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Messaggio Da Sentrem Dom Set 08 2019, 17:30

Tornati dalle Paludi di Huginn, l'Occhio e Spada si apprestava come sempre a fare i rapporti e a costruire le pire per i caduti, che anche sta volta sarebbero state vuote, come per la maggior parte delle altre volte.

Ma solo una notte era passata dal loro rientro, quando al mattino presto una recluta che spazzava il piazzale, vide il Tenente Mirka attraversarlo con passo spedito e dirigersi verso gli alloggi privati del Tenente Colonello Asaki.

Dopo pochi minuti ne uscì tenendo in mano quattro pezzi di carta scribacchiati e firmati dal Tenente Colonello, e con passo spedito attraversò di nuovo il piazzale in direzione delle scuderie.

"Recluta! - gridò Mirka verso il ragazzo che spazzava - molla quello che stai facendo e vammi a chiamare Irene la Portalettere, dille che la aspetto nelle Scuderie, sicuramente la troverai in cucina da nonna Pompea con qualche dolcetto in bocca!"

E senza aspettare che la recluta possasse la scopa riprese a camminare verso le scuderie.

Dopo mezz'ora il portone della Caserma si apriva e Irene con il volto tirato, galoppava via verso le destinazioni assegnatole.

A metà mattina sulla bacheca dell'Occhio e Spada, Mirka appese un foglietto, dove avvisava le truppe che le pire dei caduti sarebbero state bruciate fra sette giorni.

Diverse notti dopo il rientro dalle paludi di Huginn, un'elfa era già in viaggio per la via della Caserma. Un mantello bianco ripuliva il terreno dondolando, mentre un pesante maglio agganciato alla cinta, rigava a tratti il terreno al suo fianco.
All'ennesima volta che questo scendeva grattando il sentiero, l'elfa lo tolse dalla cinta e lo scagliò neanche un metro più avanti boccheggiando in un frammisto di rabbia e tristezza.
"Stupido maglio! Stupido spirito! Stupido non-morto!"
Urlò al cielo, mentre alcuni mercanti sulla stessa via, riconoscendo Maestra Aurora, le giravano al largo.
"Stupido non-morto..."
Le lacrime cominciarono a scendere vicino a due occhi scavati e segnati da profonde occhiaie.
"Come hai potuto lasciarmi qui! Eh! Dimmelo! Lo so che mi senti! Brutto stupido nano! Brutto ignorante, analfabeta e testardo di un nano! Non avevi il diritto! Non avevi il diritto di lasciarmi sola su questo piano!"
Con un gesto di stizza raccolse il maglio alla bell'è meglio e lo rimise alla cinta spolverandolo dal terriccio.
"Testardo di un nano..."


Mancavano un paio di giorni alla scadenza della settimana e le sentinelle del portone della caserma, avvistarono un cavaliere con un lungo mantello bianco che galoppava nella loro direzione: "Aprite il portone, - gridò una sentinella - Ser Erad è qui!"

Il cavaliere arrivò davanti alla caserma dell'Occhio e Spada e chiese di Mirka.

Quando lei arrivò, lo salutò e gli disse che era in anticipo di due giorni.

" Invece sono giusto in tempo, ti prego Mirka portami nella sua stanza."

Lei annuì e lo accompagnò.

"Cosa ne fai della sua collezione di sassi Mirka?"
"Nulla Erad"
"Ottimo la vostra forgia è sempre al solito posto?"
" Sì Erad, cosa vuoi fare?"
" Quando avrò finito vedrai"

Si avviò verso la forgia con il suo pesante bagaglio e la collezione di sassi.
Fino alla mattina seguente ci fu un silenzio tombale proveniente da quella stanza, un soldato si avvicinò per portare da mangiare al cavaliere e si accorse che era barricato dentro, poi d'improvviso un colpo di martello......un altro..... e un altro....

Sembrava una marcia funebre il ritmo delle martellate, l'incudine cantava solo parole tristi...

C'è chi dice che tra una martellata e l'altra si sentivano le lacrime del forgiatore cadere sul metallo rovente.

Dopo un giorno intero, all'alba, lo stesso giorno della cerimonia il fabbro uscì dalla forgia.
Aveva il volto impassibile, solo due solchi sul suo viso, ancora umidi.
Chiese aiuto ai più forti in circolazione per tirare fuori la sua creazione, che era coperta da un telo, la caricarono e la portarono sul luogo della cerimonia.

