero il Capo della tribù: un uomo vistosamente più prestante dell'esile sciamano che li guidava, sedeva su un piccolo sgabello. Alle sue spalle non c'era uno schienale, si poggiava direttamente sul più grosso Divoratore che avessero mai visto.
"Mi hai portato dei sacrifici esili, Sciamano" disse con voce sicura e profonda mentre il Divoratore apriva un occhio per assaggiare con lo sguardo i malcapitati.
"Non sono sacrifici, sono futuri Cuccioli. Se riusciranno ad esserne degni".
15 agosto 1317 - Flotta Ducale in rotta verso Punta del Drago
La tempesta era stata violenta ma per fortuna vi fu un solo ferito: un mozzo cadendo dall'albero maestro mentre tentava di ammainare le vele si era spezzato le gambe ed ora giaceva in cambusa paralizzato. Durante la notte la febbre gli provocava forti dolori ed allucinazioni, le sue grida disturbavano il sonno dei marinai esausti.
Ad un tratto le urla si fermarono e tutti si chiesero cosa fosse successo, godendosi il momentaneo silenzio. Improvvisamente il mozzo uscì sopra coperta, camminando sulle proprie gambe.
"E' un miracolo! Quella mucca è un miracolo!" gridò a gran voce, ma il suo urlo si perse nelle grida di giubilo della vedetta “TERRA!! TERRA!! AVVISATE IL DUCA! SIAMO A CASA!”
Le precedenti restizioni riguardanti Privilegi, Azioni Economiche, gioco Intra Eventi ed Accesso a Talenti di Organizzazione non sono più in vigore.
Medea- Messaggi : 212
Data d'iscrizione : 21.01.17
Età : 34
Località : Soave
Foglio GDR
I miei personaggi: Druilia Yer, Legione Dorata - Malìa, barda itinerante - L'Evocatore, cavaliere del Dardo di Cobalto - Nebra, sciamana dei Warfer
Re: DICERIE - POST Ombre dal Passato
Su un'alta torre
Appesa al pennone come una bandiera, una Caporale aveva oramai perso quasi tutti i vestiti.
Solo le brache stracciate e parte della pettorina andavano a coprirne le nudità, mentre si teneva ben stretta all'asta della bandiera.
L'elfa era esausta e riusciva a mantenere la posizione solo grazie alla rabbia che la animava nel profondo, il viso deformato dalla ferocia.
I suoi pensieri erano solamente per Slick, il suo maledetto sottoposto, e per quello che gli avrebbe fatto una volta che sarebbe scesa di lì.
Da terra, le guardie della torre la fissavano di tanto in tanto tanto, oramai abituati a vederla lassù
“Da quanto tempo è di bandiera?” domandò una delle due all'altra
“Tre giorni ormai, piogge incluse” fu la risposta
“Bah, è colpa sua, il suo sottoposto si è fatto beccare ben due volte”
“E dire che ci era pure riuscito il ragazzino!” esclamò la guardia “Ma non ha saputo coprire le tracce per farla franca”
“Oh tranquillo, quando quella “bandiera” verrà giù, lei si occuperà personalmente di tagliargli le gambe”
“Aaha, così non lascerà più orme in giro di sicuro!”
Dall'alto della sua posizione l'elfa non riuscì ad afferrare tutte la parole ma ne aveva compreso il significato.
Un sorriso sardonico si disegnò sul suo volto, il sudore che le infastidiva gli occhi.
Slick non avrebbe più lasciato "tracce" per mesi.
Porto, dopo lo sbarco
Due marinai del Patto D'acciaio si incontrano, abbracciandosi dopo tanto tempo
"Alla buon'ora Mario, com'è andata la spedizione a Mu?" domanda uno dei due baldanzoso, mentre l'altro scuote il capo sconsolato
"Lasciamo perdere Luigi, il Gruppo d'Intervento aveva più di una serpe in seno..."
"Ah si? Fortuna che Atlantide non sa ancora nulla!" Esclama Mario battendosi una mano sulla fronte
"Che intendi?" domanda l'amico inclinando il capo
"Beh, poco dopo che siete partiti, è sbarcata una nave atlantidea con una delegazione e hanno richiesto un colloquio con Renio Ronuà... Dopo che sono stati aggiornati sulle sue condizioni, hanno deciso di portare il nobile ad Atlantide per curarlo”
“Cosa?!” Esclama sorpreso Luigi
“Eh si! E Argethiel ha deciso di seguirli per tenere il Lord sotto controllo!”
"Mamma mia! E adesso chi è che ci gestisce quindi?"
"Guarda, per ora so che Messer Roderigo Cuartos, ora nuovo Sommo Mercante e Lady Yer, divenuta Legionaria del Gran Consiglio, sono stati promossi d'urgenza, da Argethiel stesso e dal Consiglio Ristretto prima della sua partenza, a facenti funzione di Capo Organizzazione. In più abbiamo a che fare con un delegato Atlantideo che ci.... Aiuta."
