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Postumi della Paura - Ninui
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Postumi della Paura - Ninui
Dopo quel disastro, dopo tutto quel dolore, non rimaneva molto su cui fare affidamento, un cielo nuovamente limpido, sovrastava un elfo dai capelli biondi e un umano dalle ricche vesti. Il nobile Volt Vilmor stava accompagnando Ninui ormai da un’ora e nulla sembrava separarli. Il comportamento del nobile era lontano dalla sua fredda cortesia e dal suo parlare impostato; sembrava che nulla gli interessasse se non il fragile elfo che continuava a stringere a sé, continuamente scosso da tremori, tra le urla di terrore e le lacrime piene di sussurri, le uniche parole sensate erano ripetute come un mantra: “Fatemi tornare a casa..”.
Il tempo passava e nel viaggio verso Porta del Nord le crisi non volevano abbandonarlo, anzi diventarono più intense.
“Perdonatemi Ninui…” l’elsa di un pugnale argenteo gli calò sulla calotta lasciando l’elfo inerme e stordito, caricò il piccolo elfo su una lettiga e proseguì “...Laudanium saprà prendersi cura di te, andiamo.”
Oltre le crisi il dettaglio più inquietante erano le mani dell’elfo: avevano preso un colore violaceo sulla punta mista all’argento; sembrava quasi che i due colori stessero lottando, per vedere chi dei due dovesse prevalere sull’altro.
L’elfo rimase stordito per tutto il viaggio fino a Porta del Nord, sostando nelle stanze dedicate al gruppo d’intervento, e ad un certo punto si svegliò vedendo ai piedi del letto il nobile Vilmor e la maestra Aurora.
Entrambi rimasero fermi, immobili per vedere le sue prime reazioni.
Le mani gli erano state legate magicamente, più volte muovendosi nel sonno aveva cercato di strapparsi le dita oppure di colpirsi magicamente.
La scena si ripetè come altre volte prima, l’elfo si alzò di scatto dal letto sbraitando: “Che mi succede? Perchè sono qui? Perché mi avete legato con le mia magia bloccata? Lasciatemi andare devo andare a controllare Lady Warf...” un sottile bagliore dalle mani di Levitas da dietro il letto e cadde nuovamente nel sonno.
“Quante volte dovremmo assistere di nuovo a questa scena, quante? Non ne posso più di vederlo così, di vedere che le sue energie che si spengono davanti a noi, sapendo che tra qualche giorno, si sveglierà e dirà le stesse parole.”
“Maestra Aurora...” disse il fargan con una calma snervante “...ogni giorno che passa è un giorno in meno che ci separa dal Ducato, finchè lui continua a restare in questo stato, stabile e guardato a vista, andrà bene, prima o poi arriveremo nel Ducato e lo salveremo da questa afflizione...”
L’elfa lo guardò male e strinse il bordo del letto finché le nocche non sbiancarono, poi un pugno forte, strano per una corporatura così esile.
“Stiamo perdendo tempo! Tempo che non abbiamo...non sappiamo nemmeno perché continui a fare così! Abbiamo provato a parlarci, a fargli scrivere i resoconti, fargli vedere lady Mairi, ma continua imperterrito a perdere la memoria e ritornare a quel momento…”
“Non ditemi quello che già vedo da solo Aurora, ditemi quello che non so! Voi osservavate da esterna gli accadimenti, ditemi cosa è successo in quel rituale, le parole, le movenze, ditemi se abbiamo commesso errori, se qualcuno ha interferito, ditemi se ci sono appigli...ditemi soprattutto dove eravate voi, se non eravate al suo fianco! Che ORA vi affaccendate tanto al suo capezzale mi è totalmente inutile!”
“Come OSATE? Io ERO là! Ero là quando la bambola stava prendendo il sopravvento!”
“Ma alla fine lo avete lasciato solo…”
“Ho tenuto in piedi la volontà di Lady Warfer, ho cercato di fermare un non-morto dalla sua probabile disfatta e non ho avuto mani e gambe lunghe come le vostre per arrivare prima del vostro interesse su Ninui!”
“Cosa state insi…”
“Ma che succede? Perché sono qui? Aurora! Il rituale! Mairi!”
