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... bei tempi! - Ikkagu Gamagori
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... bei tempi! - Ikkagu Gamagori
Il rumore delle reclute che si allenano nel cortile si sente fino all’ufficio di Ikkagu, usano i bastoni oggi ma visti da lì sembrano quasi delle bacchettine, lo stomaco del Senzadestino brontola e i suoi pensieri corrono subito al pranzo che ha saltato, si alza per sgranchirsi le gambe e finisce, come fa oramai spesso, nella sala del comando e si ritrova ancora una volta di fronte al quadro di Zaagh. Ikkagu sorride e perfino la sua maschera insensibile cede per un attimo lasciando che i suoi occhi si inumidiscano.
“Te la ricordi quella volta, con le reclute del 13-16? Raccontavi di quando combattevamo con Exodus.. si beh, NOI combattevamo, il vecchio si era fatto portare un tavolo direttamente sul fronte dal piccolo Raul e guardava la battaglia dal suo scranno mentre sorseggiava l’acqua di frontiera.”
“Raccontasti perfino di quel tizio della Fauce, sicuramente un imbecille, che si staccò dalla formazione e partì dritto spedito verso il Colonnello. Io e te non eravamo abbastanza vicini da intervenire e quello si è messo a ridere, il vecchio rideva e continuava a versarsi il bicchiere fino all’orlo per finire la bottiglia mentre l’imbecille gli correva incontro agitando.. cos’èra? un’ascia? si beh, non che gli sia servito a molto. Un attimo prima che il tizio gli si schiantasse contro, il vecchio vuota la bottiglia, la spacca sul tavolo e la conficca interamente nel cuore dell’imbecille. Non ha versato una goccia, il Colonnello. Poi si è seduto, ha ordinato un’altra bottiglia e si è fatto un’altra delle sue risate sguaiate”.
Ikkagu si siede sul cornicione della finestra e mentre guarda le truppe e le saluta con un cenno della mano continua a parlare tra sè e il quadro “Anche Tu ridevi un sacco, tu te la spassavi sempre.. tanto ero io quello che: Ikki! Segna!”.
“Santo Hexarcus, io facevo i conti, io tenevo i contratti, io gestivo i soldati e tu ridevi, e mangiavi. Dei santissimi quanto mangiavi”.
“Non mi è mai riuscito di capire dove mettessi tutta quella roba fino a che non ti ho visto combattere” Il Colonnello rientra e si sorride con un ghigno verso il quadro di Zaagh.
“Certo che, la prima volta non hai fatto tutta questa figura.. eh?”.
“La prima volta che ti visto sei entrato dalla porta principale urlando a Exodus che volevi comandare, e Lui ti ha fatto tacere.. con un cucchiaino!. Ma tu ti sei è rialzato e hai ripreso ad urlare che eri un guerriero sacro e che volevi essere preso sul serio.. e quello ti urlava dietro canzonandoti: “Taci! Verdastro!” e ti riempiva di botte sempre con quel dannato cucchiaio.. io dico che se mi metto a cercare bene, da qualche parte cel’hai ancora quel cucchiaio, conservato per memoria.”
Ikkagu si siede ora sulla sua sedia al tavolo dell’Alto Comando. “Incredibile ma vero come la crepa sulla mia spada, alla fine cel’hai fatta. Hai sfidato il vecchio e hai preso il posto di Colonnello, e io dietro, a gestire gli strascichi. Bei tempi quelli, sapevamo chi era il nemico e come spianarlo. Era tutta in salita ma era bello, un grado alla volta, un punto in più sul dado alla volta e via, un dado in più e giù altri punti.”
Ora Ikkagu prende a sfogliare il suo quaderno, “Quanti casini che ti lasciavi dietro.. Hah! e nonostante tutto salivi di grado.. e ogni volta mi urlavi imperterrito: “Comanderò IO l’Occhio, vedrai Bacchettone maledetto! Comanderò io! e tu la pianterai di rompermi le palle con quel protocollo. Gureg mi è testimone che te lo farò mangiare quel c*zzo di protocollo!”.
