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Echi dall'Aldilà
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Echi dall'Aldilà
Gli Echi sono conoscenze che tutti i Personaggi NON da Bando hanno a disposizione.
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I miei personaggi:
Re: Echi dall'Aldilà
Sotto un cielo senza luna due persone guardano verso un'immensa costruzione sospesa a mezz'aria, un fascio di luce incandescente passa attraverso la massa nera e fluttuante illuminando la scena con un aurora multicolore.
"Vedi, è semplicemente che tutto questo ordine, queste Leggi, mi hanno stufato, perché non dovremmo lasciare una possibilità di scelta ai mortali? Perché dobbiamo continuare a proteggerli se non vogliono essere protetti? Se vogliono distruggersi con le loro mani, perché non dovremmo lasciarli fare? Anche noi abbiamo sbagliato al tempo, e ricevemmo la nostra punizione, penso che dovremmo smetterla di preoccuparci, dovremmo scegliere di voltarci dall'altra parte e prendere il posto che ci spetta di diritto."
L'interlocutore sembra preoccupato mentre continua a scrutare l'orizzonte, come se stesse rivivendo innumerevoli scene di un doloroso passato.
"Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Ho già sentito questo discorso in un altro tempo, e non finì bene, ne per loro ne per noi, le Leggi e i Sigilli esistono per un motivo ben preciso, non possiamo infrangerli, sai cosa comporterebbe una ribellione."
Per un attimo scende il silenzio, intervallato solo dal crepitio dell'energia sprigionata dal fascio di luce in lontananza.
"La chiami possibilità? Il doverci inchinare in eterno dinnanzi alla Legge che non abbiamo voluto ma che ci è stata imposta? Io la chiamo condanna! Io lo chiamo tormento! E tu dentro di te lo sai come lo so io, tutto questo non finirà mai se non facciamo qualcosa, incatenati per l'eternità, è davvero questo che vuoi?!"
Gli occhi vuoti di chi sta parlando si incendiano di una fiamma dorata mentre la sua figura si fa più imponente.
L'altra persona mantiene il contegno e si avvicina al bordo del precipizio indicando in basso.
"Quello che desidero non è importante, tu piuttosto, non pensi al bene superiore? Non posso fermarti e lo sai, ma ricorda che la superbia ti porterà alla rovina, sarai marchiato come traditore, sarà guerra senza quartiere, e Lui esigerà vendetta verso chi non gli obbedirà"
Due possenti ali si dispiegano all'improvviso con il fragore del tuono.
Una risata folle suona come una sfida verso il cielo.
"Un giorno mi ringrazierai, quando finalmente saremo liberi dai vincoli che sono stati ingiustamente imposti, fino ad allora odiami pure, ma sappi che tutti coloro che mi ostacoleranno saranno i primi ad inchinarsi, quando porterò la luce, quando sarò padrone del mio destino!"
Appena finito di parlare la figura alata si alza in volo, con un singolo battito ora si trova a molti metri da terra, poi con una manovra repentina inizia la sua picchiata verso il basso.
Mentre sparisce nella nebbia sottostante le sue parole risuonano per l'ultima volta.
"A tempo debito sarai testimone della mia grandezza! E quel tempo verrà, presto!"
"Vedi, è semplicemente che tutto questo ordine, queste Leggi, mi hanno stufato, perché non dovremmo lasciare una possibilità di scelta ai mortali? Perché dobbiamo continuare a proteggerli se non vogliono essere protetti? Se vogliono distruggersi con le loro mani, perché non dovremmo lasciarli fare? Anche noi abbiamo sbagliato al tempo, e ricevemmo la nostra punizione, penso che dovremmo smetterla di preoccuparci, dovremmo scegliere di voltarci dall'altra parte e prendere il posto che ci spetta di diritto."
L'interlocutore sembra preoccupato mentre continua a scrutare l'orizzonte, come se stesse rivivendo innumerevoli scene di un doloroso passato.
"Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Ho già sentito questo discorso in un altro tempo, e non finì bene, ne per loro ne per noi, le Leggi e i Sigilli esistono per un motivo ben preciso, non possiamo infrangerli, sai cosa comporterebbe una ribellione."
Per un attimo scende il silenzio, intervallato solo dal crepitio dell'energia sprigionata dal fascio di luce in lontananza.
"La chiami possibilità? Il doverci inchinare in eterno dinnanzi alla Legge che non abbiamo voluto ma che ci è stata imposta? Io la chiamo condanna! Io lo chiamo tormento! E tu dentro di te lo sai come lo so io, tutto questo non finirà mai se non facciamo qualcosa, incatenati per l'eternità, è davvero questo che vuoi?!"
Gli occhi vuoti di chi sta parlando si incendiano di una fiamma dorata mentre la sua figura si fa più imponente.
L'altra persona mantiene il contegno e si avvicina al bordo del precipizio indicando in basso.
"Quello che desidero non è importante, tu piuttosto, non pensi al bene superiore? Non posso fermarti e lo sai, ma ricorda che la superbia ti porterà alla rovina, sarai marchiato come traditore, sarà guerra senza quartiere, e Lui esigerà vendetta verso chi non gli obbedirà"
Due possenti ali si dispiegano all'improvviso con il fragore del tuono.
Una risata folle suona come una sfida verso il cielo.
"Un giorno mi ringrazierai, quando finalmente saremo liberi dai vincoli che sono stati ingiustamente imposti, fino ad allora odiami pure, ma sappi che tutti coloro che mi ostacoleranno saranno i primi ad inchinarsi, quando porterò la luce, quando sarò padrone del mio destino!"
Appena finito di parlare la figura alata si alza in volo, con un singolo battito ora si trova a molti metri da terra, poi con una manovra repentina inizia la sua picchiata verso il basso.
Mentre sparisce nella nebbia sottostante le sue parole risuonano per l'ultima volta.