L’elfa e l’umano si guardarono con sgomento, entrambi sbiancarono.
“Levitas…perché è già sveglio?”
“Oh-oh, non lo so, forse avete bisticciato troppo forte? Forse non gli piacciono i litigi, forse quel viola sulle mani sta aumentando. Non mi piace il viola.”
“Addormentalo...faremo più adagio..”
L’umano sbuffò e con un gesto di stizza si rivolse nuovamente al letto per vedere Ninui ricadere nel sonno e con passo deciso di diresse verso la porta, ma proprio mentre stava per uscire dalla porta, l’umano si fermò e girandosi di scatto disse: “Stille corrotte, Levitas, controlla immediatamente se possiede dell’energia corrotta, oltre al rituale era l’unica cosa su cui insisteva molto”.
Dopo un breve controllo, una piccola luce fioca color violaceo, uscì dal petto dell’elfo dormiente mentre Levitas la teneva imbrigliata e pian piano la portava vicino a sé per assorbirla.
“Almeno un problema...” cominciò Aurora, ma venne con suo stupore interrotta da una voce flebile “..Levitas..Aurora..nobile Vilmor..”
Una voce molto lieve e pacata, proveniva proprio da Ninui, anche se diversa dal solito.
“Ninui..” disse Aurora “..come ti senti?”
“Come dovrei sentirmi? Perché mi trovo qui? Anzi dove.. dove siamo?”
Il fiume di domande fu interrotto dal nobile Vilmor.
“Ti ho portato qui io, siamo a Porta del Nord ora, stiamo aspettando che dicano quando possiamo tornare a casa, non sapevo più che fare e stordirti mi sembrava la scelta più ragionevole, non avrei mai potuto credere che perdessi così tante energie, ma ora come state?”
“Ma di cosa state parlando? Esattamente cosa è successo?”
In un sospiro Aurora si sedette sul letto e gli prese una mano.
“Non ricordi nulla? Nemmeno del rituale? Di tutte le volte che sei rinvenuto qui? Guardati le mani...” rivolgendo il suo palmo verso l’alto.
Le mani dell’ elfo non si erano mai fermate da quando si era ripreso, continuavano a tremare, costantemente, mentre il viola pareva non cedere terreno.
“Ah, le mie mani, si, dov’è ora quella cosa? Sto iniziando adesso a ricordare..BASTA!”
Un urlo feroce e in uno scatto d’ira spinse lontano le mani di Aurora.
“No-non riesco, forse è troppo presto, raccontatemi voi com’è andata...”
“Il duca Faust è perito durante lo scontro, sia lode all’anima sua, si è sacrificato comandando le ombre del Ferro Scarlatto; da non-morto si è messo a protezione della sacra Fenice per sempre con lei nella torre; la roulette è dispersa, la bambola invece è stata presa in custodia da Fenice, ma, cosa più importante, l’Arcidemone è stato rinchiuso e gran parte del merito è vostro Ninui.”
Lentamente, soppesando le parole, il nobile continuò.
“Appena arriveremo a casa non lasciate che nessun membro del Gruppo Congiunto si aggiri senza controllo per il Ducato, prima di tornare bisogna impedire che tra il popolo girino false voci, tutto deve essere cristallino, abbiamo compiuto dei sacrifici e la missione è compiuta, seppur a caro prezzo”.
“Mi occuperò io di organizzare tutto ciò..” rispose l’elfa “.chiamerò a raccolta il gruppo congiunto per il sesto giorno del decimo mese, quando mancheranno pochi giorni alla partenza, potremmo mandare anche delle missive nell’entroterra e quindi avvertire anche chi è rimasto nel Ducato..”
“Vi lascio questi dettagli maestra Aurora, ritornando a voi, Ninui: cosa vi sentite di fare? Per il momento non avete tracce di corruzione, ma le vostra mani possono far pensare che forse qualcosa sta cambiando”.
Dopo alcuni istanti di silenzio l’elfo, senza smettere di fissarsi le mani, disse: “Il dolore che sento è grande, ma appena scenderemo a terra mi libererò di questo peso, tutto ciò è dato dalle stille corrotte, o almeno una grandissima parte credo e spero, se ciò non dovesse essere, mi farò rimuovere queste mani..”