E l’hai fatto. Ti sei seduto sulla scrivania più grossa che siamo riusciti a trovarti e me lo hai fatto mangiare davvero. …..bei tempi.”
Adesso il Colonnello non sorride più, guarda ai tre boccali di legno vicino al fuoco. ”Credo di non aver bevuto una birra per intero fino a quando te ne sei andato. Adesso riesco a bermi interi boccali senza che nessuno mi parli o mi urli di segnare punti a chichessia.”
“Le reclute che tanto ti piacevano sono cresciute.. alcune più di altre, alcune perfino troppo, ed altre sono sparite prima di poter finire il primo dado.
Di quelle che sono rimaste, certi giorni non so che farmene, capiscimi, li guardo e sono felice di averli con me, li stimo e credo molto in loro.. però.”
“Però non riesco a non pensare anche alle altre che abbiamo perso per le macchinazioni di quel maledetto vecchiaccio ubriacone e approfittatore.
Quello che mi faceva correre da una parte all’altra della Caserma solo perchè “ti cercavo, adesso ti ho trovato. Puoi andare”.
Chiude di scatto il quaderno e quasi lo lancia contro un quadro coperto nell’angolo della stanza “Che lo spiani una carovana di riso e per ogni riso sia tre volte cane. Neanche la soddisfazione di insultarlo ho avuto.”
“Mia sorella e lo Zio non sono ancora tornati, so che hanno i loro casini da gestire e che mi racconteranno come è andata ma non riesco a non sentirmi solo, oltretutto odio stare piantato in un ufficio senza nessuno da combattere.. nessuno che non sia sicuro di battere…”
Ikkagu rimette a posto il quaderno, si alza in piedi e fa per tornare al suo ufficio ma esita sulla porta. “Cosa devo fare adesso? dove la porto questa famiglia di disastrati che non cambierei per nulla la mondo? che senso ha comandare se nessuno ti sta vicino e ti frega la birra?”
Il terzo colonnello dell’Occhio e la Spada poggia per un istante la testa sulla pesante porta spalancata, fa un sospiro profondo e infine recupera la sua risolutezza.
“Ci sono Soldati che hanno bisogno di me, che si ispirano a me e a ciò che rappresento.
Nessuno di loro dovrà mai vedermi cedere.“
“L’Occhio e la Spada deve avere un Colonnello.”
“Te la ricordi quella volta, con le reclute del 13-16? Raccontavi di quando combattevamo con Exodus.. si beh, NOI combattevamo, il vecchio si era fatto portare un tavolo direttamente sul fronte dal piccolo Raul e guardava la battaglia dal suo scranno mentre sorseggiava l’acqua di frontiera.”
“Raccontasti perfino di quel tizio della Fauce, sicuramente un imbecille, che si staccò dalla formazione e partì dritto spedito verso il Colonnello. Io e te non eravamo abbastanza vicini da intervenire e quello si è messo a ridere, il vecchio rideva e continuava a versarsi il bicchiere fino all’orlo per finire la bottiglia mentre l’imbecille gli correva incontro agitando.. cos’èra? un’ascia? si beh, non che gli sia servito a molto. Un attimo prima che il tizio gli si schiantasse contro, il vecchio vuota la bottiglia, la spacca sul tavolo e la conficca interamente nel cuore dell’imbecille. Non ha versato una goccia, il Colonnello. Poi si è seduto, ha ordinato un’altra bottiglia e si è fatto un’altra delle sue risate sguaiate”.
Ikkagu si siede sul cornicione della finestra e mentre guarda le truppe e le saluta con un cenno della mano continua a parlare tra sè e il quadro “Anche Tu ridevi un sacco, tu te la spassavi sempre.. tanto ero io quello che: Ikki! Segna!”.
“Santo Hexarcus, io facevo i conti, io tenevo i contratti, io gestivo i soldati e tu ridevi, e mangiavi. Dei santissimi quanto mangiavi”.