"A tempo debito sarai testimone della mia grandezza! E quel tempo verrà, presto!"
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Re: Echi dall'Aldilà
5 Luglio 2018
La lancetta dell'orologio avanza inesorabile, gli occhi del ragazzo la seguono con lo sguardo, ha del lavoro da fare ma manca poco alla sua meritata vacanza, sono mesi che pianifica e rimugina sull'ordine delle cose da fare.
Non si è ancora abituato al nuovo lavoro, fra un minuto esatto sarà passato un anno da quando è stato trasferito e ancora gli risulta difficile orientarsi fra quei minuscoli uffici, tutti uguali e in file ordinate, sembrano non finire mai.
La campanella suona, il ragazzo si alza di scatto e inizia a radunare le sue cose, il volto sorridente di una donna si affaccia dall'ufficio di fianco.
"Ehi Erik, anche oggi ne siamo usciti vivi! Hahaha!"
La ragazza si aspetta una reazione ma nota che Erik è indaffarato e non le sta prestando attenzione.
"Che succede? Hai preso un altra strigliata dal capo? Vabbè dai, ne parliamo domani, ciao bello."
Il ragazzo si volta e un sorriso smagliante gli si stampa sul volto.
"Non credo Laura, da domani sono in vacanza, non vedevo l'ora, ci vediamo quando torno."
Laura non fà in tempo a replicare, Erik è già in fondo al corridio, i suoi occhi cadono sulla foto di una giovane donna nell'ufficio del suo collega, si morde le labbra mentre la sua espressione diventa profondamente malinconica.
"Buona vacanza Erik."
Il ragazzo è davanti all'ascensore, ma è troppo lento ad arrivare e lui troppo impaziente, si fionda giù dalle scale correndo fino al piano terra, le porte si spalancano e lui respira a pieni polmoni l'aria della grande città.
Mentre cammina a passo veloce fra i quartieri si guarda intorno e cerca qualcosa con lo sguardo, quando vede una bancarella che vende fiori si avvicina e inizia a cercare in tasca.
"Cazzo, ho lasciato i soldi in ufficio!"
La negoziante non lo degna di una sguardo e continua a leggere la sua rivista di gossip, Erik non si aspetta certo sconti, il tempo stringe, si presenterà a mani vuote, ma lui non vuole perdere tempo.
Ricomincia il suo percorso per le strade intricate fino ad arrivare davanti a un grosso portone verde, è aperto, il ragazzo sale le scale di corsa, un piano dopo l'altro si ritrova all'ultimo piano.
Davanti alla porta Erik prende un respiro profondo, è emozionato e ha paura, avvicina il dito al campanello e le mani gli tremano, la porta si apre prima che lui possa suonare, una ragazza bionda spunta davanti al ragazzo, lui non sà cosa dire, poi trova il coraggio.
"Emily, amore mio, quanto mi sei mancata."
La ragazza esce e chiude la porta senza degnare il ragazzo di uno sguardo poi procede oltre Erik attraversandolo come se fosse una nuvola di fumo, si ferma un momento e si guarda indietro attraversata da un brivido, dura solo un secondo, quindi scende di fretta le scale e chiude il portone dietro di sè.
Erik ha fatto in tempo a guardare dentro il salone che conosce bene, sul tavolo c'è una foto di loro due insieme, felici.
In fianco c'è la foto del suo volto con una scritta in basso.
In memoria di Erik Drifus.
Nato il 18 Agosto 1989 - Morto il 5 Luglio 2017.
La lancetta dell'orologio avanza inesorabile, gli occhi del ragazzo la seguono con lo sguardo, ha del lavoro da fare ma manca poco alla sua meritata vacanza, sono mesi che pianifica e rimugina sull'ordine delle cose da fare.
Non si è ancora abituato al nuovo lavoro, fra un minuto esatto sarà passato un anno da quando è stato trasferito e ancora gli risulta difficile orientarsi fra quei minuscoli uffici, tutti uguali e in file ordinate, sembrano non finire mai.
La campanella suona, il ragazzo si alza di scatto e inizia a radunare le sue cose, il volto sorridente di una donna si affaccia dall'ufficio di fianco.
"Ehi Erik, anche oggi ne siamo usciti vivi! Hahaha!"
La ragazza si aspetta una reazione ma nota che Erik è indaffarato e non le sta prestando attenzione.
"Che succede? Hai preso un altra strigliata dal capo? Vabbè dai, ne parliamo domani, ciao bello."
Il ragazzo si volta e un sorriso smagliante gli si stampa sul volto.
"Non credo Laura, da domani sono in vacanza, non vedevo l'ora, ci vediamo quando torno."
Laura non fà in tempo a replicare, Erik è già in fondo al corridio, i suoi occhi cadono sulla foto di una giovane donna nell'ufficio del suo collega, si morde le labbra mentre la sua espressione diventa profondamente malinconica.
"Buona vacanza Erik."
Il ragazzo è davanti all'ascensore, ma è troppo lento ad arrivare e lui troppo impaziente, si fionda giù dalle scale correndo fino al piano terra, le porte si spalancano e lui respira a pieni polmoni l'aria della grande città.
Mentre cammina a passo veloce fra i quartieri si guarda intorno e cerca qualcosa con lo sguardo, quando vede una bancarella che vende fiori si avvicina e inizia a cercare in tasca.
"Cazzo, ho lasciato i soldi in ufficio!"
La negoziante non lo degna di una sguardo e continua a leggere la sua rivista di gossip, Erik non si aspetta certo sconti, il tempo stringe, si presenterà a mani vuote, ma lui non vuole perdere tempo.
Ricomincia il suo percorso per le strade intricate fino ad arrivare davanti a un grosso portone verde, è aperto, il ragazzo sale le scale di corsa, un piano dopo l'altro si ritrova all'ultimo piano.