"Ci tiene d'occhio vorrai dire." Sbuffa il marinaio.
In una piccola cittadina ducale
Due vecchi chiacchierano tra loro
“Ah” Scatarra uno “I Liberi sembrano più organizzati ultimamente”
“Magari hanno smesso di fare gli idioti, che ne sai”
“O qualcuno ha cominciato a gestirli, non si sa mai”
“E chi mai sarebbe tanto folle? Si sa che si ammazzano l’un l’altro in continuazione, anche per stupidaggini! Figurati se non lo fanno per il comando!”
Cor Fidelis, 18 settembre 1317, in una locanda
Due uomini in armatura con il simbolo della Chiesa della Sacra Mano ricamato in fili dorati sul mantello parlano tra di loro, poggiati al bancone, dopo aver finito il turno di guardia.
Mentre l'ennesimo boccale viene svuotato, uno dei due esordisce, in direzione dell'oste
“Oste, portami dell'altro vino” Volge lo sguardo al collega “E così, Gerad, ci sono sviluppi su quello che è successo lo scorso mese ad Alabaster, sai, l'omicidio in piena piazza?”
“Beh, Nayerok, lo hanno ritrovato con una carta da gioco sul petto. Da quello che ho capito è una carta che rappresenta il Giudizio... Ne parlavo giusto ieri con Utham” La guardia beve un sorso di vino, prima di continuare “Dice che quella carta è l'unico indizio che è stato trovato e non ci sono informazioni collegate ad essa. Amico mio, facciamo un brindisi”
Entrambi alzano il boccale in aria, dicendo a gran voce “Al povero nobile Atarie III Navareo, che i Tre lo abbiano sempre in gloria!”
I boccali vengono svuotati e lasciati sul banco, mentre i due si apprestano a riprendere il proprio equipaggiamento per andarsene
“Ah, era proprio un bonaccione, a chi mai potrebbe aver fatto un torto per avere una sorte del genere?”
“Non saprei, era andato ad Alabaster dopo aver abbandonato il Gruppo d'Intervento. Si occupava di missioni educative e confessioni, che sfortuna che proprio lontano dal pericolo abbia incontrato la propria morte.”
La Fonderia, Davanti le prigioni
Sotto la pioggia scrosciante, due figure si affrontano, dopo aver scatenato parecchio trambusto.
Una a gran voce, minacciosa, esclama “Ho detto di farmi entrare, sono un cavaliere del Ferro Scarlatto! Fammi entrare o farò da solo e allora sarà peggio per te!”
“Ma Ser, non posso farvi passare, la persona che cercate è in isolamento e per ordine di…”
Il cavaliere, scostando il mantello rosso dal fianco, estrae la spada, la mano tremante di rabbia
“Ora spostati, o divelgo le porte che tanto ardentemente tenti di tenere chiuse e ti trascino nel fango” sibila Tarabas, mettendosi in posizione d’attacco.
La guardia squittisce, ora evidentemente nel panico, mentre farfuglia qualcosa.
Fa un passo indietro, andando a sbattere contro il portone principale, la lancia che sbatte contro i cardini di ferro di quest’ultimo, provocando un clangore solitario nella piazzetta dove si trovano le prigioni.
Un lungo momento di stallo, mentre solo il suono della pioggia e dei lampi in lontananza si fa udire.
Poi, un breve cigolio. La porta alle spalle della guardia si apre e si palesa da questa la figura di Druilia Yer. Con passo calmo esce dall’edificio, chiudendo il portone dietro di sè, incurante delle intemperie. Con un cenno del capo fa si che la guardia si allontani, rimanendo sola con il cavaliere.
Lui si rimette in piedi, senza rinfoderare l’arma, senza alcun cenno di inchino
“Sei qui per scortarmi dal nano?” Domanda alla donna, altero “Sono qui per ordine del Duca Nordrake e ho perso già abbastanza tempo, in più quel bastardo ha scritto una lettera di troppo”.
Lady Yer inarca un sopracciglio “Che io sappia, il nano dovrà essere scortato al giudizio e così il Patto sta facendo. Quindi vi chiedo, qual è il problema, ser?” domanda pacatamente.