“Non mi è mai riuscito di capire dove mettessi tutta quella roba fino a che non ti ho visto combattere” Il Colonnello rientra e si sorride con un ghigno verso il quadro di Zaagh.
“Certo che, la prima volta non hai fatto tutta questa figura.. eh?”.
“La prima volta che ti visto sei entrato dalla porta principale urlando a Exodus che volevi comandare, e Lui ti ha fatto tacere.. con un cucchiaino!. Ma tu ti sei è rialzato e hai ripreso ad urlare che eri un guerriero sacro e che volevi essere preso sul serio.. e quello ti urlava dietro canzonandoti: “Taci! Verdastro!” e ti riempiva di botte sempre con quel dannato cucchiaio.. io dico che se mi metto a cercare bene, da qualche parte cel’hai ancora quel cucchiaio, conservato per memoria.”
Ikkagu si siede ora sulla sua sedia al tavolo dell’Alto Comando. “Incredibile ma vero come la crepa sulla mia spada, alla fine cel’hai fatta. Hai sfidato il vecchio e hai preso il posto di Colonnello, e io dietro, a gestire gli strascichi. Bei tempi quelli, sapevamo chi era il nemico e come spianarlo. Era tutta in salita ma era bello, un grado alla volta, un punto in più sul dado alla volta e via, un dado in più e giù altri punti.”
Ora Ikkagu prende a sfogliare il suo quaderno, “Quanti casini che ti lasciavi dietro.. Hah! e nonostante tutto salivi di grado.. e ogni volta mi urlavi imperterrito: “Comanderò IO l’Occhio, vedrai Bacchettone maledetto! Comanderò io! e tu la pianterai di rompermi le palle con quel protocollo. Gureg mi è testimone che te lo farò mangiare quel c*zzo di protocollo!”.
E l’hai fatto. Ti sei seduto sulla scrivania più grossa che siamo riusciti a trovarti e me lo hai fatto mangiare davvero. …..bei tempi.”
Adesso il Colonnello non sorride più, guarda ai tre boccali di legno vicino al fuoco. ”Credo di non aver bevuto una birra per intero fino a quando te ne sei andato. Adesso riesco a bermi interi boccali senza che nessuno mi parli o mi urli di segnare punti a chichessia.”
“Le reclute che tanto ti piacevano sono cresciute.. alcune più di altre, alcune perfino troppo, ed altre sono sparite prima di poter finire il primo dado.
Di quelle che sono rimaste, certi giorni non so che farmene, capiscimi, li guardo e sono felice di averli con me, li stimo e credo molto in loro.. però.”
“Però non riesco a non pensare anche alle altre che abbiamo perso per le macchinazioni di quel maledetto vecchiaccio ubriacone e approfittatore.
Quello che mi faceva correre da una parte all’altra della Caserma solo perchè “ti cercavo, adesso ti ho trovato. Puoi andare”.
Chiude di scatto il quaderno e quasi lo lancia contro un quadro coperto nell’angolo della stanza “Che lo spiani una carovana di riso e per ogni riso sia tre volte cane. Neanche la soddisfazione di insultarlo ho avuto.”
“Mia sorella e lo Zio non sono ancora tornati, so che hanno i loro casini da gestire e che mi racconteranno come è andata ma non riesco a non sentirmi solo, oltretutto odio stare piantato in un ufficio senza nessuno da combattere.. nessuno che non sia sicuro di battere…”
Ikkagu rimette a posto il quaderno, si alza in piedi e fa per tornare al suo ufficio ma esita sulla porta. “Cosa devo fare adesso? dove la porto questa famiglia di disastrati che non cambierei per nulla la mondo? che senso ha comandare se nessuno ti sta vicino e ti frega la birra?”
Il terzo colonnello dell’Occhio e la Spada poggia per un istante la testa sulla pesante porta spalancata, fa un sospiro profondo e infine recupera la sua risolutezza.
“Ci sono Soldati che hanno bisogno di me, che si ispirano a me e a ciò che rappresento.
Nessuno di loro dovrà mai vedermi cedere.“
“L’Occhio e la Spada deve avere un Colonnello.”
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