Mirka, venne avvisata e andò incontro a Erad " Come ti senti? Tutto bene?"
Lui ignorò le sue domande e le disse: "Prima di incominciare tira via il telo, io mi siedo qui ad aspettare l'inizio".
Il Tenente, a malincuore, lasciò il suo amico vicino alla sua creazione e se ne andò, ad accogliere gli altri ospiti, le sentinelle lo sapevano e i portoni quel giorno sarebbero rimasti aperti.

Wyrda si alzò presto quella mattina. Aveva un po' di cose da fare anche se Fleniter e Asaki avevano dato a tutto il Plotone una giornata libera. Si lavó velocemente il viso, poi prese un bastoncino sporco di carbone che teneva sull'unico mobiletto della stanza spartana e, senza ormai alcun bisogno di guardare, si disegnó i graffi che ormai la distinguevano: sei sul viso, diagonali, e tre sulla parte destra del collo, e ormai tutti sapevano che quei segni erano un ricordo delle persone care a Wyrda cadute nel fare il loro dovere. Poi lanciò un'occhiata alla stanza, all'elmo appeso su un legnetto, al pugnale adagiato su una mensola e allo scudo appoggiato sulla parete e uscì. Poi si diresse nella stanza di Erin, ed entrò senza domandare. La compagna dormiva ancora, quindi si sedette sul materasso ruvido e le accarezzó delicatamente i capelli per svegliarla e avvisarla che usciva e che sarebbe tornata presto. L'altra le sorrise e la lasció andare. Sapeva che Wyrda ogni tanto aveva bisogno di stare da sola, era inutile cercare di convincerla.

Il Sergente uscì dalla Caserma e si diresse verso la foresta poco lontana tenendo una corsetta leggera. Stava cercando un cipresso, dal legno bruno, irregolare e abbastanza duro ma lavorabile, e non ci mise molto a trovarlo, poi ci si arrampicó velocemente osservando attentamente i rami. Ne trovó uno particolarmente nodoso e sorrise lievemente vedendolo. Lo spezzo e se lo incastró in cintura. Poi scese con un salto e ricominció a trottare. Questa volta cercava un ciliegio, rossiccio e pregiato, e lo trovó in un frutteto di un paese poco distante. Fece due parole con un contadino che gliene indicò uno, lei ringraziò, e ne staccò un ramo piuttosto largo, ma piatto. Poi si diresse al fiume dove un certo nano era solito pescare e si sedette a gambe incrociate, tiró fuori un coltellino, e iniziò a lavorare. Dopo un paio di ore, quando ormai aveva le dita che le facevano male e il grembo pieno di scheggie e corteccia, una mano le si appoggió sulla spalla, era Erin, che le porse una scodella con il pranzo. Wyrda lo divoró velocemente e ricominció a trafficare, mentre la compagna si godeva un po' di pace, sdraiata con un filo di erba tenuto pigramente tra le labbra. Ogni tanto Erin sbirciava cosa combinava l'altra e alla fine intervenne quando notò le imprecazioni dovute alla difficoltà di eliminare le imperfezioni. Scaldó un po' il pollice e lo passò ripetute volte sui due oggetti, così da bruciare ogni piccola scheggia mentre Wyrda la guardava affascinata da sopra la spalla. Poi entrambe guardarono la posizione del sole. Era quasi ora. Si alzarono e si diressero in caserma con passo tranquillo.

Aiutarono gli altri con l'erezione delle tre pire funebri, e vi adagiarono i due oggettini.
Quello in cipresso rappresentava un'ascia incrociata con un maglio. Era duro e nodoso. Il secondo era simile, ma con il martello era incrociato uno scudo. Era rosso e liscio.


Ormai tutto era pronto gli ospiti erano arrivati, un vociare sommesso si sentiva nel piazzale.
E tutti si stavano avvicinando alle pire, per ascoltare e ricordare.
Intorno alle pire in vari cerchi concentrici erano posizionate delle panche dove tutti si sistemarono.

Quando fu l'ora di iniziare la cerimonia, Mirka tirò il telo, come Erad le aveva chiesto, e tutti videro una statua in roccia e ferro di Faramir a grandezza naturale con il suo Sfondacrani in mano pronto a colpire e lo scudo sull'altro braccio con incastonati tutti i sassi della sua collezione.
A quel punto il cavaliere, che si era prontamente alzato in piedi, incominciò a piangere silenziosamente per tutta la cerimonia, per poi ricomporsi alla fine.

Il Plotone era al completo e quindi anche l'alto comando.