Tarabas si infervora, sbraitando “Devo mettergli le mani addosso, ecco qual’è il problema! Deve essere punito e sarò io in persona a farlo! Qualche scudisciata, il taglio della barba e…”
Druilia scuote il capo, interrompendolo “Non posso permettervelo. Gloter non è nostro prigioniero, è sotto la custodia del Patto d’Acciaio, oltre che in isolamento. E come ho promesso alla Chiesa, non un singolo capello verrà torto a un cittadino del ducato prima del suo giusto processo”. Tarabas fa un passo in avanti, sovrastando la donna soldato con la sua stazza e la sua rabbia “Io sono il Ferro Scarlatto. Io sono il braccio di Faust Nordrake. Io…”
“Voi siete nelle terre del Marchesato dello Squalo” Afferma gelida lei, alzando il mento “E qui non avete alcun tipo di potere, ser Tarabas del Ferro Scarlatto” Ora avanza lei di un passo, la mano sull’elsa della propria spada “Siete venuto sin qui per niente. Vi chiedo di andarvene”
Il cavaliere evidentemente infervorato sembra pensarci qualche istante, prima di sibilare “Dì al nano di guardarsi le spalle. Quando tornerà in territorio Nordrake, io sarò lì e così la mia spada.” Detto questo, rinfodera l’arma e sembra frugare per alcuni istanti in una scarsella al fianco, estraendo poi un foglio che getta a terra prima di girarsi e allontanarsi senza nemmeno l’accenno di un saluto.
Druilia, ora sola, fa un profondo respiro, mentre la pioggia le riga il viso “I tempi che ci aspettano saranno più duri del previsto…”
Raaka, ai piedi del Totem, prima della partenza per Mu
Kuxstag si rivolge alla folla attorno al Totem, con voce decisa
“Come tutti voi sapete, alcuni dei nostri fratelli e sorelle si sono imbarcati per le terre destinate ai nostri defunti. Si sono imbarcati in navi straniere, guidate da invasori che non ritengono sufficiente l’averci privato della nostra identità ma ora vogliono privarci anche del nostro credo e delle nostre tradizioni! Eppure che nessuno di voi chiami i nostri fratelli traditori, chiamateli piuttosto baluardi della nostra cultura, perché solo loro in quelle navi, proveranno a frenare l’ingordigia dei fargan” Alza la mano, indicando le persone che lo circondano
“E voi cosa farete per la vostra tribù?” Domanda fissandoli fermamente
“In che modo siete disposti a prendervi cura l’uno dell’altro quando non ci sarà più nessuno ad arginare la folle mente di un ragazzino viziato? Vi arrenderete e accetterete di essere sudditi anziché figli e figlie? O mostrerete le zanne e gli artigli?” Ringhia.
“Non voglio una risposta. Voglio che chi di voi può impugnare un'ascia la impugni, voglio che chi di voi sa invocare gli spiriti li chiami a gran voce, che chi di voi sa ricucire le ferite si prepari ad accudire un fratello ferito e che chi non può fare altro preghi Ze’ev, Apawi e soprattutto Gureg! Perché io vi chiedo di seguirmi, ora, a fare quello che la nostra tribù ha fatto per anni: combattere e prosperare nella gloria dei nostri dei. Seguitemi e ricorderemo alla Frusta Rossa che loro sono la tribù dei falsi dei e dei falsi ideali, e sarà il primo passo verso la rinascita del Lupo! Spirito e Sangue! Se siete con me seguitemi! “.
La folla non si aspettava un simile discorso da parte del Padre ma mentre ascoltavano sentivano crescere l’orgoglio dentro di sé fino a rispondere in coro “Spirito e Sangue!" per correre poi a casa per armarsi e prepararsi alla battaglia.
Territori a Sud del Ducato, oltre Dùtaich, diverso tempo dopo
"Questo era l'ultimo, Kuxstag, tutti gli spiriti sono stati liberati dai Totem sacrileghi.”
"Che gli Spiriti ci siano testimoni! Avete catturato le donne e i loro figli?"
"Si Padre, saranno ottimi schiavi per la nostra Tribù!"
"Per la gloria di Zèev, Gurég e Apawi, si torna a Raaka! La Frusta Rossa non esiste più!"
22 settembre 1317 – Caserma
Nella sala da pranzo si sentiva un gran baccano perchè, come ogni sera, gli O&S trasformavano un pasto in una festa prima di tornare ai loro compiti o di coricarsi per la notte.
Ai due lati opposti della tavolata, due Sergenti conversavano amabilmente sovrastando il vociare dei sottoposti.
“Quindi lo scudo non è morto? BALLE! Ci ha pensato il Fermo in persona!” sbottò uno dei due all'improvviso
“E allora come te li spieghi i traditori? A Mu sono tornati indietro nel tempo? Sei tu che dici BALLE!” reagì l'altro sbattendo il boccale di birra scura sul tavolo
“Idiota di un barbuto puzzolente! Erano a MU! Quel posto gli avrà dato alla testa!”
“Si certo! E mia madre è più alta di un orco allora!” Rise beffardo in risposta “Per me c’entrano gli esuli! Quei bastardi!”
“Chi? Quelli della caccia d’Argento? La Fauce è distrutta! Ci abbiamo lavorato per mesi lo sanno tutti nel ducato!”
“Adesso sei tu l'idiota con le orecchie a punta! Quelli erano a MU! Gli avrà dato alla testa!”