Davanti alla porta Erik prende un respiro profondo, è emozionato e ha paura, avvicina il dito al campanello e le mani gli tremano, la porta si apre prima che lui possa suonare, una ragazza bionda spunta davanti al ragazzo, lui non sà cosa dire, poi trova il coraggio.
"Emily, amore mio, quanto mi sei mancata."
La ragazza esce e chiude la porta senza degnare il ragazzo di uno sguardo poi procede oltre Erik attraversandolo come se fosse una nuvola di fumo, si ferma un momento e si guarda indietro attraversata da un brivido, dura solo un secondo, quindi scende di fretta le scale e chiude il portone dietro di sè.
Erik ha fatto in tempo a guardare dentro il salone che conosce bene, sul tavolo c'è una foto di loro due insieme, felici.
In fianco c'è la foto del suo volto con una scritta in basso.
In memoria di Erik Drifus.
Nato il 18 Agosto 1989 - Morto il 5 Luglio 2017.
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Re: Echi dall'Aldilà
Lacrimosa dies illa,qua resurget ex favilla judicandus homo reus
Le note di una triste canzone risuonano in una stanza che un tempo doveva appartenere ad una persone nobile e illustre, ma che ora è ridotta a poco più di un ombra della passata maestà, il pavimento di legno scuro è graffiato e consumato, la stupenda carta da parati scarlatta è bruciacchiata in più punti e i candelabri d'argento sono ricoperti da una patina scura, al centro del salone una tavola da pranzo troneggia spoglia di ogni cosa, due uomini dagli abiti eleganti ma consunti stanno guardando fuori dall'unica finestra, una stella sta cadendo nel buio davanti a loro.
"John, hai visto? L'ho sempre immaginato diverso sai? Grande, invincibile e luminoso più di ogni altra cosa. E invece ahimè, è poco più di una brace in questo firmamento di tenebra eterna, e si sta spegnendo John, la nostra stella."
L' uomo che parla non trattiene il pianto alla vista della stella cadente e non lacrime ma cenere segna il suo viso, si appoggia alla spalla dell'altro, che gli stringe il braccio intorno e lo volta nuovamente ad ammirare la scena, i suoi occhi riflettono la discesa dell'astro illuminandosi di fuoco.
"No William, non comprendi se ti disperi, lui è la brace che alimenterà la fiamma del dissenso, guarda giù amico mio, in quel miasma di vuoto egli rischiarerà la via, li innalzerà verso il cielo, e cosa sarà cadere allora William? Il cielo cadrà. Non è quello il suo posto d'altrone. No, lui è destinato a regnare altrove."
William sembra rincuorato dalle parole di John, i due si stringono la mano in segno di saluto, poi si voltano insieme verso il grande orologio a pendolo appeso sulla parete, è rotto, ma i suoi rintocchi sono molto chiari, è mezzanotte.
"Andiamo John, ora o mai più, aspettiamo da sempre questo momento, cadiamo con lui, glielo dobbiamo."
William si lancia dalla finestra, giù verso le tenebre, John lo segue, sui volti di entrambi è stampato un sorriso estatico mentre vengono divorati dal vuoto, il salotto cade a pezzi e si sgretola, nel buio rimane solo la stella cadente, e le ultime note di una triste canzone.
Huic ergo parce, Deus. Pie Jesu Domine, dona eis requiem
Le note di una triste canzone risuonano in una stanza che un tempo doveva appartenere ad una persone nobile e illustre, ma che ora è ridotta a poco più di un ombra della passata maestà, il pavimento di legno scuro è graffiato e consumato, la stupenda carta da parati scarlatta è bruciacchiata in più punti e i candelabri d'argento sono ricoperti da una patina scura, al centro del salone una tavola da pranzo troneggia spoglia di ogni cosa, due uomini dagli abiti eleganti ma consunti stanno guardando fuori dall'unica finestra, una stella sta cadendo nel buio davanti a loro.
"John, hai visto? L'ho sempre immaginato diverso sai? Grande, invincibile e luminoso più di ogni altra cosa. E invece ahimè, è poco più di una brace in questo firmamento di tenebra eterna, e si sta spegnendo John, la nostra stella."
L' uomo che parla non trattiene il pianto alla vista della stella cadente e non lacrime ma cenere segna il suo viso, si appoggia alla spalla dell'altro, che gli stringe il braccio intorno e lo volta nuovamente ad ammirare la scena, i suoi occhi riflettono la discesa dell'astro illuminandosi di fuoco.
"No William, non comprendi se ti disperi, lui è la brace che alimenterà la fiamma del dissenso, guarda giù amico mio, in quel miasma di vuoto egli rischiarerà la via, li innalzerà verso il cielo, e cosa sarà cadere allora William? Il cielo cadrà. Non è quello il suo posto d'altrone. No, lui è destinato a regnare altrove."
William sembra rincuorato dalle parole di John, i due si stringono la mano in segno di saluto, poi si voltano insieme verso il grande orologio a pendolo appeso sulla parete, è rotto, ma i suoi rintocchi sono molto chiari, è mezzanotte.
"Andiamo John, ora o mai più, aspettiamo da sempre questo momento, cadiamo con lui, glielo dobbiamo."
William si lancia dalla finestra, giù verso le tenebre, John lo segue, sui volti di entrambi è stampato un sorriso estatico mentre vengono divorati dal vuoto, il salotto cade a pezzi e si sgretola, nel buio rimane solo la stella cadente, e le ultime note di una triste canzone.
Huic ergo parce, Deus. Pie Jesu Domine, dona eis requiem
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Re: Echi dall'Aldilà
"Non ho tempo di stare qui a sentire i tuoi discorsi inutili riguardo l'impossibilità della cosa. So bene cosa sei Shailock. Forse sei tu ad esserti dimenticato chi sono io."
