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Caporale con Divoratore a carico! - Arthesya

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Caporale con Divoratore a carico! - Arthesya Empty Caporale con Divoratore a carico! - Arthesya

Messaggio Da Sentrem Gio Nov 09 2017, 23:34

Il matrimonio del Duca era stato un evento lungo e logorante per Artesya, il continuo inchinarsi ad ogni nobile di passaggio non era tra i suoi passatempi preferiti, sopratutto ora che aveva una creatura così tenera ed interessante a cui avrebbe ben più volentieri rivolto le sue attenzioni. Mantenne la pazienza e cercò di controllare il suo nervosismo quando le cose si aggravarono con l'arrivo dello Scommettitore e della sua roulette. Sapere che un elfo potesse essere ridotto a quel modo... le tolse il sonno per giorni. Quando finalmente le acque si furono calmate il gruppo dell'Occhio e  Spada poté congedarsi dal trambusto e dalle altre organizzazioni per meglio prepararsi alla prossima missione e trarre fiato nella sicurezza dei propri campi e caserme.

Una volta tornati in caserma le giornate ripresero a trascorrere lentamente, riempendosi di faccende e impegni. Lo scricchiolare delle mura di legno della caserma non si percepiva sopra il frastuono degli allenamenti: ordini sbraitati per esercitarsi a mettersi in formazione, mazze di legno che scontrandosi riempivano l'aria di schiocchi e di sibili delle frecce nei manichini. Lo scalpiccìo di passi veloci e armi tintinnanti riempiva l'aria di un mormorìo costante. Durante i pasti, quando vi era tempo e si poteva trarre un attimo di respiro, le persone discutevano delle molte questioni lasciate in sospeso, come la morte di Tanguy e il fatto che Fae ora fosse una schiava. Le discussioni si andavano via via placando ora che la normale routine della vita dei soldati prendeva il sopravvento, anche se non cessarono mai del tutto. L'Occhio e Spada continuava a cercare di migliorarsi, ognuno a modo suo. Mirka si teneva accanto la nuova guaritrice, Astrid. Badù faceva rumore e confusione, anche se sembrava si stesse abituando lentamente alla vita da recluta, mentre Faramir scuoteva la testa sconsolato nel doverlo seguire. Hans sceglieva il suo destino da cavaliere e Samuel invocava Lex ad ogni piè sospinto, con la piena approvazione di fratello Ulrico. Come l'acqua corrente a lungo andare riesce a lisciare anche il sasso più ruvido così anche il peso che gravava per le perdite recenti si andò attenuando.

Con il susseguirsi delle settimane Artesya adottò una condotta specifica per via dei suoi nuovi impegni. Ogni mattina si alzava alle 6, quando tutti venivano chiamati per la conta giornaliera e mentre venivano passati in rassegna dai superiori lei si accertava che il piccolo Divoratore stesse bene e avesse dormito. Durante la notte si appollaiava tra suoi i capelli come un uccellino nel nido e al mattino svegliava Artesya con le sue fusa a metà tra il verso di un gatto e di un volatile.

Appena finita la conta Artesya gli forniva un pezzo di legno, prima ancora che il Divoratore glielo chiedesse. Lo nutriva mormorando piano il suo nome in una formula sempre uguale.
- Tu sei Fenrir Divoratuono, ricorda il tuo nome, ricordati di Artesya. -
Lo accarezzava piano sulla testa, lisciando la sottile lanugine che andava man mano inspessendosi sul dorso e pulendo gli artiglietti dai pezzi di lana delle sue stesse vesti. Il Divoratore rosicchiava soddisfatto e in brevissimo anche un grosso ceppo di legno stagionato si riduceva a meno di segatura.

Per farsi la doccia era stata costretta a tagliarsi la manica del vestito all'altezza della spalla visto che il piccolo Divoratore... non poteva levarselo di dosso in nessun momento. In compenso il cucciolo imparò a riconoscerla con e senza trucco di guerra, ed imparò a capire gli stati d'umore della sua protettrice.
Dopo la doccia si recava in refettorio dove salutava i compagni e conversava con loro, informandosi su come stessero ed invitando tutti i soldati (non le reclute) ad accarezzare Fenrir per fargli acquisire familiarità anche con loro. Si tenne lontana tuttavia dal nuovo membro, Sam, per timore che questi potesse influenzare negativamente il piccolo e si limitava a fargli un cenno da lontano.