Pinnacolo dell'essenza, anticamera della Sala della Fiamma
Il silenzio aleggiava nel salone in cui i maestri sono soliti ritirarsi per i loro studi. Gli sguardi esausti e i volti preoccupati. A chi sarebbe toccato il prossimo turno?
Nessuno era entusiasta di eseguire quel compito.
Andavano avanti da giorni, e non sapevano per quanto sarebbero riusciti a sostenere quei ritmi. Il sommo era stato chiaro: tutti i maestri di tutti gli elementi dovevano alternarsi per contenere la furia della Fiamma.
Non vi era un attimo di tregua.
I turni erano irregolari, completamente in balia del caso. I maestri si alternavano all’esterno delle porte del consiglio prendendo il posto dei propri compagni di Via nel momento in cui non erano più in grado di generare sufficiente potere.
“Per quanto andremo avanti così?” chiese un uomo, sulla trentina, rivolgendosi all’elfo accanto a lui.
I segni della stanchezza sui volti dei due li facevano assomigliare più a dei cadaveri che a delle persone in carne ed ossa.
“Non lo so, nessuno lo sa. Dobbiamo trovare un modo per placarla prima che sia troppo tardi, altrimenti finiremo per consumarci.”
“Lo so, ma questa è una soluzione temporanea, e per ora sta sortendo poco effett-” improvvisamente le parole dell’uomo vennero interrotte dallo sbattere delle porte della sala.
Un apprendista si fece strada nel lungo salone e con voce preoccupata ma secca esclamò: “Fuoco e Aria”
Alla chiamata, due maestri si alzarono con un sospiro e proseguirono verso il corridoio.
Alla loro uscita, una barella venne lasciata da due apprendisti sul luogo in cui poco prima riposavano i maestri appena richiamati al dovere. Su di essa il maestro del fuoco, privo di sensi, e il precedente maestro dell’aria, barcollante sulle gambe malferme.
“Come è andata?” chiese timidamente uno dei maestri della terra in fondo alla sala, vedendo il collega mal ridotto.
“Come vuoi che sia andata?” sbottò lui sedendosi “Dammi del vino, almeno in quello troverò un po’ di pace”
Poco distante, i consiglieri commentavano a bassa voce, preoccupati dagli sguardi dei confratelli.
"Sommo Tharok, la tempesta elementale scatenata da quella Fenice non accenna a placarsi."
"Lo so Sommo Shir, è comparsa dal nulla urlando e inveendo contro di noi."
"Avete provato a darle in pasto qualche libero?"
"Sommo Zeno, per favore..."
"Io proponevo..."
Raaka, inizio dell'autunno
Sei mesi, un breve lasso di tempo, a voler ben vedere.
Eppure sei mesi erano stati sufficienti per cambiare drasticamente la situazione al villaggio.
Al rientro dei membri della Tribù facenti parte del Gruppo d'Intervento, Raaka era in pieno tumulto.
I combattimenti e le storie di chi ha seguito Kuxstag nell’epurazione della Frusta Rossa hanno risvegliato l’istinto ferino della città, e grazie ai molti sacrifici officiati, dal legno del totem era spuntata una folta pelliccia.
Ma c’era qualcosa di strano, non era così raro sentire conversazioni come quella di una giovane bambina alla sua mamma:
“Mamma, dove stiamo andando?”
“Stiamo andando verso la nostra nuova casa, cucciola, verso Bahile…”
“Ma a me piaceva la nostra casa a Raaka! E i miei amici?”
“Non ti preoccupare, vedrai che la casa nuova ti piacerà di più e che avrai degli amici fantastici!”
“Ma perchè ci trasferiamo?”
“Sai, bambina mia, è stato tuo padre a decidere, era preoccupato in quanto io non sono nata tribale come lui…”
“Ma io sì mamma! Io sono nata nella Tribù a Raaka"
La madre guarda con dolcezza la figlia, carezzandole i capelli chiari
“Lo so tesoro, è sopratutto per questo che papà ha deciso di trasferirsi. Non voleva rischiare che il nuovo Padre ti portasse via da noi.”
Punta del Drago, in una locanda
Tre cavalieri ben noti sono seduti ad un tavolo, davanti a sé diversi boccali vuoti
"Bastion, come va con la cerca dei cadetti?" chiede il primo
"Che ti devo dire Enzo qualcosa di buono c'è ma la scelta è ardua" risponde il secondo
"Chi è Ardua? È quella ragazza della chiesa?" domanda bonariamente il terzo
"No Bhor, significa difficile"
"Io ho scelto quell'orca della tribù, ha quello che serve" risponde con un'alzata di spalle lo spadaccino
"Non sarà un problema visto che è nobile?" chiede Bastion ad Enzo.
Neanche il tempo di dare la risposta che con un boato Tarabas apre la porta della locanda quasi scardinandola, visibilmente alterato e spaventando non solo i locandieri ma anche gli avventori del luogo.