Il Tenente Sara si staccò dal gruppo, e ignorando come sempre le formalità della cerimonia, si avvicinò con il suo solito andazzo alle pire e appoggiò un pugnale d'argento sulla pira di Faramir dicendo ad alta voce, ma parlando più a se stessa: "Ironia della sorte, i magli li avevano finiti. Salutami Zaagh." Poi appoggiò uno scudo sulla pira di Nuyu e lanciando una fascia verde sulla pira per Al, se ne andò via senza dire nulla. Anche se durante il resto della cerimonia nessuno la vide, sicuramente non era molto lontana.

Il Tenente Colonnello Asaki, aprì la cerimonia con un breve discorso e un ringraziamento ai presenti, e dopo poche parole di cordoglio, promosse i caduti al loro grado superiore come di consuetudine, ne seguì un grosso applauso. Poi si sedette.

"Avete perseguito la strada del sacrificio, - disse Mirka ad alta voce, alzandosi in piedi - la via più importante dell'Occhio e Spada, non solo in vita ma anche nella non morte, qui oggi si sono riuniti gli amici che avete avuto vicino nelle avversità della vostra vita.
...
Io non potrò mai scordare nessuno di voi, mi mancherete tutti moltissimo
...
Faramir il mio migliore amico, anche se nella non morte la convivenza non è stata semplice per me, tu sei rimasto sempre lo stesso e sempre al mio fianco, mi sorridevi, mi facevi battute ed io ti allontanavo, ma testardo com'eri e come sei sempre stato, mi spiegavi le tue ragioni e poi eseguivi i miei ordini anche se il più esperto e impavido eri e rimmarrai per sempre tu.
...
Nuyu, in vita sei sempre stata taciturna e riuscire a parlare con te era un impresa, poi sei morta e sei diventata un fiume di parole, per te ho sempre avuto un debole, nella non morte avevo qualche difficoltà a starti vicino, ma cavolo eri una lepre con una fine intelligenza, sicuramente il nostro ultimo incontro ha lasciato tra di noi un grande punto di domanda, ma mi fido di te, e quando ci riincontreremo nell'altro velo mi racconterai.
...
Al, il tuo sacrificio ha salvato le vite dei popoli di questo Ducato non so quante volte, e non credo che nessuno mai saprà davvero quanto hai sofferto quando sei stato tacciato di tradimento, anche se lo nascondevi dietro a quel sorrisino beffardo, posso solo anche ora come allora dirti GRAZIE."
Mirka rimase in silenzio e si sedette.

Sebastian si alzò in piedi e disse: "Io sono entrato da poco in Occhio e Spada, ma appena ne ho fatto parte, mi sono sentito subito parte di qualcosa di grande, grazie anche a Faramir, "Il nano più bello del ducato" e a Nuyu.- lo disse mentre un sorriso amaro gli solcava il viso.
"Sono stati due compagni formidabili, che hanno fatto di tutto per il bene del ducato e dell'organizzazione, oltre ad accogliermi da subito come un collega e non come un semplice nuovo arrivato.
La perdita di questi due colleghi, lascerà un vuoto incolmabile nel mio cuore, ma saranno la forza che mi spingerà a difendere il Ducato e a rendere l'Occhio e Spada sempre più forte!"
Sebastian riuscì a stento a parlare e alla fine, prima di scoppiare in un fiume di lacrime, si allontanò mettendosi nelle ultime file.

Korfel si alzò e disse:
"Nuyu e Faramir, due commilitoni che non ho avuto occasione di conoscere quando erano in vita, ma solo da non morti.
Faramir non mi piaceva, forse perché era un nano, o forse per i suoi modi scontrosi, ma faceva quello che ci si aspetta da un Occhio e Spada.
Per questo aveva il mio rispetto"
"Nuyu, invece, ho avuto occasione di poterci parlare per una sera intera dopo che Solitune la tartassò, e vidi le sue compagne sostenerla nel momento più profondo dello sconforto"
...
"Abbiamo perso molto, ma solo ciò che non abbiamo ci insegna quanto fosse prezioso quello che abbiamo perso."
"E che siamo solo noi a doverlo sostituire, perché questo è ciò che dobbiamo fare"
"Un goccio a noi, un goccio alla terra che ora ospita i nostri caduti"
Poi si ricompose e si sedette.



Alla cerimonia ormai quasi tutto l'Occhio e la Spada aveva esposto la propria tristezza, ci fu chi rimase in silenzio e chi non partecipò, ma Mircia aveva il volto teso, dispiaciuto, in disparte con una sigaretta in mano, non stava fumando, e il mozzicone di cenere si allungava, mentre guardava, non una sola lacrima.