Il gelo della frase venne interrotto da Levitas.
“Affidatevi a me per questo, so come liberarci di questo pasticcio, mio migliore amico Ninui..” concluse sorridendo con la sua proverbiale serenità.
Il tempo passava e nel viaggio verso Porta del Nord le crisi non volevano abbandonarlo, anzi diventarono più intense.
“Perdonatemi Ninui…” l’elsa di un pugnale argenteo gli calò sulla calotta lasciando l’elfo inerme e stordito, caricò il piccolo elfo su una lettiga e proseguì “...Laudanium saprà prendersi cura di te, andiamo.”
Oltre le crisi il dettaglio più inquietante erano le mani dell’elfo: avevano preso un colore violaceo sulla punta mista all’argento; sembrava quasi che i due colori stessero lottando, per vedere chi dei due dovesse prevalere sull’altro.
L’elfo rimase stordito per tutto il viaggio fino a Porta del Nord, sostando nelle stanze dedicate al gruppo d’intervento, e ad un certo punto si svegliò vedendo ai piedi del letto il nobile Vilmor e la maestra Aurora.
Entrambi rimasero fermi, immobili per vedere le sue prime reazioni.
Le mani gli erano state legate magicamente, più volte muovendosi nel sonno aveva cercato di strapparsi le dita oppure di colpirsi magicamente.
La scena si ripetè come altre volte prima, l’elfo si alzò di scatto dal letto sbraitando: “Che mi succede? Perchè sono qui? Perché mi avete legato con le mia magia bloccata? Lasciatemi andare devo andare a controllare Lady Warf...” un sottile bagliore dalle mani di Levitas da dietro il letto e cadde nuovamente nel sonno.
“Quante volte dovremmo assistere di nuovo a questa scena, quante? Non ne posso più di vederlo così, di vedere che le sue energie che si spengono davanti a noi, sapendo che tra qualche giorno, si sveglierà e dirà le stesse parole.”
“Maestra Aurora...” disse il fargan con una calma snervante “...ogni giorno che passa è un giorno in meno che ci separa dal Ducato, finchè lui continua a restare in questo stato, stabile e guardato a vista, andrà bene, prima o poi arriveremo nel Ducato e lo salveremo da questa afflizione...”
L’elfa lo guardò male e strinse il bordo del letto finché le nocche non sbiancarono, poi un pugno forte, strano per una corporatura così esile.
“Stiamo perdendo tempo! Tempo che non abbiamo...non sappiamo nemmeno perché continui a fare così! Abbiamo provato a parlarci, a fargli scrivere i resoconti, fargli vedere lady Mairi, ma continua imperterrito a perdere la memoria e ritornare a quel momento…”
“Non ditemi quello che già vedo da solo Aurora, ditemi quello che non so! Voi osservavate da esterna gli accadimenti, ditemi cosa è successo in quel rituale, le parole, le movenze, ditemi se abbiamo commesso errori, se qualcuno ha interferito, ditemi se ci sono appigli...ditemi soprattutto dove eravate voi, se non eravate al suo fianco! Che ORA vi affaccendate tanto al suo capezzale mi è totalmente inutile!”
“Come OSATE? Io ERO là! Ero là quando la bambola stava prendendo il sopravvento!”
“Ma alla fine lo avete lasciato solo…”
“Ho tenuto in piedi la volontà di Lady Warfer, ho cercato di fermare un non-morto dalla sua probabile disfatta e non ho avuto mani e gambe lunghe come le vostre per arrivare prima del vostro interesse su Ninui!”
“Cosa state insi…”
“Ma che succede? Perché sono qui? Aurora! Il rituale! Mairi!”
L’elfa e l’umano si guardarono con sgomento, entrambi sbiancarono.
“Levitas…perché è già sveglio?”
“Oh-oh, non lo so, forse avete bisticciato troppo forte? Forse non gli piacciono i litigi, forse quel viola sulle mani sta aumentando. Non mi piace il viola.”
“Addormentalo...faremo più adagio..”