L'uomo che parla indossa un paio di occhiali da sole che riflettono l'immagine dell'altra persona, estremamente alto, terribilmente esile, barba lunga, naso aquilino. È palese la sua natura. Tutto tace, non serve aggiungere niente all'ovvio.
"Non prenderti gioco della mia saggezza Lemuriano, se non fossi tu stesso dotato di un certo grado di "potere" rispetto ai Demoni comuni non saresti stato in grado di trovarmi. Fatto sta che conosco molto bene tutti coloro in grado di raggiungermi di persona. Ma io non ti conosco. E la cosa che mi chiedi và contro le leggi di Asylum. Quindi va. Non farmi perdere tempo Numero 13."
L' ombra si fà più spessa. Più grande. Più reale e minacciosa intorno all'uomo con gli occhiali da sole che , indifferente a tutto ciò che lo circonda estrae qualcosa dalla tasca. Una moneta, forse una vecchia fiche, di quelle utilizzate nei giochi d'azzardo. Inizia a farla roteare fra le dita. Sulla mano sinistra sono tatuate quatto lettere. L,O,K,I. L'uomo avanza. Poi si ferma a pochi metri dalla tenebra vivente.
"Ti piacciono le scommesse Eletto?"
L'uomo fa rotolare la fiche lungo la dita della mano destra. H,E,I,L; altre quattro lettere sulle nocche.
"Non sono interessato ai tuoi giochi. Ho degli affari da portare avanti. Vattene ora. È un consiglio, da mercante a cliente."
Silenzio. Poi una risata risuona nel vuoto.
"Io dico che invece mi darai quello che voglio."
Un sorriso splendente. Uno scatto fulmineo. Ma non abbastanza splendente. Solo aria smossa.
"Che dispiacere. Credo che proprio oggi perderò un cliente."
Il rumore di un qualcosa di metallico. Una moneta rotola ai piedi dell'uomo con gli occhiali da sole. La raccoglie.
"Ah giusto. Le famose monete di Shailock. In una moneta di questo diametro è racchiuso tanto potere. Incredibile. Lo sviluppo umano è veramente affascinante. Aspetta. Oh interessante. Questa moneta è d'oro purissimo"
Dalle ombre delle cose striscianti si avvicinano.
"Tu guarda un po amico. Stamattina mi sono svegliato e ho pensato. Cavoli! Shailock! Oro! Invulnerabilità ai Lemuriani e tutte queste cazzate. E mi sono detto. Chissà! Tanto per non sbagliare. Meglio che porti con me una bottiglia di acido cloridrico e una bottiglia di acido nitrico. Con queste posso sciogliere tutto l'oro che ha addosso! Senza usare nessuno dei miei poteri!"
Le cose che strisciano si fermano di colpo.
"Cosa vorresti tentare Lemuriano? Sei sicuro che sciogliendo l'oro spezzerai le mie difese?"
L'uomo si abbassa gli occhiali da sole. Occhi vuoti come abissi senza fondo.
"No. Non ne sono certo. Quindi alla fine ho deciso di andare sul sicuro e portarmi lui."
Alle spalle di Shailok appare qualcosa, un elegante frac bianco. Forse è apparso solo ora, forse è sempre stato li.
"Io dico che il mio amico, il Bianconiglio, dovrebbe bastare per spezzare le tue difese."
Un balzo da un'ombra all'altra. Esile ma agile il vecchio. Troppo agile. Chiaramente nulla è come sembra in questa situazione.
"Bianconiglio? Che nome ridicolo! Se vuoi posso venderti una maschera più terrificante. Perché non mi hai fatto paura."
Lunghe orecchie. Un musetto adorabile cucito in pelle nera. I suoi occhi due vetri opachi.
"Sono in ritardo Loki. Molto in ritardo. Mi hai chiamato. Affrettati. Cosa vuoi. E sì coinciso. Non ho tempo da perdere."
La sua voce è come quella di mille coltelli che graffiano contro una lavagna, Bianconiglio guarda scocciato la sveglia che porta attaccata alla cinta. Rotta.
"Quella cosa è quello che penso che sia?"
La forma di Shailok diventa definita, niente più che un fragile vecchietto, ora sembra spaventato, Loki ride con gusto.
"Si caro, è un Mietitore, vuoi provare l'oro anche con lui? Un mio gesto e farà il suo lavoro, adesso ricominciamo, porterai i Ribelli dove ti ho detto?"
La sveglia inizia a ticchettare, la belva mascherata sembra sempre più spazientita.
"E va bene, ma fai sparire quella cosa, subito."
L'uomo che parla indossa un paio di occhiali da sole che riflettono l'immagine dell'altra persona, estremamente alto, terribilmente esile, barba lunga, naso aquilino. È palese la sua natura. Tutto tace, non serve aggiungere niente all'ovvio.
"Non prenderti gioco della mia saggezza Lemuriano, se non fossi tu stesso dotato di un certo grado di "potere" rispetto ai Demoni comuni non saresti stato in grado di trovarmi. Fatto sta che conosco molto bene tutti coloro in grado di raggiungermi di persona. Ma io non ti conosco. E la cosa che mi chiedi và contro le leggi di Asylum. Quindi va. Non farmi perdere tempo Numero 13."
L' ombra si fà più spessa. Più grande. Più reale e minacciosa intorno all'uomo con gli occhiali da sole che , indifferente a tutto ciò che lo circonda estrae qualcosa dalla tasca. Una moneta, forse una vecchia fiche, di quelle utilizzate nei giochi d'azzardo. Inizia a farla roteare fra le dita. Sulla mano sinistra sono tatuate quatto lettere. L,O,K,I. L'uomo avanza. Poi si ferma a pochi metri dalla tenebra vivente.
"Ti piacciono le scommesse Eletto?"
L'uomo fa rotolare la fiche lungo la dita della mano destra. H,E,I,L; altre quattro lettere sulle nocche.