"Giuro che se non fosse nobile le avrei aperto il ventre!" sbraita rivolto ai colleghi
"A chi ti riferisci?"
"Andata male col nano deduco"
"Enzo, mi riferisco alla nobile Yer... E tu Bastion, vuoi che lo apra a te il ventre?"
"Puoi provarci" ridacchia il combattente sfiorando lo scudo poggiato al suo fianco
"Non mi sfidare"
"Voi due! BASTA! e comportatevi da cavalieri" urla il gran Maestro.
I due smettono di battibeccare e tacciono.
"Ora per quanto riguarda i cadetti, al prossimo incontro con il gruppo congiunto sarebbe ora di selezionarli" prosegui Enzo, tentando di ricomporsi
"Parli troppo complicato" termina il discorso Bhor dopo un sonoro e roboante rutto.
Appesa al pennone come una bandiera, una Caporale aveva oramai perso quasi tutti i vestiti.
Solo le brache stracciate e parte della pettorina andavano a coprirne le nudità, mentre si teneva ben stretta all'asta della bandiera.
L'elfa era esausta e riusciva a mantenere la posizione solo grazie alla rabbia che la animava nel profondo, il viso deformato dalla ferocia.
I suoi pensieri erano solamente per Slick, il suo maledetto sottoposto, e per quello che gli avrebbe fatto una volta che sarebbe scesa di lì.
Da terra, le guardie della torre la fissavano di tanto in tanto tanto, oramai abituati a vederla lassù
“Da quanto tempo è di bandiera?” domandò una delle due all'altra
“Tre giorni ormai, piogge incluse” fu la risposta
“Bah, è colpa sua, il suo sottoposto si è fatto beccare ben due volte”
“E dire che ci era pure riuscito il ragazzino!” esclamò la guardia “Ma non ha saputo coprire le tracce per farla franca”
“Oh tranquillo, quando quella “bandiera” verrà giù, lei si occuperà personalmente di tagliargli le gambe”
“Aaha, così non lascerà più orme in giro di sicuro!”
Dall'alto della sua posizione l'elfa non riuscì ad afferrare tutte la parole ma ne aveva compreso il significato.
Un sorriso sardonico si disegnò sul suo volto, il sudore che le infastidiva gli occhi.
Slick non avrebbe più lasciato "tracce" per mesi.
Porto, dopo lo sbarco
Due marinai del Patto D'acciaio si incontrano, abbracciandosi dopo tanto tempo
"Alla buon'ora Mario, com'è andata la spedizione a Mu?" domanda uno dei due baldanzoso, mentre l'altro scuote il capo sconsolato
"Lasciamo perdere Luigi, il Gruppo d'Intervento aveva più di una serpe in seno..."
"Ah si? Fortuna che Atlantide non sa ancora nulla!" Esclama Mario battendosi una mano sulla fronte
"Che intendi?" domanda l'amico inclinando il capo
"Beh, poco dopo che siete partiti, è sbarcata una nave atlantidea con una delegazione e hanno richiesto un colloquio con Renio Ronuà... Dopo che sono stati aggiornati sulle sue condizioni, hanno deciso di portare il nobile ad Atlantide per curarlo”
“Cosa?!” Esclama sorpreso Luigi
“Eh si! E Argethiel ha deciso di seguirli per tenere il Lord sotto controllo!”
"Mamma mia! E adesso chi è che ci gestisce quindi?"
"Guarda, per ora so che Messer Roderigo Cuartos, ora nuovo Sommo Mercante e Lady Yer, divenuta Legionaria del Gran Consiglio, sono stati promossi d'urgenza, da Argethiel stesso e dal Consiglio Ristretto prima della sua partenza, a facenti funzione di Capo Organizzazione. In più abbiamo a che fare con un delegato Atlantideo che ci.... Aiuta."
"Ci tiene d'occhio vorrai dire." Sbuffa il marinaio.
In una piccola cittadina ducale
Due vecchi chiacchierano tra loro
“Ah” Scatarra uno “I Liberi sembrano più organizzati ultimamente”
“Magari hanno smesso di fare gli idioti, che ne sai”
“O qualcuno ha cominciato a gestirli, non si sa mai”
“E chi mai sarebbe tanto folle? Si sa che si ammazzano l’un l’altro in continuazione, anche per stupidaggini! Figurati se non lo fanno per il comando!”
Cor Fidelis, 18 settembre 1317, in una locanda
Due uomini in armatura con il simbolo della Chiesa della Sacra Mano ricamato in fili dorati sul mantello parlano tra di loro, poggiati al bancone, dopo aver finito il turno di guardia.
Mentre l'ennesimo boccale viene svuotato, uno dei due esordisce, in direzione dell'oste
“Oste, portami dell'altro vino” Volge lo sguardo al collega “E così, Gerad, ci sono sviluppi su quello che è successo lo scorso mese ad Alabaster, sai, l'omicidio in piena piazza?”
