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Messaggio Da Sentrem Sab Giu 23 2018, 12:35

A nulla servirono i suoi tentativi di cercare qualcosa di più sobrio, non questa volta, dopotutto era un matrimonio nobiliare, un matrimonio che avrebbe unito due casate, il matrimonio dell’Indice Bianco di Barge. Avrà sentito la cantilena di queste frasi innumerevoli volte mentre i servi andavano e venivano con tessuti, abiti, decori e accessori. Sua madre non avrebbe permesso che sfigurasse, ne avrebbe concesso troppe intromissioni a suo padre con i suoi gusti esotici.
Azzurro. Azzurro chiaro. O così lo avrebbe definito lui. Con un ricco decoro dorato che ricordava dei raggi di sole. Un mantello impreziosito, gli alti decori clericali, gioielli del casato, il Sanctum al petto, e persino la Spada dell’Alba al fianco; dato che ne era stato investito pubblicamente la Contessa dovette cedere all’insistenza di Lady Filippa.
Inviti a tutta la nobiltà erano stati distribuiti e ghermivano le prime file della Chiesa. Primo tra tutti, con immenso onore per gli sposi, il nobile Duca Lord Faust Nordrake.
Le due madri si erano sbizzarrite tra decori, decidere chi mettere vicino a chi, cosa servire al rinfresco e ai banchetti.
Solo due richieste particolari dagli sposi, e si potevano notare chiaramente nella chiesa.
Un Cavaliere del Bianco Riverbero a guardia di pochi oggetti che occuparono un posto davanti alle prime file della chiesa. Molti riconoscettero un ricordo di suo nonno, Lord Thorsten, ma erroneamente attribuirono a lui anche la spada, il piccolo drappo azzurro e un guanto rosso, così almeno il Cavaliere non dovette allontanare nessuno, se non un mendicante poi nel tragitto all’uscita a fine cerimonia; sembrava puntare il guanto nonostante fosse visibilmente cieco.
In piedi Zaccaria attendeva, cercando invano volti nella folla che sapeva non avrebbe visto, e solo lo sguardo del Pollice Rosso che dolcemente gli sorrideva in attesa di celebrare l’unione lo incoraggiava assieme ai ricordi che nascevano quando guardava quei pochi oggetti posti li vicino.
Ore e ore di sopportazione di preparativi per giungere a quegli attimi che sembravano interminabili. Mesi di lontananza dalla sua amata stavano per terminare. Il cuore gli esplodeva in petto, mai prima era stato così nervoso e felice, impaziente e teso, ansioso di poterla vedere finché finalmente la musica sontuosa diede il segnale. Le enormi porte principali della Cattedrale di Ferro si spalancarono e lì vide ciò che per lui era l’opera massima dei Tre. La bellezza e la maestosità fatte donna.


Erzsebet indossava i colori dei Ghim. L'abito in velluto rosso sangue la copriva sino al collo, dove terminava con un prezioso collo in merletto avorio. La gonna, aperta al centro, lasciava intravvedere la seta nera e il tutto era reso ancor più pregiato dalla passamaneria dorata che ornava l'intero vestito. I capelli raccolti in una crocchia austera, la benda a coprire lo sfregio che ne deturpava il volto.
Era stata Carmilla Ghim a seguire la vestizione della sposa e gli ultimi preparativi, come richiesto da Erzsebet, ed ora la giovane donna si trovava davanti al portale della Cattedrale di Ferro. Accanto a lei Marcus Ghim, severo nella sua postura militare, pronto a consegnare la figlia all'uomo che aveva avuto il coraggio di presentarsi a lui e di chiedere la mano di Erzsebet.
Quando iniziò a percorrere la navata centrale della cattedrale sentì gli sguardi spostarsi su di lei, pronti a seguire quella che sembrava più una marcia militare, scandita dai passi decisi di Marcus Ghim.
L'occhio di Erzsebet era fisso sull'altare, verso la figura di Zaccaria che l'attendeva alla fine di quella lunghissima navata, l'emozione traspariva senza troppa resistenza dall'unica iride verde.
Un sorriso increspò le labbra della sposa nel passare accanto agli invitati speciali di quel matrimonio. I membri della Chiesa consacrati al servizio perpetuo erano lì, come aveva chiesto.
Era pronta a sposarsi.

Sentrem

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