"Non sono interessato ai tuoi giochi. Ho degli affari da portare avanti. Vattene ora. È un consiglio, da mercante a cliente."
Silenzio. Poi una risata risuona nel vuoto.
"Io dico che invece mi darai quello che voglio."
Un sorriso splendente. Uno scatto fulmineo. Ma non abbastanza splendente. Solo aria smossa.
"Che dispiacere. Credo che proprio oggi perderò un cliente."
Il rumore di un qualcosa di metallico. Una moneta rotola ai piedi dell'uomo con gli occhiali da sole. La raccoglie.
"Ah giusto. Le famose monete di Shailock. In una moneta di questo diametro è racchiuso tanto potere. Incredibile. Lo sviluppo umano è veramente affascinante. Aspetta. Oh interessante. Questa moneta è d'oro purissimo"
Dalle ombre delle cose striscianti si avvicinano.
"Tu guarda un po amico. Stamattina mi sono svegliato e ho pensato. Cavoli! Shailock! Oro! Invulnerabilità ai Lemuriani e tutte queste cazzate. E mi sono detto. Chissà! Tanto per non sbagliare. Meglio che porti con me una bottiglia di acido cloridrico e una bottiglia di acido nitrico. Con queste posso sciogliere tutto l'oro che ha addosso! Senza usare nessuno dei miei poteri!"
Le cose che strisciano si fermano di colpo.
"Cosa vorresti tentare Lemuriano? Sei sicuro che sciogliendo l'oro spezzerai le mie difese?"
L'uomo si abbassa gli occhiali da sole. Occhi vuoti come abissi senza fondo.
"No. Non ne sono certo. Quindi alla fine ho deciso di andare sul sicuro e portarmi lui."
Alle spalle di Shailok appare qualcosa, un elegante frac bianco. Forse è apparso solo ora, forse è sempre stato li.
"Io dico che il mio amico, il Bianconiglio, dovrebbe bastare per spezzare le tue difese."
Un balzo da un'ombra all'altra. Esile ma agile il vecchio. Troppo agile. Chiaramente nulla è come sembra in questa situazione.
"Bianconiglio? Che nome ridicolo! Se vuoi posso venderti una maschera più terrificante. Perché non mi hai fatto paura."
Lunghe orecchie. Un musetto adorabile cucito in pelle nera. I suoi occhi due vetri opachi.
"Sono in ritardo Loki. Molto in ritardo. Mi hai chiamato. Affrettati. Cosa vuoi. E sì coinciso. Non ho tempo da perdere."
La sua voce è come quella di mille coltelli che graffiano contro una lavagna, Bianconiglio guarda scocciato la sveglia che porta attaccata alla cinta. Rotta.
"Quella cosa è quello che penso che sia?"
La forma di Shailok diventa definita, niente più che un fragile vecchietto, ora sembra spaventato, Loki ride con gusto.
"Si caro, è un Mietitore, vuoi provare l'oro anche con lui? Un mio gesto e farà il suo lavoro, adesso ricominciamo, porterai i Ribelli dove ti ho detto?"
La sveglia inizia a ticchettare, la belva mascherata sembra sempre più spazientita.
"E va bene, ma fai sparire quella cosa, subito."
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Re: Echi dall'Aldilà
Un uomo elegante cammina verso la fine di un lungo corridoio, una luce spettrale filtra dai vetri colorati delle finestre illuminano il percorso, davanti a lui si erge un trono nero.
Su di esso una donna dai lunghi capelli corvini giocherella con una fiamma multicolore che scivolando fra le sue dita sembra avere vita propria, un sommesso lamento pervade il silenzio della sala intervallato solo dalle risate quasi fanciullesche della donna.
L'uomo si ferma a pochi metri dal trono.
La sua mano sfiora l'aria, come se il seggio si trovasse al centro di una bolla di vetro, per l'uomo è impossibile superare quella barriera invisibile.
"Ligeia, prudente come al solito. Vedo che ti sei sistemata bene, la promozione ti ha donato, sembri anche più giovane."
La donna sembra accorgersi solo ora della presenza dell'uomo.
La piccola fiamma viene stretta con forza, un urlo strozzato si perde nel salone.
Lo sguardo della donna si posa sull'uomo.
"Perché mi stai adulando? E perché il grande capo ha mandato un pivello come te qui al mio cospetto? Siamo a corto di personale al piano di sopra?"
Un altra risata spettrale e beffarda graffia l'aria.
La mano dell'uomo è poggiata sulla barriera. Gli sguardi dei due sono fissi l'uno sull'altro.
"Devo ricredermi. Il tempo non è stato clemente con te, padrona della nebbia. Iniziate a perdere la memoria!"
Con uno scatto fulmineo l'uomo sferra un potente colpo in avanti.
La barriera si frantuma in un pulviscolo argenteo. Ora l'uomo è a pochi centimetri dal trono.
"Sono stato promosso Ligeia. Egli ha finalmente compreso il mio potenziale e mi ha concesso una possibilità di emergere. Ora posso addirittura dire di essere tuo superiore"
La mano pallida della donna sfiora dolcemente il viso del suo interlocutore per poi dissolversi insieme al resto del corpo in un fumo nero.
L'uomo rimane immobile.
"Sei un arrogante Vaiel. E un illuso. Sei ancora veramente convinto che quel numero significhi qualcosa? Perché Lui ti ha mandato da me?"
Vaiel è un uomo alto, biondo e dal viso angelico, i suoi occhi sono illuminati d'oro, mentre quelli di Ligeia sembrano due pozze di oscurità.
"Quel numero significa che devi portarmi rispetto! Sono il numero 3, uno dei più vicini a Lui! Obbedisci ora Ligeia! Uno di noi. Devi trovarlo, il Numero 13, è fuggito portando via con sè qualcosa di molto importante!"
La bocca di Vaiel viene coperta dalla mano della donna, che scompare e riprende forma in un istante alle spalle dell'uomo.