“Beh, Nayerok, lo hanno ritrovato con una carta da gioco sul petto. Da quello che ho capito è una carta che rappresenta il Giudizio... Ne parlavo giusto ieri con Utham” La guardia beve un sorso di vino, prima di continuare “Dice che quella carta è l'unico indizio che è stato trovato e non ci sono informazioni collegate ad essa. Amico mio, facciamo un brindisi”
Entrambi alzano il boccale in aria, dicendo a gran voce “Al povero nobile Atarie III Navareo, che i Tre lo abbiano sempre in gloria!”
I boccali vengono svuotati e lasciati sul banco, mentre i due si apprestano a riprendere il proprio equipaggiamento per andarsene
“Ah, era proprio un bonaccione, a chi mai potrebbe aver fatto un torto per avere una sorte del genere?”
“Non saprei, era andato ad Alabaster dopo aver abbandonato il Gruppo d'Intervento. Si occupava di missioni educative e confessioni, che sfortuna che proprio lontano dal pericolo abbia incontrato la propria morte.”
La Fonderia, Davanti le prigioni
Sotto la pioggia scrosciante, due figure si affrontano, dopo aver scatenato parecchio trambusto.
Una a gran voce, minacciosa, esclama “Ho detto di farmi entrare, sono un cavaliere del Ferro Scarlatto! Fammi entrare o farò da solo e allora sarà peggio per te!”
“Ma Ser, non posso farvi passare, la persona che cercate è in isolamento e per ordine di…”
Il cavaliere, scostando il mantello rosso dal fianco, estrae la spada, la mano tremante di rabbia
“Ora spostati, o divelgo le porte che tanto ardentemente tenti di tenere chiuse e ti trascino nel fango” sibila Tarabas, mettendosi in posizione d’attacco.
La guardia squittisce, ora evidentemente nel panico, mentre farfuglia qualcosa.
Fa un passo indietro, andando a sbattere contro il portone principale, la lancia che sbatte contro i cardini di ferro di quest’ultimo, provocando un clangore solitario nella piazzetta dove si trovano le prigioni.
Un lungo momento di stallo, mentre solo il suono della pioggia e dei lampi in lontananza si fa udire.
Poi, un breve cigolio. La porta alle spalle della guardia si apre e si palesa da questa la figura di Druilia Yer. Con passo calmo esce dall’edificio, chiudendo il portone dietro di sè, incurante delle intemperie. Con un cenno del capo fa si che la guardia si allontani, rimanendo sola con il cavaliere.
Lui si rimette in piedi, senza rinfoderare l’arma, senza alcun cenno di inchino
“Sei qui per scortarmi dal nano?” Domanda alla donna, altero “Sono qui per ordine del Duca Nordrake e ho perso già abbastanza tempo, in più quel bastardo ha scritto una lettera di troppo”.
Lady Yer inarca un sopracciglio “Che io sappia, il nano dovrà essere scortato al giudizio e così il Patto sta facendo. Quindi vi chiedo, qual è il problema, ser?” domanda pacatamente.
Tarabas si infervora, sbraitando “Devo mettergli le mani addosso, ecco qual’è il problema! Deve essere punito e sarò io in persona a farlo! Qualche scudisciata, il taglio della barba e…”
Druilia scuote il capo, interrompendolo “Non posso permettervelo. Gloter non è nostro prigioniero, è sotto la custodia del Patto d’Acciaio, oltre che in isolamento. E come ho promesso alla Chiesa, non un singolo capello verrà torto a un cittadino del ducato prima del suo giusto processo”. Tarabas fa un passo in avanti, sovrastando la donna soldato con la sua stazza e la sua rabbia “Io sono il Ferro Scarlatto. Io sono il braccio di Faust Nordrake. Io…”
“Voi siete nelle terre del Marchesato dello Squalo” Afferma gelida lei, alzando il mento “E qui non avete alcun tipo di potere, ser Tarabas del Ferro Scarlatto” Ora avanza lei di un passo, la mano sull’elsa della propria spada “Siete venuto sin qui per niente. Vi chiedo di andarvene”
Il cavaliere evidentemente infervorato sembra pensarci qualche istante, prima di sibilare “Dì al nano di guardarsi le spalle. Quando tornerà in territorio Nordrake, io sarò lì e così la mia spada.” Detto questo, rinfodera l’arma e sembra frugare per alcuni istanti in una scarsella al fianco, estraendo poi un foglio che getta a terra prima di girarsi e allontanarsi senza nemmeno l’accenno di un saluto.