L’umano sbuffò e con un gesto di stizza si rivolse nuovamente al letto per vedere Ninui ricadere nel sonno e con passo deciso di diresse verso la porta, ma proprio mentre stava per uscire dalla porta, l’umano si fermò e girandosi di scatto disse: “Stille corrotte, Levitas, controlla immediatamente se possiede dell’energia corrotta, oltre al rituale era l’unica cosa su cui insisteva molto”.
Dopo un breve controllo, una piccola luce fioca color violaceo, uscì dal petto dell’elfo dormiente mentre Levitas la teneva imbrigliata e pian piano la portava vicino a sé per assorbirla.
“Almeno un problema...” cominciò Aurora, ma venne con suo stupore interrotta da una voce flebile “..Levitas..Aurora..nobile Vilmor..”
Una voce molto lieve e pacata, proveniva proprio da Ninui, anche se diversa dal solito.
“Ninui..” disse Aurora “..come ti senti?”
“Come dovrei sentirmi? Perché mi trovo qui? Anzi dove.. dove siamo?”
Il fiume di domande fu interrotto dal nobile Vilmor.
“Ti ho portato qui io, siamo a Porta del Nord ora, stiamo aspettando che dicano quando possiamo tornare a casa, non sapevo più che fare e stordirti mi sembrava la scelta più ragionevole, non avrei mai potuto credere che perdessi così tante energie, ma ora come state?”
“Ma di cosa state parlando? Esattamente cosa è successo?”
In un sospiro Aurora si sedette sul letto e gli prese una mano.
“Non ricordi nulla? Nemmeno del rituale? Di tutte le volte che sei rinvenuto qui? Guardati le mani...” rivolgendo il suo palmo verso l’alto.
Le mani dell’ elfo non si erano mai fermate da quando si era ripreso, continuavano a tremare, costantemente, mentre il viola pareva non cedere terreno.
“Ah, le mie mani, si, dov’è ora quella cosa? Sto iniziando adesso a ricordare..BASTA!”
Un urlo feroce e in uno scatto d’ira spinse lontano le mani di Aurora.
“No-non riesco, forse è troppo presto, raccontatemi voi com’è andata...”
“Il duca Faust è perito durante lo scontro, sia lode all’anima sua, si è sacrificato comandando le ombre del Ferro Scarlatto; da non-morto si è messo a protezione della sacra Fenice per sempre con lei nella torre; la roulette è dispersa, la bambola invece è stata presa in custodia da Fenice, ma, cosa più importante, l’Arcidemone è stato rinchiuso e gran parte del merito è vostro Ninui.”
Lentamente, soppesando le parole, il nobile continuò.
“Appena arriveremo a casa non lasciate che nessun membro del Gruppo Congiunto si aggiri senza controllo per il Ducato, prima di tornare bisogna impedire che tra il popolo girino false voci, tutto deve essere cristallino, abbiamo compiuto dei sacrifici e la missione è compiuta, seppur a caro prezzo”.
“Mi occuperò io di organizzare tutto ciò..” rispose l’elfa “.chiamerò a raccolta il gruppo congiunto per il sesto giorno del decimo mese, quando mancheranno pochi giorni alla partenza, potremmo mandare anche delle missive nell’entroterra e quindi avvertire anche chi è rimasto nel Ducato..”
“Vi lascio questi dettagli maestra Aurora, ritornando a voi, Ninui: cosa vi sentite di fare? Per il momento non avete tracce di corruzione, ma le vostra mani possono far pensare che forse qualcosa sta cambiando”.
Dopo alcuni istanti di silenzio l’elfo, senza smettere di fissarsi le mani, disse: “Il dolore che sento è grande, ma appena scenderemo a terra mi libererò di questo peso, tutto ciò è dato dalle stille corrotte, o almeno una grandissima parte credo e spero, se ciò non dovesse essere, mi farò rimuovere queste mani..”
Il gelo della frase venne interrotto da Levitas.
“Affidatevi a me per questo, so come liberarci di questo pasticcio, mio migliore amico Ninui..” concluse sorridendo con la sua proverbiale serenità.
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Data d'iscrizione : 11.02.14
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