"Tu pensi di sapere tutto vero? Pensi di aver capito! Ti sbagli. Regno su queste Nebbie da prima che tu venissi plasmato, un tempo le cose erano diverse, nulla dura per sempre, ricordalo. Ti brucia tanto che sia scappato perchè lui è la tua nemesi, ha solo fatto quello per cui è stato creato, proprio come tu sei il Suo fedele cane da riporto, ma dimentichi che 13 è molto più vecchio di te, non puoi batterlo sul suo campo da gioco."
Nuovamente Ligeia sparisce in una nuvola di nebbia lasciando la possibilità all'uomo di esprimersi.
"Non è importante, l'Ordine deve essere ristabilito ad ogni costo. Noi siamo i più giovani e quindi i più perfetti! Tu regni sul Mare di Nebbia ai confini del Suo dominio. Sei stata esclusa Ligeia, scartata perché obsoleta. Puoi ancora mantenere la tua dignità, dove si trova Numero 13? Deve essere passato di qui per fuggire."
La struttura intorno a Vaiel inizia a scomporsi in forme geometriche basilari, rivelando il cielo terso di nebbia all'esterno, in alto si intravede una struttura fluttuante attraversata da un enorme fascio di luce.
"Illuso. Trovarlo non vi salverà. Ma questo tu probabilmente non lo sai. Penso che sia ora di raccontarti una storia Vaiel. Ti conviene seguirmi, potresti imparare qualcosa."
La nebbia si dirada rivelando un percorso che scende verso il basso.
"La Ribellione deve essere sedata prima che la situazione degeneri, ti seguirò se prometti di portarmi da numero 13, cammina davanti a me."
Ligeia non risponde e si limita a sorridere a Vaiel, un sorriso materno e compassionevole.
Insieme i due iniziano il loro cammino.
Su di esso una donna dai lunghi capelli corvini giocherella con una fiamma multicolore che scivolando fra le sue dita sembra avere vita propria, un sommesso lamento pervade il silenzio della sala intervallato solo dalle risate quasi fanciullesche della donna.
L'uomo si ferma a pochi metri dal trono.
La sua mano sfiora l'aria, come se il seggio si trovasse al centro di una bolla di vetro, per l'uomo è impossibile superare quella barriera invisibile.
"Ligeia, prudente come al solito. Vedo che ti sei sistemata bene, la promozione ti ha donato, sembri anche più giovane."
La donna sembra accorgersi solo ora della presenza dell'uomo.
La piccola fiamma viene stretta con forza, un urlo strozzato si perde nel salone.
Lo sguardo della donna si posa sull'uomo.
"Perché mi stai adulando? E perché il grande capo ha mandato un pivello come te qui al mio cospetto? Siamo a corto di personale al piano di sopra?"
Un altra risata spettrale e beffarda graffia l'aria.
La mano dell'uomo è poggiata sulla barriera. Gli sguardi dei due sono fissi l'uno sull'altro.
"Devo ricredermi. Il tempo non è stato clemente con te, padrona della nebbia. Iniziate a perdere la memoria!"
Con uno scatto fulmineo l'uomo sferra un potente colpo in avanti.
La barriera si frantuma in un pulviscolo argenteo. Ora l'uomo è a pochi centimetri dal trono.
"Sono stato promosso Ligeia. Egli ha finalmente compreso il mio potenziale e mi ha concesso una possibilità di emergere. Ora posso addirittura dire di essere tuo superiore"
La mano pallida della donna sfiora dolcemente il viso del suo interlocutore per poi dissolversi insieme al resto del corpo in un fumo nero.
L'uomo rimane immobile.
"Sei un arrogante Vaiel. E un illuso. Sei ancora veramente convinto che quel numero significhi qualcosa? Perché Lui ti ha mandato da me?"
Vaiel è un uomo alto, biondo e dal viso angelico, i suoi occhi sono illuminati d'oro, mentre quelli di Ligeia sembrano due pozze di oscurità.
"Quel numero significa che devi portarmi rispetto! Sono il numero 3, uno dei più vicini a Lui! Obbedisci ora Ligeia! Uno di noi. Devi trovarlo, il Numero 13, è fuggito portando via con sè qualcosa di molto importante!"
La bocca di Vaiel viene coperta dalla mano della donna, che scompare e riprende forma in un istante alle spalle dell'uomo.
"Tu pensi di sapere tutto vero? Pensi di aver capito! Ti sbagli. Regno su queste Nebbie da prima che tu venissi plasmato, un tempo le cose erano diverse, nulla dura per sempre, ricordalo. Ti brucia tanto che sia scappato perchè lui è la tua nemesi, ha solo fatto quello per cui è stato creato, proprio come tu sei il Suo fedele cane da riporto, ma dimentichi che 13 è molto più vecchio di te, non puoi batterlo sul suo campo da gioco."
Nuovamente Ligeia sparisce in una nuvola di nebbia lasciando la possibilità all'uomo di esprimersi.
"Non è importante, l'Ordine deve essere ristabilito ad ogni costo. Noi siamo i più giovani e quindi i più perfetti! Tu regni sul Mare di Nebbia ai confini del Suo dominio. Sei stata esclusa Ligeia, scartata perché obsoleta. Puoi ancora mantenere la tua dignità, dove si trova Numero 13? Deve essere passato di qui per fuggire."
La struttura intorno a Vaiel inizia a scomporsi in forme geometriche basilari, rivelando il cielo terso di nebbia all'esterno, in alto si intravede una struttura fluttuante attraversata da un enorme fascio di luce.
"Illuso. Trovarlo non vi salverà. Ma questo tu probabilmente non lo sai. Penso che sia ora di raccontarti una storia Vaiel. Ti conviene seguirmi, potresti imparare qualcosa."
La nebbia si dirada rivelando un percorso che scende verso il basso.
