Frammento IV

Mare Medaneo VIII maggio 1272



Avevo dimenticato la spumosa grandezza del mare, la brezza salmastra che impregna le vesti, il rollio e lo scricchiolio del ponte ligneo quando i flutti incidono di traverso le fiancate. Eppure, attorno a me, tutto ostenta sicurezza e potenza. I vigorosi uomini d’arme contribuiscono alla spinta dei remi, cantando in coro in onore di Lex, mentre i marinai Ronuà si arrampicano sugli alberi e spiegano le vele alla prima avvisaglia di vento a favore. Si naviga sempre in vista della costa, ma la struttura di questa nave sembra concepita per sfidare le insidie del mare aperto. Volesse Lex che --

[PASSO ILLEGGIBILE PER SBAVATURA DELL’INCHIOSTRO]

-- giorni fa è stata sfiorata la prima complicazione. Una flotta Salman è stata avvistata ad est, lungo la rotta e a portata di scontro. Grazie ad un’abile manovra di aggiramento effettuata dall’Argentea, che ha sfruttato i venti per distanziare gli avversari, Augusto Ronuà ha condotto entrambe le navi in salvo. Il lord suo figlio non ha mai perso la calma: è evidente che anche in quel ragazzo, benché appena quindicenne, scorre acqua di mare nelle vene anziché sangue.

Da qualche ora, inoltre, la nave è stata posta sottosopra e tutti i passeggeri vengono interrogati e perquisiti, per ora invano. Questo pomeriggio, infatti, un simbolo di Elyar è stato trovato per caso da un marinaio, inciso sul fianco nascosto di un barile. Potrebbe essere un segno di identificazione, un piccolo altare votivo, oppure un segnale di sfida; non è chiaro, ma sapere che la Signora degli Inganni ha gettato l’occhio sulla nostra spedizione non rassicura nessuno. Che Lex abbia pietà di noi e ci protegga.



Per grazia di Lex,

Glauco di Blanchevalle, Sapiente del Sud