Dopo la colazione tutti i soldati si allenavano nei campi d'addestramento militare. Quando correva e faceva esercizi fisici il piccolo le si arrampicava veloce sulla schiena, quando invece combatteva Fenrir si legava al braccio destro o in testa, al sicuro e al riparo dentro la gorgiera. Artesya si assicurava che la creatura guardasse quando il gruppo si esercitava nel mettersi in formazione, chiamandolo fuori a sbirciare ogni volta che un ordine veniva impartito. Il Divoratore seguiva attento, se invece era sazio si addormentava profondamente.

A pranzo attendeva che il piccolo richiedesse ancora cibo, senza darglielo lei spontaneamente. A seguito di un ruttino che aveva rotto metà dei piatti del refettorio Artesya smise di nutrirlo all'interno della caserma, o Nonna Pompea, la vecchia e caparbia cuoca, l'avrebbe inseguita per fare spezzatino di Divoratore. L' elfa si accertava di essere seduta sola in un prato e poi continuava ad addestrare il piccolo. All'inizio erano comandi semplici: apri gli occhi, muovi la coda, gira la testa. Poi divennero più complessi: spostati sulla mia testa, fai un verso quando dico "aiuto" e via così. Solo quando il Divoratore eseguiva il comando gli dava il pezzo di cibo promesso. Stava insegnando un comando in particolare al divoratore, ossia eseguire immediatamente gli ordini dati, non importa in quali circostanze ci si trovasse, solo se si pronunciava correttamente la parola d'ordine.

Nel primo pomeriggio Artesya si dedicava agli incarichi burocratici da notaio, scrivendo missive per i contratti svolti, ricevendo i membri del patto che portavano la merce per il sostentamento del divoratore, lavorando pellame per prepararlo all'utilizzo ed istruendo chi ne avesse bisogno nelle arti in cui era abile. Continuò ad esempio ad istruire Mirka, Gherard, Erin ed Alf su come leggere e scrivere e far di conto mentre Fenrir russava soddisfatto acciambellato sulla spalla. In questi momenti si preoccupava anche di chiamare Gherard e di valutare assieme a lui come fare per migliorare la forgia e la zona per lavorare legno e cuoio presenti in caserma. Le mancava Enfrid e la presenza di un nuovo fabbro gliela ricordava ancor più, sperava che un giorno questo giovane umano potesse seguire le orme della sua defunta amica e non solo come fabbro, ma anche come persona.

A pomeriggio inoltrato vi era la seconda sessione di allenamento per Artesya, la quale ci teneva a capire le necessità di ogni altro soldato, specialmente se dipendevano da lei, e cercava di allenarsi in gruppo. Si sentiva impacciata con questo nuova creatura addosso e voleva tornare attiva in combattimento il prima possibile. Fece in modo che il piccolo Divoratore imparasse a non temere l'acqua perchè si recò ogni giorno al fiume, e come parte del proprio allenamento fisico si impegnò a nuotare con lui appresso, avvinghiato alla sua testa o al braccio. Gli insegnò lentamente a fidarsi dell'acqua gelida e a immergere ora la coda, ora il torso. Il Divoratore non si staccò mai da lei e ad ogni minimo segno di disagio Artesya lo tirò fuori prontamente dall'acqua finchè non vi si abituò. Lavava il piccolo quotidianamente, incerta sulla quantità che tale creatura necessitava per abbeverarsi e poi si sedevano assieme davanti ai ceppi ardenti e al fuoco scoppiettante del camino per asciugarsi. Mentre si asciugavano l'elfa lo nutriva ancora con pezzi di metallo e con pietre sbriciolate, mentre ancora una volta ripeteva la formula che aveva scelto:
- Tu sei Fenrir Divoratuono, ricorda il tuo nome, ricordati di Artesya. -

Durante la cena ne approfittava per legare di più con i suoi compagni Occhio e Spada, ridendo alle impetuose decisioni da orco di Karkadon, parlando di Ayame, la terra dei suoi genitori, con Gatzu e apprezzando la vocina divertente di Baltazar, il quale spuntava dietro le porte improvvisamente quando ormai tutti lo davano per disperso chissà dove nella caserma. Con Wyrda scherzava del più e del meno, ma in particolare sul soprannome del divoratore, chiamato affettuosamente da tutti: Frittata.

La carica di caporale aveva investito come un fiume in piena la giovane Artesya, vi erano molte cose da provvedere ogni giorno e tenere traccia di tutto era un compito che non ammetteva pause. Vedere dei risultati tuttavia era più che gratificante e anche quando si coricava a letto distrutta sotto le occhiaie si intravedeva sempre un sorriso.

Sentrem

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