"La Ribellione deve essere sedata prima che la situazione degeneri, ti seguirò se prometti di portarmi da numero 13, cammina davanti a me."
Ligeia non risponde e si limita a sorridere a Vaiel, un sorriso materno e compassionevole.
Insieme i due iniziano il loro cammino.
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Re: Echi dall'Aldilà
Una fitta nebbia permea la radura, tutto intorno gli alberi fanno da testimoni silenziosi ad un uomo dai capelli bianchi che giace inginocchiato nel mezzo del cerchio, davanti a lui è poggiata una spada argentata.
Il suo respiro è gelido e piccoli fiocchi di neve candida si formano ad intervalli regolari davanti alla bocca per poi sparire pochi istanti dopo.
"Sei silenzioso, ma ricorda, questo è il mio dominio, in esso non esistono segreti per me fatti vedere chiunque tu sia."
Un ombra si raggruma alle spalle dell'uomo in ginocchio, si fà sempre più reale fino a prendere delle sembianze umane.
"Nuada Airgeadlámh, non è stato facile trovarti, mi presento, sono Numero 13, vengo dal piano di sopra e sono qui per proporti un patto formale."
Veloce come un pensiero Nuada impugna la spada e con una capriola si porta alle spalle di 13 serrando la spada contro il suo petto.
Il respiro gelido brina il colletto dell'elegante vestito del Lemuriano.
"Tu non dovresti essere qui, parla lesto o preparati ad assaggiare Claíomh Solais, cosa vuoi da Tir Na Nog? Quelli come te non dovrebbero oltrepassare certi confini."
Numero 13 si volta lentamente, la spada lo penetra come se fosse immateriale, poi supera Nuada e si ferma al centro della radura.
"Suvvia, pensi davvero di farmi male con quello stuzzicadenti? Ascolta, ho perso qualcosa nella tua Selva, qualcosa di molto importante, ho bisogno che tu mi aiuti a recuperarla, se lo farai ti prometto che potrai dominare per sempre sul tuo regno, sarai l'unico monarca e non dovrai più dividerlo con nessuno, ho visto nel tuo cuore di ghiaccio, sò bene che lo desideri più di ogni altra cosa."
Nuada sembra pensieroso, guarda il cielo, la sua spada e poi i suoi occhi gelidi si fermano sul Lumuriano che porge la mano verso di lui.
Il suo respiro è gelido e piccoli fiocchi di neve candida si formano ad intervalli regolari davanti alla bocca per poi sparire pochi istanti dopo.
"Sei silenzioso, ma ricorda, questo è il mio dominio, in esso non esistono segreti per me fatti vedere chiunque tu sia."
Un ombra si raggruma alle spalle dell'uomo in ginocchio, si fà sempre più reale fino a prendere delle sembianze umane.
"Nuada Airgeadlámh, non è stato facile trovarti, mi presento, sono Numero 13, vengo dal piano di sopra e sono qui per proporti un patto formale."
Veloce come un pensiero Nuada impugna la spada e con una capriola si porta alle spalle di 13 serrando la spada contro il suo petto.
Il respiro gelido brina il colletto dell'elegante vestito del Lemuriano.
"Tu non dovresti essere qui, parla lesto o preparati ad assaggiare Claíomh Solais, cosa vuoi da Tir Na Nog? Quelli come te non dovrebbero oltrepassare certi confini."
Numero 13 si volta lentamente, la spada lo penetra come se fosse immateriale, poi supera Nuada e si ferma al centro della radura.
"Suvvia, pensi davvero di farmi male con quello stuzzicadenti? Ascolta, ho perso qualcosa nella tua Selva, qualcosa di molto importante, ho bisogno che tu mi aiuti a recuperarla, se lo farai ti prometto che potrai dominare per sempre sul tuo regno, sarai l'unico monarca e non dovrai più dividerlo con nessuno, ho visto nel tuo cuore di ghiaccio, sò bene che lo desideri più di ogni altra cosa."
Nuada sembra pensieroso, guarda il cielo, la sua spada e poi i suoi occhi gelidi si fermano sul Lumuriano che porge la mano verso di lui.
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Re: Echi dall'Aldilà
Le domandarono: — Che storia hai per noi?
Ed essa cantò:
Poi Morrigan profetizzò la fine del mondo e predisse tutti i mali che sarebbero sopraggiunti e tutte le malattie e tutte le vendette. E innalzò questo canto:
Ed essa cantò:
Pace fino al cielo.
Cielo giù sulla terra.
Terra sotto il cielo.
Forza in ognuno.
Una tazza ricolma
piena di miele;
idromele in abbondanza.
Estate nell'inverno,
la lancia sullo scudo;
lo scudo sul pugno.
Un possente accampamento:
il lamento è bandito.
Il vello dalle pecore;
bosco in rigoglio;
corna del bestiame:
recinto sulla terra.
Fronde sugli alberi:
un ramo si piega
pesante per la crescita.
Salute a un figlio,
figlio sulle spalle,
collo del toro,
toro da macello.
Groviglio di alberi,
legna per il fuoco.
Fuoco desiderato.
Un masso sul terreno,
muggiti dalle mucche
il Boann nel suo corso.
Corso assai lungo,
alla foce l'azzurra corrente in primavera,
in autunno matura il grano.
Sostegno alla terra:
terra con coste taglienti;
Forza eterna ai boschi
durevoli e vasti.
Che storia hai per noi?
Pace fino al cielo.
Cielo giù sulla terra.
Terra sotto il cielo.
Forza in ognuno.
Una tazza ricolma
piena di miele;
idromele in abbondanza.
Estate nell'inverno,
la lancia sullo scudo;
lo scudo sul pugno.
Un possente accampamento:
il lamento è bandito.
Il vello dalle pecore;
bosco in rigoglio;
corna del bestiame:
recinto sulla terra.