Druilia, ora sola, fa un profondo respiro, mentre la pioggia le riga il viso “I tempi che ci aspettano saranno più duri del previsto…”
Raaka, ai piedi del Totem, prima della partenza per Mu
Kuxstag si rivolge alla folla attorno al Totem, con voce decisa
“Come tutti voi sapete, alcuni dei nostri fratelli e sorelle si sono imbarcati per le terre destinate ai nostri defunti. Si sono imbarcati in navi straniere, guidate da invasori che non ritengono sufficiente l’averci privato della nostra identità ma ora vogliono privarci anche del nostro credo e delle nostre tradizioni! Eppure che nessuno di voi chiami i nostri fratelli traditori, chiamateli piuttosto baluardi della nostra cultura, perché solo loro in quelle navi, proveranno a frenare l’ingordigia dei fargan” Alza la mano, indicando le persone che lo circondano
“E voi cosa farete per la vostra tribù?” Domanda fissandoli fermamente
“In che modo siete disposti a prendervi cura l’uno dell’altro quando non ci sarà più nessuno ad arginare la folle mente di un ragazzino viziato? Vi arrenderete e accetterete di essere sudditi anziché figli e figlie? O mostrerete le zanne e gli artigli?” Ringhia.
“Non voglio una risposta. Voglio che chi di voi può impugnare un'ascia la impugni, voglio che chi di voi sa invocare gli spiriti li chiami a gran voce, che chi di voi sa ricucire le ferite si prepari ad accudire un fratello ferito e che chi non può fare altro preghi Ze’ev, Apawi e soprattutto Gureg! Perché io vi chiedo di seguirmi, ora, a fare quello che la nostra tribù ha fatto per anni: combattere e prosperare nella gloria dei nostri dei. Seguitemi e ricorderemo alla Frusta Rossa che loro sono la tribù dei falsi dei e dei falsi ideali, e sarà il primo passo verso la rinascita del Lupo! Spirito e Sangue! Se siete con me seguitemi! “.
La folla non si aspettava un simile discorso da parte del Padre ma mentre ascoltavano sentivano crescere l’orgoglio dentro di sé fino a rispondere in coro “Spirito e Sangue!" per correre poi a casa per armarsi e prepararsi alla battaglia.
Territori a Sud del Ducato, oltre Dùtaich, diverso tempo dopo
"Questo era l'ultimo, Kuxstag, tutti gli spiriti sono stati liberati dai Totem sacrileghi.”
"Che gli Spiriti ci siano testimoni! Avete catturato le donne e i loro figli?"
"Si Padre, saranno ottimi schiavi per la nostra Tribù!"
"Per la gloria di Zèev, Gurég e Apawi, si torna a Raaka! La Frusta Rossa non esiste più!"
22 settembre 1317 – Caserma
Nella sala da pranzo si sentiva un gran baccano perchè, come ogni sera, gli O&S trasformavano un pasto in una festa prima di tornare ai loro compiti o di coricarsi per la notte.
Ai due lati opposti della tavolata, due Sergenti conversavano amabilmente sovrastando il vociare dei sottoposti.
“Quindi lo scudo non è morto? BALLE! Ci ha pensato il Fermo in persona!” sbottò uno dei due all'improvviso
“E allora come te li spieghi i traditori? A Mu sono tornati indietro nel tempo? Sei tu che dici BALLE!” reagì l'altro sbattendo il boccale di birra scura sul tavolo
“Idiota di un barbuto puzzolente! Erano a MU! Quel posto gli avrà dato alla testa!”
“Si certo! E mia madre è più alta di un orco allora!” Rise beffardo in risposta “Per me c’entrano gli esuli! Quei bastardi!”
“Chi? Quelli della caccia d’Argento? La Fauce è distrutta! Ci abbiamo lavorato per mesi lo sanno tutti nel ducato!”
“Adesso sei tu l'idiota con le orecchie a punta! Quelli erano a MU! Gli avrà dato alla testa!”
Pinnacolo dell'essenza, anticamera della Sala della Fiamma
Il silenzio aleggiava nel salone in cui i maestri sono soliti ritirarsi per i loro studi. Gli sguardi esausti e i volti preoccupati. A chi sarebbe toccato il prossimo turno?
Nessuno era entusiasta di eseguire quel compito.
Andavano avanti da giorni, e non sapevano per quanto sarebbero riusciti a sostenere quei ritmi. Il sommo era stato chiaro: tutti i maestri di tutti gli elementi dovevano alternarsi per contenere la furia della Fiamma.
Non vi era un attimo di tregua.
I turni erano irregolari, completamente in balia del caso. I maestri si alternavano all’esterno delle porte del consiglio prendendo il posto dei propri compagni di Via nel momento in cui non erano più in grado di generare sufficiente potere.
“Per quanto andremo avanti così?” chiese un uomo, sulla trentina, rivolgendosi all’elfo accanto a lui.
I segni della stanchezza sui volti dei due li facevano assomigliare più a dei cadaveri che a delle persone in carne ed ossa.