Nonostante Aurora fosse rimasta apatica per quasi tutta la cerimonia, quando fu il suo turno di parlare, sorrise con pacata calma, riportando luce ad un volto stanco. E alzandosi disse:
"Non sono riuscita a trattenerti su questo piano, ma NIENTE mi tratterà da venire a prenderti dove ora sei. Te l'ho sempre detto che la più testarda dei due sono io. Verrò a trovarti in quello stramaledetto piano. Oh se lo farò. Per darti Sfondacrani in testa. Per farti assaggiare la mia brodaglia puzzolente. Per leggerti i libri di geomanzia. Per dirti che qui ci manchi. Dovessero volerci giorni, mesi o anni!"
La voce lentamente si incrinò, ma l'elfa continuò senza abbassare lo sguardo.
"Per riportarti la voce di tutti i tuoi. Per farti vedere i miei figli. Per farti vedere che divento decrepita e sempre più testarda. Per dirti che ti voglio e ti vorrò sempre bene. Questo non puoi impedirmelo. Non puoi e non potrai mai finché avrò respiro. Per sempre tua, kevha tus."

Dopo qualche istante, che maestra Aurora si era tornata a sedere, una figura incappucciata di nero si alzò in piedi, e fece un gesto a Ettore, Anulare della Chiesa della Sacra Mano che lo accompagnava, a fare lo stesso, gli passò un foglio, ed Ettore schiarendosi la voce iniziò a leggere:
"Caro Faramir spero che tu ti sia ricongiunto finalmente ai Tre, al posto che un giorno spetterà ad entrambi.
La non morte ci ha unito come una grande famiglia, io te e Nuyu, abbiamo condiviso momenti di difficoltà indicibile vista la nostra condizione inusuale, ed è sempre andata peggiorando nell'ultimo periodo, per motivi ancora non del tutto chiari.
Ora riposa, nell'abbraccio della terra e nella dimora dei Tre"

Ettore si asciugò le lacrime e, per fargli forza, batté la spalla di Constantin, il non morto Anulare della Chiesa, il quale non poteva parlare perché si era cucito le labbra per non ferire più nessuno.
Poi aggiunse:
"Anche per me è stato un onore combattere al fianco di Faramir, sempre pronto a chiedere consigli e a cercare di rimettermi in riga quando facevo delle cazzate, senza risparmiarmi da qualche sberla, ma nonostante questo gli voglio ancora bene, è stato quasi come il padre che non ho mai avuto.
Riposa, riposa in eterno ora amico mio"

Dopo qualche attimo di silenzio Brutilde del Patto D'Acciaio, una bella nana dai capelli e dalle basette rosse, con un accento strano, si alzò in piedi e disse:
" A Faradenza er Nano de Occhio e Spada, se fossi stato il doppio più vivo e avessi puzzato la metá me saresti pure degnato de un pensierino!"
...
"Nuyu me piaceva er martello che te portavi dietro e menavi duro pe' essere na' morta rimorta! Non ho capito perchè stavi con Lindor e Tèh, se pigliavo un po' de tempo magari potevo chiedertelo prima che facevi Spuffete!"

Dopo tutte le lacrime versate, quello "Spuffete!" fece l'effetto di un tappo di bottiglia stappato in allegria, e dopo una fragorosa risata, tutti insieme i presenti si alzarono e cantarono la canzone ai caduti.

Ormai senza più lacrime, Erin e Wyrda stettero un po' in disparte, appoggiate l'una all'altra, ma quando fu il momento, cantarono forte quanto tutti gli altri e alla fine abbracciarono contemporaneamente Mirka. "Ci mancherai tantissimo" dissero.


A questo punto, dopo un cenno del Tenente Colonello Asaki, venne dato fuoco alle tre pire, e solo l'assordante crepitìo delle fiamme riempì il silenzio del piazzale.

Da quel momento in poi a gruppi o in solitaria un po alla volta, tutti se ne andarono, chi nelle proprie stanze, chi al proprio lavoro, chi a mangiare e chi a dormire, a tutti i venuti era stata riservata una branda dove dormire.

Le pire bruciarono a lungo e quando ormai solo un filo di fumo si innalzava da esse, le prime luci dell'alba schiarirono un cielo pieno di stelle.
Tre figure si alzarono dalle panche e si avvicinarono tra loro, Erad abbracciò forte le due donne Aurora e Mirka, la quale guardò i suoi amici e disse: "Bene! Ora andiamo a berci una sana birra in loro onore, - un sorrisino birbante le comparve sulle labbra, e dirigendosi verso le dispense della Caserma, continuò dicendo - così vi racconterò di quella volta che ...."

Sentrem

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