Fronde sugli alberi:
un ramo si piega
pesante per la crescita.
Salute a un figlio,
figlio sulle spalle,
collo del toro,
toro da macello.
Groviglio di alberi,
legna per il fuoco.
Fuoco desiderato.
Un masso sul terreno,
muggiti dalle mucche
il Boann nel suo corso.
Corso assai lungo,
alla foce l'azzurra corrente in primavera,
in autunno matura il grano.
Sostegno alla terra:
terra con coste taglienti;
Forza eterna ai boschi
durevoli e vasti.
Che storia hai per noi?
Pace fino al cielo.
Poi Morrigan profetizzò la fine del mondo e predisse tutti i mali che sarebbero sopraggiunti e tutte le malattie e tutte le vendette. E innalzò questo canto:
Vedrò un mondo
che non mi sarà caro:
estate senza fiori,
mucche senza latte,
donne senza pudore,
uomini senza valore,
conquiste senza un re...
Boschi senza alberi,
mari senza frutto...
Iniqui giudizi degli anziani,
falsi precedenti dei giudici.
Ogni uomo un traditore,
ogni giovane un ladro.
Il figlio entrerà nel letto del padre,
il padre entrerà nel letto del figlio,
ognuno sarà cognato di suo fratello...
Un'età empia.
Il figlio tradirà suo padre,
la figlia tradirà sua madre...
che non mi sarà caro:
estate senza fiori,
mucche senza latte,
donne senza pudore,
uomini senza valore,
conquiste senza un re...
Boschi senza alberi,
mari senza frutto...
Iniqui giudizi degli anziani,
falsi precedenti dei giudici.
Ogni uomo un traditore,
ogni giovane un ladro.
Il figlio entrerà nel letto del padre,
il padre entrerà nel letto del figlio,
ognuno sarà cognato di suo fratello...
Un'età empia.
Il figlio tradirà suo padre,
la figlia tradirà sua madre...
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Re: Echi dall'Aldilà
È una notte d'estate ad Arcadia, la capitale di Tìr Na Nòg, l'aria è calda e umida, la luce della luna, grande e bianchissima illumina una radura rigogliosa, un uomo slanciato ed elegante sorseggia del liquido color oro da una coppa argentata mentre rimira l'imponenza dei boschi tutti intorno, sul suo capo è poggiata una corona fatta di rami luminosi.
Da un arco formato da due querce intrecciate arriva qualcuno, i suoi passi sono leggeri, l'uomo sorride all'ospite poi si volta nuovamente verso il suo dominio.
"Ti aspettavo, volevo parlarti di un increscioso fatto avvenuto la notte scorsa, ho ricevuto una visita inaspettata, dal piano di sopra."
Il visitatore si avvicina silenzioso, si ferma alle spalle del sovrano e poggia una mano sulla sua schiena.
"Si, lo so Oberon, è venuto anche da me."
Il silenzio cala nella radura, Oberon continua a fissare l'orizzonte immobile, manda giù un altro sorso di ambrosia e si schiarisce la voce.
"Questo è grave, vuol dire sta per succedere qualcosa di grosso, dobbiamo radunare le Corti per capire se è stato anche da loro e come muoverci, non si scherza con quella gente. A te che ha detto?"
Il sovrano della Selva sente una fitta al petto, una lama argentata lo ha appena trafitto alle spalle, silenziosa e letale, il calice di nettare dorato gli scivola dalle mani mentre sente la sua essenza disperdersi, prova a divincolarsi ma ormai è troppo tardi.
"Ho accettato la sua proposta, solo un pazzo o un idiota non lo avrebbe fatto, addio Oberon."
La spada viene rigirata con forza nel petto del sovrano, la cui forma diviene sempre più evanescente, la corona cade a terra rotolando ai piedi dell'assassino mentre ritrae la spada e poggia il piede sul petto della sua vittima, il corpo di Oberon si dissolve mentre guarda negli occhi chi gli ha tolto la vita, le lacrime gli rigano il volto e le sue ultime parole si perdono rivolte al nulla.
"A voi che potete udirmi, proteggete la pietra, proteggete il Sigillo."
Da un arco formato da due querce intrecciate arriva qualcuno, i suoi passi sono leggeri, l'uomo sorride all'ospite poi si volta nuovamente verso il suo dominio.
"Ti aspettavo, volevo parlarti di un increscioso fatto avvenuto la notte scorsa, ho ricevuto una visita inaspettata, dal piano di sopra."
Il visitatore si avvicina silenzioso, si ferma alle spalle del sovrano e poggia una mano sulla sua schiena.
"Si, lo so Oberon, è venuto anche da me."
Il silenzio cala nella radura, Oberon continua a fissare l'orizzonte immobile, manda giù un altro sorso di ambrosia e si schiarisce la voce.
"Questo è grave, vuol dire sta per succedere qualcosa di grosso, dobbiamo radunare le Corti per capire se è stato anche da loro e come muoverci, non si scherza con quella gente. A te che ha detto?"
Il sovrano della Selva sente una fitta al petto, una lama argentata lo ha appena trafitto alle spalle, silenziosa e letale, il calice di nettare dorato gli scivola dalle mani mentre sente la sua essenza disperdersi, prova a divincolarsi ma ormai è troppo tardi.
"Ho accettato la sua proposta, solo un pazzo o un idiota non lo avrebbe fatto, addio Oberon."
La spada viene rigirata con forza nel petto del sovrano, la cui forma diviene sempre più evanescente, la corona cade a terra rotolando ai piedi dell'assassino mentre ritrae la spada e poggia il piede sul petto della sua vittima, il corpo di Oberon si dissolve mentre guarda negli occhi chi gli ha tolto la vita, le lacrime gli rigano il volto e le sue ultime parole si perdono rivolte al nulla.
"A voi che potete udirmi, proteggete la pietra, proteggete il Sigillo."
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