“Non lo so, nessuno lo sa. Dobbiamo trovare un modo per placarla prima che sia troppo tardi, altrimenti finiremo per consumarci.”
“Lo so, ma questa è una soluzione temporanea, e per ora sta sortendo poco effett-” improvvisamente le parole dell’uomo vennero interrotte dallo sbattere delle porte della sala.
Un apprendista si fece strada nel lungo salone e con voce preoccupata ma secca esclamò: “Fuoco e Aria”
Alla chiamata, due maestri si alzarono con un sospiro e proseguirono verso il corridoio.
Alla loro uscita, una barella venne lasciata da due apprendisti sul luogo in cui poco prima riposavano i maestri appena richiamati al dovere. Su di essa il maestro del fuoco, privo di sensi, e il precedente maestro dell’aria, barcollante sulle gambe malferme.
“Come è andata?” chiese timidamente uno dei maestri della terra in fondo alla sala, vedendo il collega mal ridotto.
“Come vuoi che sia andata?” sbottò lui sedendosi “Dammi del vino, almeno in quello troverò un po’ di pace”
Poco distante, i consiglieri commentavano a bassa voce, preoccupati dagli sguardi dei confratelli.
"Sommo Tharok, la tempesta elementale scatenata da quella Fenice non accenna a placarsi."
"Lo so Sommo Shir, è comparsa dal nulla urlando e inveendo contro di noi."
"Avete provato a darle in pasto qualche libero?"
"Sommo Zeno, per favore..."
"Io proponevo..."
Raaka, inizio dell'autunno
Sei mesi, un breve lasso di tempo, a voler ben vedere.
Eppure sei mesi erano stati sufficienti per cambiare drasticamente la situazione al villaggio.
Al rientro dei membri della Tribù facenti parte del Gruppo d'Intervento, Raaka era in pieno tumulto.
I combattimenti e le storie di chi ha seguito Kuxstag nell’epurazione della Frusta Rossa hanno risvegliato l’istinto ferino della città, e grazie ai molti sacrifici officiati, dal legno del totem era spuntata una folta pelliccia.
Ma c’era qualcosa di strano, non era così raro sentire conversazioni come quella di una giovane bambina alla sua mamma:
“Mamma, dove stiamo andando?”
“Stiamo andando verso la nostra nuova casa, cucciola, verso Bahile…”
“Ma a me piaceva la nostra casa a Raaka! E i miei amici?”
“Non ti preoccupare, vedrai che la casa nuova ti piacerà di più e che avrai degli amici fantastici!”
“Ma perchè ci trasferiamo?”
“Sai, bambina mia, è stato tuo padre a decidere, era preoccupato in quanto io non sono nata tribale come lui…”
“Ma io sì mamma! Io sono nata nella Tribù a Raaka"
La madre guarda con dolcezza la figlia, carezzandole i capelli chiari
“Lo so tesoro, è sopratutto per questo che papà ha deciso di trasferirsi. Non voleva rischiare che il nuovo Padre ti portasse via da noi.”
Punta del Drago, in una locanda
Tre cavalieri ben noti sono seduti ad un tavolo, davanti a sé diversi boccali vuoti
"Bastion, come va con la cerca dei cadetti?" chiede il primo
"Che ti devo dire Enzo qualcosa di buono c'è ma la scelta è ardua" risponde il secondo
"Chi è Ardua? È quella ragazza della chiesa?" domanda bonariamente il terzo
"No Bhor, significa difficile"
"Io ho scelto quell'orca della tribù, ha quello che serve" risponde con un'alzata di spalle lo spadaccino
"Non sarà un problema visto che è nobile?" chiede Bastion ad Enzo.
Neanche il tempo di dare la risposta che con un boato Tarabas apre la porta della locanda quasi scardinandola, visibilmente alterato e spaventando non solo i locandieri ma anche gli avventori del luogo.
"Giuro che se non fosse nobile le avrei aperto il ventre!" sbraita rivolto ai colleghi
"A chi ti riferisci?"
"Andata male col nano deduco"
"Enzo, mi riferisco alla nobile Yer... E tu Bastion, vuoi che lo apra a te il ventre?"
"Puoi provarci" ridacchia il combattente sfiorando lo scudo poggiato al suo fianco
"Non mi sfidare"
"Voi due! BASTA! e comportatevi da cavalieri" urla il gran Maestro.
I due smettono di battibeccare e tacciono.
"Ora per quanto riguarda i cadetti, al prossimo incontro con il gruppo congiunto sarebbe ora di selezionarli" prosegui Enzo, tentando di ricomporsi
"Parli troppo complicato" termina il discorso Bhor dopo un sonoro e roboante rutto.
Medea- Messaggi : 212
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I miei personaggi: Druilia Yer, Legione Dorata - Malìa, barda itinerante - L'Evocatore, cavaliere del Dardo di Cobalto - Nebra, sciamana dei Warfer
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