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DICERIE - POST Il Diritto del Vincitore
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DICERIE - POST Il Diritto del Vincitore

Il Gruppo d’Intervento, guidato da Fleniter in persona, fece capolino al campo del gruppo guidato invece nella spedizione da Ser Lethas della Catena d’Argento.
L’incontro fu breve e i membri del gruppo ducale li videro scambiarsi velocemente informazioni su ciò che era avvenuto nel mese passato.
“Nulla di fatto, la nostra spedizione è stata un buco nell’acqua” borbottò il tenente a braccia conserte, mentre gli uomini con le orecchie lunghe si tendevano verso i due per carpirne qualche informazione, seppur breve.
Ser Lethas si sistemò la maschera “A noi è andata meglio. Il cerchio negromantico è stato distrutto e abbiamo delle tracce.”
“Ottimo, avverto i membri del Gruppo di togliere le tende e prepararsi alla partenza non appena avremo una destinazione chiara.”
Voltò lo sguardo verso coloro che tentavano di origliare e questi si mossero come se un fulmine li avesse colpiti, andando rapidi alle loro postazioni.

I cavalierati di Manto Protettore, Bianco Riverbero e tutti i fedeli a Lord Stein, avevano cominciato ad ingaggiare le numerose orde che vagavano per i territori tribali.
L’erba secca e bruciata dal sole era di un vivo rosso a causa del sangue che sgorgava copioso dalle ferite dei soldati, sia ducali che Florjark.
Gli assalti erano irregolari e gli orchi vendevano cara la pelle agli uomini protetti dalle loro corazze, ma era evidente che la distruzione dei loro appoggi portuali aveva portato non solo rabbia ai Florjark, ma aveva creato anche un notevole svantaggio alle orde, che senza un appoggio e senza i rinforzi, ora combattevano con ferocia per tentare di mantenere il proprio numero.
Le perdite furono ingenti su entrambi i fronti.
I giorni passavano ma le linee non avanzavano nè indietreggiavano, mentre gli uomini e gli orchi, sempre più stanchi, si sforzavano di eseguire gli ordini dei propri capi.
Una valle di cadaveri separava le due fazioni opposte.

“Ora ne siamo certi, sono andati in questa direzione” Disse Ser Lethas indicando un punto sulla mappa “Chiunque sia il Negromante che sta infettando queste terre, si trova da queste parti. Gli esploratori hanno studiato le tracce e stanno preparando il percorso da seguire.”
I comandanti si guardarono tra loro, alcuni prendendo le proprie armi dal tavolo su cui le avevano appoggiate, annuendo “Bene, direi che il Gruppo d’Intervento farà bene a mettersi in marcia il prima possibile, la minaccia dei non-morti deve essere eliminata senza indugio, non possiamo permetterci di subire perdite anche contro quel fronte e i nostri cavalieri sono tutti impegnati nella guerra con gli invasori.”
La riunione terminò poco dopo, ognuno dei presenti con i propri ordini da impartire. Diversi messaggeri si misero a correre, verso i loro obbiettivi.

Silenziosi, i cavalieri dell’Anello di Quercia scivolarono tra le ombre segnate dai raggi lunari sul terreno scosceso, nascondendosi tra gli alberi fitti.
L’accampamento dei Florjark si estendeva per buona parte della radura.
Spavaldi, non si preoccupavano di non accendere fuochi per segnalare la propria presenza e festeggiavano tra loro le morti inflitte quel giorno, nel nome dei loro capi e degli skald.
I tribali estrassero silenziosamente le armi, chi un arco, chi una spada, chi degli affilati pugnali in osso.
Studiarono le prede a lungo, per capire come meglio muoversi.
Poi, tutti gli sguardi si puntarono sulla figura al centro della formazione tribale.
Volva Warfer alzò il braccio, la spada stretta in pugno “Che Gureg ci assista anche questa notte.” Sussurrò, abbassando la mano per dare il segnale.
Come un sol uomo, l’Anello di Quercia piombò sugli orchi.
Grida si levarono nella notte, mentre le nubi cominciarono a coprire il cielo.

Gli esploratori del Gruppo d’Intervento raggiunsero finalmente i primi non-morti e li studiarono per riportare i loro spostamenti al gruppo che qualche chilometro più indietro si era finalmente mosso alla volta del centro del
problema negromantico.
Vi erano cadaveri ambulanti di ducali, tribali, cavalieri, orchi.
Nessuno era stato risparmiato dal forzato risveglio. Camminavano piano, inesorabilmente, chi armato con ciò che aveva nel momento della propria morte e chi invece con ciò che evidentemente aveva raccattato dopo che i loro occhi si erano riaperti.
Tra i cadaveri ambulanti che avanzavano minacciosi, come richiamati da una voce lontana, saltava all’occhio una figura tribale, femminile, più giovane degli altri, i lunghi capelli biondi, sporchi di sangue nel punto in cui qualcosa aveva impattato contro il suo cranio.
Avanzavano silenziosi, verso la loro meta.
Gli esploratori corsero indietro, rapidi.
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